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16 OTTOBRE

«Fidati, Jimin» Minji si parò davanti all'armadio, le braccia che ne avvolgevano la struttura e la colonna vertebrale che coincideva con la commessura tra le due ante

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«Fidati, Jimin» Minji si parò davanti all'armadio, le braccia che ne avvolgevano la struttura e la colonna vertebrale che coincideva con la commessura tra le due ante. Ottobre imponeva la sua presenza con il fiato scorbutico e capriccioso. I tendaggi, com'era ovvio che fosse, non potevano fare altro se non assecondare il suo mutevole volere. «Non ne vale la pena»

«Il mantello, Minji» il principe si avvicinò di un passo, a malapena un metro, ma Minji non demorse.

«Devi toglierti questo brutto vizio» sibilò, quasi senza muovere le labbra. «Non puoi fuggire ogni volta che le cose non vanno come vorresti»

«Questa volta è... è diverso» sussurrò. «Non c'è nulla che non sia andato come volevo»

Minji gli pose le mani sulle spalle, guidandolo verso il materasso, dove il ragazzo prese posto. Lei incurvò la schiena in avanti, e permise al suo sguardo preoccupato di influenzare quello del principe. La donna non proferì parola. Mentre Jimin raccoglieva le mani tra le cosce e abbassava il mento verso il petto, Minji piegò la testa di lato e gli lasciò andare le spalle. «Devi incontrarti con quel ragazzo?»

La mano di Jimin spiegò le impercettibili grinze sul copriletto. Un anello, all'indice, appesantiva il suo gesto. Fece come per alzarsi e chiudere la portafinestra, ma Minji fu più agile di lui e lo precedette. A Jimin non restò altro che annuire.

«Gliel'hai promesso?»

Il tono di Minji si modulò in un mormorio, quel tono di voce che sapevi non avrebbe mai raggiunto una piega minacciosa perché troppo premuroso per accogliere come propria quella sfumatura che ti obbligava a indietreggiare.

«Sono stato io a proporglielo»

«Ieri?»

Jimin rimase immobile, silenzioso, ma quell'immobilità e quel silenzio valsero più di mille confessioni per Minji: se non il giorno precedente, quando? Il nero dei capelli di Jimin assunse il colore biancastro del riflesso lucente proveniente dalle finestre. Qualche filo, in mezzo alle aree bianche, restava pece, ossidiana. Lottava per distinguersi. Eppure, al primo mutamento d'intensità della luce, anche quelli svanivano, si assimilavano al bianco, divenivano di un'illusoria e precaria tonalità come il resto di quella massa ordinata. Avorio.

«Sei sicuro che quel ragazzo non sia il principe di Città del Fuoco?» domandò ancora Minji. «Dimentica quanto ti ho detto ieri sera, era minaccioso. Mi spiace se anche a te abbia dato la stessa impressione. Non avvertirò nessuno, se me lo confiderai. Rimarrà un segreto tra me e te, come tutti gli altri»

Jimin sollevò un piede per riposarlo sull'appoggio del materasso. Adattò il suo corpo in una curva che inglobasse il ginocchio, che arrivava all'altezza del petto, e vi appoggiò il mento, le dita che tracciavano linee invisibili sulle cuciture laterali dei pantaloni. Le labbra di Yoongi che gli confidavano il suo nome e il suo segreto nel fitto del bosco. Le fronde che volevano proteggerli da orecchie indiscrete. Un'insistenza in troppo e delle nocche sanguinanti. «Giuralo, Minji»

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now