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Si narra che molti anni fa, ai tempi degli Dei e della magia, vivesse in un piccolo regno una principessa dalle fattezze magnifiche e dall'animo gentile.

Il Dio dei Cieli, da sempre curioso dei mortali e delle loro usanze, si innamorò di lei non appena la vide e ben presto si dichiarò per chiedere la sua mano.

Dalla loro unione e dal loro amore così vero nacque un bambino bellissimo dai profondi occhi verdi e dalla pelle rosea come il dorso di una pesca matura.

Lo chiamarono Atlas, portatore dei cieli, e con lui arrivarono prosperità e gioia nel regno.

I primi due anni di vita del piccolo principe furono colmi di risate; il bambino amava incontrare nuove persone, barcollare tra i viottoli del regno con la madre e fermarsi ad ogni bancarella che trovava.

I sudditi amavano quel bambino così vivace e ancor più amavano la loro regina che mai si era posta con fare altezzoso o aria di superiorità, e così anche gli Dei guardavano affettuosamente dall'alto quel piccolo semidio che razzolava tra i comuni mortali e si rialzava ridendo.

L'unico infelice per tanta bellezza era il Dio del Sole, fratello del Dio dei Cieli, che sentendosi messo in disparte decise di togliere ai sudditi la grazia dell'alba e così il sole smise di sorgere lasciando il regno in una notte perpetua.

In poco tempo in città scoppiò il caos: le persone non avevano più un ritmo di sonno regolare e presero a vagare per le strade negli orari più strani, gli animali dormivano più del solito, i bambini piangevano perché non potevano uscire a giocare al buio ed il freddo iniziò ad essere sempre più insistente.

Vano fu il tentativo del Dio del Cielo di far ragionare il fratello, come vane furono le preghiere della regina affinché l'ira del Dio si placasse.

L'unico a cui dava ascolto era un sacerdote che viveva al limitare della foresta; lo si vedeva poco nel villaggio, era un tipo riservato dalla lunga barba argentata e dagli occhi tanto chiari da sembrare neve sciolta.

Pregava il Dio del Sole in cambio di soldi e non faceva mai niente per niente.

«Ti prego», supplicò la regina alla quarta settimana di buio. «Dicci cosa fare per placare l'ira del Dio del Sole.»

Il sacerdote ci pensò per poco, guardò la regina con quegli occhi slavati prima di posare lo sguardo sulla bambina che gli stava accanto. Stringeva la tunica dell'uomo con le manine e fissava la regina come se le facesse paura.

«E sia, pregherò il Dio del Sole affinché riporti il giorno, ma ad una condizione».

La regina strinse i denti, ma lo invitò a continuare.

«Compiuti i diciotto anni, il principe Atlas dovrà sposare mia nipote».

Indicò la bambina, la regina sgranò gli occhi e spostò subito lo sguardo verso il marito. Entrambi erano decisamente contrari al manipolare in quel modo la vita del loro unico figlio, eppure sembrava non esserci altra scelta.

«Puoi chiedere qualsiasi cosa, Sacerdote», lo incalzò il Dio tentandolo con ricchezza e privilegi. Ma l'uomo scosse la testa.

«Ho già espresso il mio volere.»

E così, con l'angoscia addosso, il Dio e la regina furono costretti ad accettare quella assurda richiesta. Il Sacerdote pregò per un giorno ed una notte intere e alla fine, con enorme sollievo, il cielo si tinse di rosso ed il sole spuntò timidamente oltre le colline più lontane illuminando le punte degli alberi di un caldo bagliore dorato.

Passarono gli anni, il principe cresceva sano e robusto.

Il giorno del suo undicesimo compleanno, i suoi genitori decisero di rivelargli la verità su quello che sarebbe stato il suo futuro.

Written in the starsWhere stories live. Discover now