IV

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15 OTTOBRE

La carrozza si muoveva a scossoni

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La carrozza si muoveva a scossoni. Jimin stava mettendo tutto se stesso pur di non incurvare la schiena e appoggiare il mento sul palmo della mano. Accanto a sé, fuori dalla vettura, un cavallo che procedeva a passo d'uomo la scortava con attenzione; simmetricamente un secondo cavaliere affiancava il lato destro, la schiena ritta come un fuso, esattamente come quella di Jimin avrebbe dovuto essere. Ma più strada le grandi ruote circolari inghiottivano, più le scapole del principe lottavano per assecondare la forza di gravità. Le dita di Jimin s'intrecciarono, giocarono tra di loro, un'abitudine che si portava dietro dalla prima infanzia, quando concentrarsi su qualcosa che poteva controllare scaricava il peso delle aspettative altrui. Minji aveva tentato di correggerlo, e dopo Minji, si era aggiunto anche suo padre. Lo sguardo glaciale dell'uomo si posò sulle nocche del figlio.

«Smettila, Jimin» le sue, di mani, facevano da guscio alla stoffa bianca che avvolgeva le ginocchia. Una fascia rossa, colma di stemmi con titoli e meriti, attraversava il petto fiero e forzato all'infuori. Tossì. «Non è convenevole»

Alla sinistra del re, il maestro Choi si limitò a scrutare il sovrano, uno sguardo che non sapeva né di devozione, né di fiducia, e un sorriso che invitava alla diffidenza. Gli occhi del Sapiente tornarono a fissare la finestrella oltre cui le mura bianche del palazzo diventavano un lontano miraggio.

Il volto pallido di Yoongi oltrepassò le barriere difensive della mente del principe, un ricordo che gli infondeva un temporaneo ardore, tanto forte da spingerlo a ribellarsi al suo stesso padre. Quando l'aveva incontrato - lui seduto con la schiena contro un albero e Jimin con le redini di Malachite strette tra le mani - aveva notato l'espressione offuscata dalla stanchezza e le occhiaie, i vestiti sgualciti e il dolore che pungeva quei piedi. Eppure lo sguardo fiero, illuminato o meno dallo stemma dei Min sul mantello, aveva scaturito in lui una scintilla che dalle viscere era salita fino alla gola. Una scintilla che lo esortava a raccogliere quelle parvenze di forza di volontà che animavano le sue vene e a usarle fino al loro ultimo bagliore, ad alzarsi e a salutare tutto con un unico addio che sarebbe dovuto bastare per tutti, perché non ci sarebbe stato un ritorno. Ma poi le pupille glaciali del padre, seppur nere come le sue, ammonivano in silenzio il figlio, e una secchiata d'acqua le estingueva.  Forse ho esagerato, pensava ogni volta. Forse sono andato troppo oltre, forse sono portato all'obbedienza e forse questo è davvero il mio destino.

Ma Yoongi... Yoongi ce l'aveva fatta. Yoongi era libero. Yoongi era libero e a Baia Salmastra aveva trovato la sua nuova, precaria casa.

Oltre la foresta, i pascoli che gli armenti quel giorno non brucavano distendevano il loro manto smeraldino in attesa che le folate più audaci li carezzassero.

Le foglie che raggiungevano le finestrelle della carrozza ricordavano a Jimin aguzze lingue di fuoco. Quelle smeraldine restavano ancorate ai loro rami, troppo timide per permettersi di cadere. Forti della protezione di quelle salde piante, le foglie verdi non osavano scendere perché sapevano quello che le avrebbe aspettate in seguito, tra i flutti vorticosi di un vento per loro impetuoso quanto un fiume in piena, ma innocuo per qualsiasi umano: difficoltà. Loro erano le più sagge e le rosse le più immature, quelle che volevano cercare avventura e pericolo a ogni costo, rincorrendo un gioco che le avrebbe portate sotto le ruote di una carrozza. Ma in fondo, si trattava solo di foglie.

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now