XI

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13 GENNAIO

Rimproverò la debolezza delle sue dita

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Rimproverò la debolezza delle sue dita. Quel tremore che rendeva incerti i suoi movimenti aveva iniziato a farsi di giorno in giorno più insistente. Ogni colpo di tosse corrispondeva a uno scossone della cassa toracica.

«Mio figlio...?» un grumo di catarro ostruiva la gola del re. Per quanto deglutisse, la sensazione di un cubetto di ghiaccio che non ne voleva sapere di sciogliersi persisteva nella gola di lui.

«Sta dormendo, non preoccupatevi» rispose Minji. Le mani giunte sul grembiule si ancorarono ancora di più alla stoffa. «Il Sapiente mi ha detto che ha solo bisogno di tanto riposo». Ma qualcosa nel modo in cui Jimin avesse strascicato le parole mentre parlava non convinceva Minji. Certo, sentirsi deboli dopo uno svenimento era normale. Eppure, il lume fioco negli occhi del ragazzo aveva trasmesso qualcosa di inusuale alla donna. Freddezza. Assenza di pace. Assenza di luce. Due iridi come due buchi neri che, appena incontravano qualcosa, se ne aggrappavano senza più speranza per essa di ritrovare la libertà. Ma per quanto prendessero, non erano mai sazi. A Minji facevano paura. Sperava che il Jimin che conosceva non si fosse perso vicino alle cascate, che la scoperta di un nuovo vigore nei suoi poteri non avesse disperso la sua vera essenza. «Voi, invece, come state?»

Il sovrano sospirò. I gravami dell'età e della malattia maceravano le ultime forze dell'anziano uomo, finché di loro non restava una sottile polvere, spazzata via dal gelo invernale. Sfiorò l'anulare. Un tempo, lì, la pelle era sempre nascosta dagli anelli, delicato simbolo del potere regio, meno evidenti rispetto alla sfarzosa corona d'oro. Ora giacevano precariamente tutti e sei sul bordo del comodino. «Il medicinale sembra non fare effetto» fiacco, il paesaggio al di fuori della vetrata gli pareva ancora più desolato, a tratti anche sinistro. Raccolse le mani dietro la schiena, accogliendo il polso che guidava verso una nel palmo dell'altra. Perfino lui si stupì di quanto ruvido fosse il suo tocco. «Sapevo che la mia giovinezza era finita da un pezzo. Ma non pensavo nemmeno di dover lasciare il mondo in questo modo, divorato dai dolori e dalla stanchezza di una malattia incurabile, lontano dal popolo perché la debolezza e il freddo sono troppo per me da sopportare»

Il fruscio di una fronda rispose ben prima di Minji. «Il dottore dovrebbe venire a visitarvi presto. Lui saprà cosa prescrivervi»

«A questo punto, Minji, non credo ci sia molto da fare e lo accetto. Nulla è eterno, tantomeno la vita e ancora meno il potere» scrutando l'orizzonte nascosto dal mistero della foschia, sostenne il suo peso spostando un piede all'indietro. «Se potessimo godere all'infinito di ciò che abbiamo, allora cosa renderebbe speciale la nostra esistenza?»

«Siete troppo saggio per me, sire» rise Minji, per un verso scherzando e per l'altro no. Ricordava l'immagine giovane del re, energico e vigoroso, i cui lineamenti non erano ancora distorti dalle rughe e dall'età. Ricordava l'ottimismo e il sorriso incorniciato da due fossette che il figlio non aveva ereditato. Ricordava Jimin in fasce, e il dolore per aver perso la moglie, la volontà di voler proteggere l'unico erede e gli affari di Stato che lo facevano invecchiare di giorno in giorno. Eppure, tutti i giorni vi si dedicava con ardore. Cancellava l'afflizione nelle trattative estere, nelle assemblee con i Rappresentanti del Popolo, i resoconti con i funzionari e le chiacchiere con il consigliere. Re Park amava Baia Salmastra e Baia Salmastra amava Re Park.

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now