prologue

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13/14 OTTOBRE

I passi serrati come colpi di una mitragliatrice lo inseguivano

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I passi serrati come colpi di una mitragliatrice lo inseguivano. Non importava che il loro ritmo si confondesse con il fruscio dell'erba, non a Min Yoongi, l'erede del Regno, che con qualche passo di vantaggio emulava la cadenza militaresca delle guardie di palazzo. La fascia che gli stringeva il torso all'altezza dello stomaco gli mozzava il respiro. Lo sentiva di nuovo, quel formicolio. Dalla punta delle dita, al palmo, per propagarsi nel resto del corpo: inarrestabile come le fiammelle che scaturirono dalle sue dita. Tra poco avrebbero liberato i cavalli, bianchi e maestosi destrieri quanto le bandiere che svettavano sulle merlature del castello, e allora per lui non sarebbe rimasta alcuna speranza. L'avrebbero trovato, e la sua fuga si sarebbe vanificata.

I palmi liberarono una scarica di fuoco. La fiamma viva ardeva il terreno, lo consumava, lo inaridiva, fino a rendere tutto ciò con cui entrava in contatto cenere. Grigio. E di grigio nel suo Regno non c'era nulla. O almeno così aveva creduto fino ai suoi diciotto anni. Città del Fuoco, in realtà, pullulava di grigio. Grigie erano le lastricature delle strade, grigie le lapidi del cimitero oltre le mura in rovina, grigi gli stracci dei mendicanti per la strada. Si ricordava di essere sceso dalla carrozza a testa alta, il petto ostentato in fuori, lo stomaco risucchiato fino a rendere le viscere insensibili. Lo avevano accolto con ossequi e inchini esagerati. Suo padre l'aveva impedito. Lui aveva capito il perché solo quando il coraggio di abbassare la testa lo aveva pervaso. L'oro dei gioielli, il vermiglio degli stendardi, il porpora delle tovaglie: una realtà a cui il suo Regno non apparteneva. Aveva chiesto alla sua spilla di rubini di scintillare con meno spavalderia, ai cocchieri di incurvare le spalle. La città sotto i suoi occhi distendeva i profili degli edifici grigia come polvere, ma dalle balconate di marmo bianco a Yoongi era sempre apparsa del colore di Venere in cielo. Brillante.

A oltre due anni di distanza, a tingersi di grigio erano le mura immacolate del palazzo in cui lo avevano cresciuto. Del palazzo del buon gusto e dello sfarzo, dei banchetti e dei balli, dei rimproveri e delle costrizioni. Il muro dell'Elemento incandescente arrestò la corsa delle guardie, ma non quella di Yoongi. Dalle tende delle umili abitazioni facevano capolino le teste dei sudditi più coraggiosi. La loro visuale si accendeva di rosso e carminio, una luce che nel mezzo della notte si sostituiva al Sole. Il nero della china tingeva il cielo. Anche le stelle si nascondevano per paura del fuoco, di un Fuoco che l'uomo non poteva domare, di un Fuoco che proveniva dalle viscere di un diciannovenne che aveva paura di affrontare le conseguenze della sua emotività. Anche loro si spaventavano per l'incontrollabile potenza del principe fuggitivo, del principe che volgeva le spalle ai suoi problemi, perché forse scappare li avrebbe risolti. La bisaccia legata alla vita lo trascinava verso la Terra, la madre di tutto. La madre che nessuno avrebbe rifiutato.

Gli avevano sempre detto che possedeva il potenziale per diventare il sovrano più potente che Città del Fuoco avesse mai conosciuto, ma ora che svoltava a sinistra, verso il bosco, gli sembrava di essere un bambino capriccioso e nulla più. Le nocche pallide scostarono le fronde di un albero. Insieme alle vivande, tintinnavano delle monete. Poteva decidere. In quel momento poteva decidere il suo destino e prendere in mano il suo futuro. Avrebbe potuto indietreggiare, rinnegare quell'assurda follia anziché il suo Regno. Oppure avrebbe potuto proseguire, mettere un piede davanti all'altro e aspettare che quell'incertezza lo conducesse da qualche parte.

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Where stories live. Discover now