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35 giorni al 7 luglio

Da quando Izuku era entrato a far parte della sua vita, Katsuki aveva l'impressione che il mondo avesse cambiato colore.

All'inizio era impercettibile, faticava a notarlo, ma era diventato tutto estremamente chiaro quando Izuku aveva preso l'abitudine di baciarlo ogni volta in cui gli chiedeva di passargli un cacciavite.

Lo vedeva corrugare la fronte mentre fissava gli attrezzi e li soppesava mentalmente per non sbagliare, poi alzava la mano, l'indice scorreva lungo i manici e quando alla fine ne sceglieva uno si voltava sempre con quel mix di eccitazione ed indecisione sul viso.

Katsuki si perdeva in quelle fossette cariche di attesa, poi annuiva ed Izuku saltellava sul posto prima di rubargli piccoli baci che spesso e volentieri finivano con il biondo che abbandonava il lavoro per concentrarsi sul suo ragazzo.

Le loro giornate erano incredibilmente spensierate, smettere di reprimere i loro sentimenti aveva portato una luce tutta nuova alle ore che passavano insieme.

Izuku non aveva smesso di disegnarlo, anzi; riempiva interi blocchi di disegno con una cura talmente grande che Katsuki era quasi certo del fatto che mettendo in sequenza ogni foglio avrebbe ottenuto un cortometraggio.

«Hai intenzione di scrivere il mio nome sul tuo diario segreto, nerd?» chiese un giorno il biondo mentre se ne stavano accoccolati sul letto di Izuku. Il verdino amava rannicchiarsi tra le gambe del ragazzo e poggiare la testa contro il suo petto, si sentiva al sicuro tra quelle braccia gonfie di muscoli e responsabilità ed il battito del suo cuore era come un promemoria del fatto che il biondo non fosse solo l'ennesima proiezione della sua testa.

Ridacchiò alle sue parole mentre Katsuki sfogliava i suoi disegni, poi si strinse nelle spalle prima di alzare la testa con uno sguardo innocente.

«L'ho già fatto, con tanti cuoricini e cacciaviti».

Il biondo scoppiò a ridere, ad Izuku scoppiò il cuore; non era abituato alla sua risata, non voleva abituarsi mai. Una delle sue cose preferite era catturare quei momenti in cui era totalmente sereno, non pensava a niente, lasciava fuori il pessimo rapporto con la madre ed i mille pensieri che generalmente lo affliggevano per essere semplicemente sé stesso.

C'era un unico aspetto che increspava quella leggerezza in cui si erano rifugiati.

Era come un cono d'ombra; come un cassetto, tra di loro, che nessuno voleva aprire: per Izuku era la consapevolezza che probabilmente prima o poi avrebbe capito che Katsuki non era il grande amore a cui era destinato; per Katsuki era il terrore di capire che Izuku non sarebbe riuscito a riempire il vuoto che si portava dietro da una vita intera.

Decisero di ignorarlo entrambi, in quel momento non aveva senso dare importanza a sensazioni che tutti e due riuscivano ad arginare con una facilità incredibile quando erano insieme.

Perché in quei momenti, quando la lava negli occhi di Katsuki incendiava la foresta in quelli di Izuku, non c'era niente al mondo che importasse più delle loro mani intrecciate.

Il telefono del biondo squillò, Izuku si irrigidì all'istante quando si rese conto che erano le undici e mezza e che probabilmente né Eijiro né Denki lo cercavano a quell'ora.

«Tob?»

Il verdino distolse lo sguardo, Katsuki si rese conto del suo cambio d'umore e prese ad accarezzargli il braccio con la punta delle dita.

«Arrivo, mezz'ora e sono lì.»

Chiuse la chiamata, Izuku non disse niente; si limitò a tenere il broncio evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo.

Written in the starsWhere stories live. Discover now