XXIV

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23 MARZO

Jimin aprì gli occhi che la sera era già calata su Baia Salmastra

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Jimin aprì gli occhi che la sera era già calata su Baia Salmastra. Tre cuscini dividevano lo schienale del letto e le sue spalle, che non volevano saperne di stare dritte. Cadevano incurvate come se non osassero ostentare orgoglio. Sfregò la fronte. Un tramonto arancione impregnava il suo colore vivo sul copriletto adagiato sopra le sue gambe, fino al principio dello stomaco. Si era svegliato con un mal di testa lancinante e più luce definiva i contorni dei mobili nella sua camera, più il pulsare continuo contro la sua fronte aumentava. Portò una mano al collo. Scorse i polpastrelli sensibili sulla sensazione ruvida e dispari quanto la terra che riconosceva appartenere a una fascia. In assenza di uno specchio, tastò meglio.

La bendatura lo avvolgeva da appena sopra le clavicole fin sotto il mento, circondando nuca e pomo d'Adamo. Quando provò a deglutire, ci riuscì a fatica. I ricordi di quanto accaduto si ammassavano ovunque nella sua memoria, in mucchi sconnessi e caotici che si sfumavano tra di loro, perdevano i confini, troncavano la loro conclusione e confondevano l'ordine cronologico scambiando il prima e il dopo in successioni che perdevano ogni parvenza di senso.

Aguzzò lo sguardo. In un angolo della stanza attendeva una figura in penombra, coperta da capo a piedi, un fagotto alla sua destra. Lo stomaco di Jimin si contorse. Choi...

Ma quando l'individuo camminò dove il Sole predominava, il principe poté tirare un respiro di sollievo. Il dottore pulì le lenti degli occhiali sul lungo camice latteo. Aveva trascinato il borsone dietro di sé, senza sollevarlo da terra, forse perché esso troppo pesante o egli troppo stanco. Un sorriso bonario che velava tutta la preoccupazione nascosta sollevò le guance ispide di barba grigia. «Vostra Altezza,» estrasse lo stetoscopio da una tasca. «come vi sentite?»

«Mph» mugolò Jimin, con indice e medio pressati sulla glabella. «Ho male ovunque»

«È normale, Altezza» gli fece cenno di voltarsi e togliere la camicia. Posò lo strumento di legno sull'area precordiale del torace, l'orecchio sull'altra estremità, mentre Jimin guardava in direzione dell'armadio. Il ragazzo trasalì: l'uomo aveva appoggiato il legno sul segno violaceo che Yoongi gli aveva impresso quella notte. «È normale. Per favore, guardate dritto verso di me e prendete un bel respiro»

Jimin obbedì, ma l'aria si bloccò a metà del suo tragitto. «Non- non riesco»

Il medico allontanò lo stetoscopio e Jimin portò il palmo aperto a massaggiare il busto in corrispondenza del cuore.

«Cosa vi è successo qui, al centro del petto?»

Jimin abbassò la testa, il mento quasi contro l'infossatura tra una clavicola e l'altra. «Non ne ho idea»

«Un po' di crema d'arnica e passerà anche questa. Guarirete, di questo non dovete preoccuparvi» ritirò lo strumento quando il principe ritornò con parte del corpo sotto le coperte, al caldo. «Lo shock, l'ansia e il dolore per la perdita di vostro padre, uniti alla ferita, hanno danneggiato i muscoli. Tornerò domani e nei prossimi giorni con regolarità. Per ora posso solo prescrivervi un decotto di malva, passiflora e valeriana. Riposate»

Water and Fire - Yoonmin #WATTYs2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora