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109 giorni al 7 luglio

Mentre guidava verso l'indirizzo scribacchiato sul pezzo di carta, Izuku pensò di essere un cretino. Aveva avvertito un senso di panico che non sapeva spiegare, una sorta di tormento che lo portava a credere che Katsuki fosse nei casini e che non poteva giustificare in nessun modo.

Immaginava già l'imbarazzo che avrebbe provato quando, arrivato sul posto, avrebbe trovato il ragazzo magari con i suoi amici a passare una serata qualunque.

Avrebbe fatto la figura dello stalker, ma doveva sapere. Doveva capire.

Giunto nel quartiere giusto si rese conto di non poter proseguire, la strada era sbarrata da una sfilza di macchine e moto ed il verdino alzò un sopracciglio mentre parcheggiava leggermente più indietro.

Scese dalla macchina col cuore in gola, un tizio con un casco integrale lo fermò alzando una mano davanti al suo viso.

«Oi, fermo», sbottò squadrandolo. «Che cazzo fai qui?»

Il respiro di Izuku si fece pesante, alzò un sopracciglio e cercò di guardare oltre la spalla del tizio.

«Cerco Bakugou», disse con la voce più ferma che riuscì a trovare. «Sono un suo amico, mi ha detto di raggiungerlo.»

Il tizio con il casco non sembrava convinto, gli fece alzare le mani e prese a tastarlo da sopra i vestiti. Izuku ebbe la sgradevole sensazione che stesse cercando una pistola e per un secondo gli venne voglia di darsela a gambe. Finita l'ispezione, l'uomo prese il telefono.

«Tob, c'è un ragazzino che cerca Bakugou», disse senza voltare mai la testa. Izuku non vedeva i suoi occhi ma era sicuro che lo stesse fissando con astio. Attesero entrambi una risposta, poi l'uomo attaccò la chiamata e si fece da parte indicandogli dove andare.

Le gambe di Izuku si mossero da sole; si fece largo tra la folla che urlava mentre i rombi delle auto si facevano sempre più forti. Raggiunse il fulcro del caos quando vide quello che sembrava un traguardo, una macchina nera con una grossa X arancione sul cofano aveva appena frenato alla fine del percorso con uno stridio acuto causando il giubilo di tutti i presenti. Dietro di lui arrivò una seconda macchina, il proprietario scese con aria frustrata e buttò a terra quello che sembrava un rotolo di soldi prima di allontanarsi imprecando.

Izuku fissava ancora la macchina nera, la puzza di gomma bruciata era quasi insopportabile. Poi la portiera si aprì ed il suo cuore esplose quando vide una zazzera bionda scendere con aria quasi annoiata.

Guardò il rotolo di soldi a terra ma non lo raccolse, lo lasciò fare ad un altro uomo mentre quello che doveva essere uno speaker annunciava la duecentotredicesima vittoria consecutiva di Bakugou. La gente era estasiata, ad Izuku girava la testa. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e Katsuki probabilmente sentì il suo sguardo penetrargli sotto la pelle perché voltò la testa nella sua direzione come se l'avesse chiamato.

Sul suo viso comparve un'espressione di puro stupore, Izuku era ancora impietrito lì dov'era.

Scostò le ragazze che cercavano di attirare la sua attenzione, il rosso delle sue iridi era fuso nel verde di quelle di Izuku.

Si fermò ad un passo da lui, il petto si alzava e si abbassava come se avesse corso.

«Che ci fai qui?», chiese di getto.

Izuku non disse niente, il panico che lo aveva pervaso sembrava essergli esploso dentro. Sollevò le braccia e lo spinse malamente mettendogli le mani sul petto, Katsuki barcollò preso alla sprovvista.

Written in the starsWhere stories live. Discover now