XXIII

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23 MARZO

Esiste una sensazione particolare

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Esiste una sensazione particolare. Quella che, unita a un brutto presentimento, ti solletica la pelle come quando si passa la mano sulla fiamma di una candela. Rapido e indolore. O non lo senti, o lo senti per poco, pur sapendo che quel rossore al centro del palmo resterà per giorni. È la stessa sensazione delle fitte improvvise allo stomaco e dei mal di testa che ti lasciano disorientato in mezzo alla strada, dei peli rizzati sulla nuca e dell'istinto che ti afferra per la collottola. Puoi non averla mai sperimentata, ma appena ti assale, sembra che tu l'abbia conosciuta per la tua intera vita. Per Jimin, quel giorno, fu così.

Abbandonò la stanza dietro di sé, Minji immobile mentre il ragazzo chiudeva la porta in silenzio, fuggendo dalle sopracciglia dure di Yoongi che si contraevano in disapprovazione a ogni passo suo e di Choi e dalle sue occhiate confuse e scettiche, che più gli stavano addosso, più fomentavano la voce dell'istinto all'interno della sua testa che lo pregava di non seguire il Maestro. Il principe del Fuoco assottigliò le palpebre quando le loro pupille si incontrarono.

Non mi fido, comunicavano al ragazzo, stai attento.
Lo farò, gli rispondevano i suoi.

Aumentò il ritmo, trascinato da una premura che non sapeva spiegarsi. Marmo e tappeti scivolavano sotto di lui ancora prima che le suole facessero in tempo a saggiarli, stucchi elaborati e dipinti incorniciati nell'oro massiccio vorticavano attorno a lui come in un caleidoscopio, forme e colori che variavano in base a giochi di ombre e prospettiva. Scendeva un gradino ed ecco che un volto pieno diveniva scavato, l'altezza di una dama veniva smorzata e i ricami bianchi si sbiadivano in grigiastri. Superava un secondo gradino e si ricordava che stava rincorrendo una meta a lui sconosciuta, che angolo dopo angolo non arrivava mai.

«Qual è il problema, Maestro?» Jimin superò una statua posta in una nicchia alla sua destra, oltre la base di una lunga gradinata. Grato che il Maestro avesse reso la cadenza meno affrettata, ne approfittò per riprendere fiato.

L'uomo svoltò a destra. «Solo alcune questioni che riguardano la vostra educazione»

«Che tipo di questioni?»

«Amministrazione del Regno» Choi spalancò i battenti più imponenti del palazzo, colonne e lampadari rifulgenti sotto i raggi che piovevano dalla vetrata opposta a loro. La sala del trono. Aveva spinto le porte con la sicurezza di chi era certo che qualcosa gli appartenesse, e quella sicurezza accese una scintilla nello stomaco di Jimin, perché era sbagliata. «Adesso capirete»

Jimin si guardò indietro mentre il mantello del Sapiente frusciava a terra. Due guardie a cui non aveva prestato attenzione si appostarono davanti agli stipiti interni della soglia, un passo avanti rispetto a essa. I bagliori delle armi scorsero lungo il metallo lucidato, fino ad accecarlo, poi tacendo in una sinestesia che univa sonoro e visivo. Un'ombra dietro la seconda colonna danzò. Portava con sé il calore di una vita umana e l'esperienza racchiusa dietro una sagoma scura che ricordava dita lunghe e affusolate. Un cordino di cotone ondeggiò nell'aria quando l'ingresso al salone venne chiuso con un tonfo sordo che si portava dietro tutto il peso di quelle lastre decorate. Jimin sussultò.

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now