VII

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21 DICEMBRE

A Dicembre inoltrato, Baia Salmastra aveva cambiato faccia, le temperature calate a picco che la truccavano con una vistosità che la faceva apparire irriconoscibile rispetto alle sobrie vesti che l'Estate le faceva calare addosso

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A Dicembre inoltrato, Baia Salmastra aveva cambiato faccia, le temperature calate a picco che la truccavano con una vistosità che la faceva apparire irriconoscibile rispetto alle sobrie vesti che l'Estate le faceva calare addosso. La brina posata sulla ringhiera del terrazzo affacciato sulla camera di Jimin si presentava alla stregua di una costante, puntualissima certezza ogni mattina tra il nero più intenso della notte e le prime luci dell'alba, con il suo abito di gelo e cristalli, di raggi rifratti e brividi lungo la schiena. La spessa lana dei gilet aveva presto sostituito il leggero cotone delle camicie, e a palazzo si respirava una calda aria di caminetto acceso in tutti i saloni.

Jimin scompigliò i capelli mentre scendeva gli ultimi gradini di pietra sdrucciola. Una nuvoletta di condensa si formò dalla piccola fessura creatasi tra le due labbra. Lì, nei piani dimenticati del palazzo, appena sopra le fondamenta, dove una fredda illuminazione era garantita dalle lunette vicine al soffitto basso, l'unica traccia di fuoco era la torcia a cui Jimin si aggrappava come si farebbe con l'ultima fonte di salvezza. La malta tra un blocco e l'altro talvolta pioveva sul pavimento, fondendosi alla polvere e ai frammenti di tempo perduto. I passi misurati del giovane risuonavano lungo l'androne che sarebbe deserto se non fosse fatta eccezione per il principe e i ragnetti che si annidavano negli angoli e sotto i pesanti teli che facevano da copertura a vecchi mobili, libri, pergamene, specchi, ampolle, gioielli. Allontanò la fiamma dal viso. Senz'ombra di dubbio in mezzo a quell'accozzaglia di oggetti dimenticati dalla memoria e dalla parola, Jimin avrebbe trovato ancora qualche coperta per Malachite e Hitch. Quell'anno l'Inverno sembrava non volersi risparmiare. E il clima rigido, unito alle precoci nevicate, oltre che a ghiacciare il laghetto del Regno, aveva gelato anche il cuore del sovrano. Sarà stata colpa della malattia, della confusione che dominava la corte al cambio di stagione o di un qualsiasi malumore, ma le parole che l'uomo proferiva al figlio giungevano all'orecchio di questi come un artico monito che artigliava petto e vene in un'unica, micidiale stretta.
Yoongi lo visitava ogni giorno, attendendo il frusciare delle scarpe del principe con la schiena appoggiata allo stesso albero, le braccia incrociate allo stesso petto e il mento sollevato alla stessa angolazione. Solo il giorno cambiava. Eppure, nonostante la sua presenza, Jimin si sentiva più solo che mai. Anche Minji si era fatta più silenziosa e taciturna, e anche quello era colpa dell'Inverno, che mieteva vittime innocenti senza riguardo alcuno.

Jimin sollevò una nuvola di polvere insieme a un fagotto di panno bianco. Leggero, l'aveva alzato con più forza di quanta fosse necessaria. Incastrò la punta conica della torcia in uno degli agganci di ferro che seguivano il perimetro del muro. Quando inserì le dita tra le pieghe leggere del panno logoro, un crepitio simile a quello del fuoco in un camino accarezzò le sue orecchie, quasi fosse lontanissimo. In un primo istante, il suo pensiero andò alla torcia, appena dietro di lui. Poi, man mano che l'involucro di stoffa grezza e logora si discostava da ciò a cui si abbarbicava, Jimin comprese che si trattava dello scricchiolio di una pergamena. Estrasse il fragile foglio, sottile, piegato e ripiegato due, quattro volte. Come se si potesse sbriciolare da un momento all'altro, il principe allontanò la pergamena dal fiotto del suo respiro. La grafia ordinata lo accompagnò in un mondo di sole lettere, punti, virgole e ghirigori che non aveva mai imparato a integrare alla sua scrittura. Nere, solo nere erano quelle parole. E una discontinuità a sinistra indicava che qualcuno avesse strappato quel foglio di pergamena a un'opera di più grande complessità. In effetti, il numero in alto a destra - 11.6 - riconduceva a un ordine numerico di cui Jimin non sapeva nulla. Le segrete, vi era scritto poco prima di quelle cifre.

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now