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3 anni dopo il 7 luglio

Il destino non esiste, di questo Katsuki era sempre stato sicuro. Era qualcosa a cui le persone si aggrappano per spiegare le emozioni a cui non sanno dare un senso.

Se qualcosa non va come doveva andare, è colpa del destino.

Se si ha un colpo di fortuna, è grazie al destino.

Se si trova la persona che si ama, è il destino.

È troppo strano e troppo facile giustificare ogni avvenimento con una parola che poi, a pensarci, non ha nemmeno un vero e proprio significato.

Stronzate, l'ha sempre pensato.

Eppure, in quel momento, mentre guardava Izuku ballare come un matto con i suoi amici, non riusciva a non pensare che il destino c'entrasse qualcosa.

Perché era troppo difficile trovare una spiegazione razionale al modo in cui si sentiva quando realizzava che quell'angelo del paradiso aveva scelto lui per duemila anni.

«Bakugou!»

Eijiro richiamò la sua attenzione, lui scosse leggermente la testa e si voltò a guardare l'amico che gli andava incontro con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.

Era raggiante, lo erano tutti in fondo.

Shoto era accanto a lui, teneva tra le braccia un bambino dai capelli arancioni e l'aria assonnata. Il piccolo poggiava la testa sulla sua spalla con un braccino abbandonato pigramente lungo i fianchi e la mano che stringeva con forza un bastoncino di cioccolato.

Quando sei mesi prima gli avevano detto che Eijiro avrebbe adottato uno dei bambini ricoverati in ospedale, la prima cosa che aveva pensato era stata che quel piccolo avrebbe avuto il padre migliore del mondo.

E così era stato. Shoyo aveva ricevuto tutto l'amore del mondo dal suo migliore amico.

Eijiro aveva cercato un appartamento baciato dal sole, aveva ridipinto le pareti di colori allegri e l'aveva riempita di giocattoli e libri da leggere insieme.

Aveva tutto, ma non aveva davvero pensato alla reazione di Shoto.

Il bicolore non era convinto, all'inizio, di riuscire a gestire qualcosa come un bambino così presto. Aveva paura che fosse troppo, si era sentito inadeguato. Eijiro aveva cercato di farlo ragionare, di fargli capire che non doveva essere una sua responsabilità se non se la sentiva.

Ma lui non era riuscito a reggere la pressione; l'idea che il suo ragazzo fosse così felice per qualcosa di cui lui era semplicemente terrorizzato lo logorava dentro.

Per un momento che aveva fatto rabbrividire tutti aveva pensato che scappare da Eijiro fosse la cosa più sensata.

Katsuki ricordava perfettamente il giorno in cui aveva trovato il rosso fuori dalla porta di casa sua con i capelli zuppi di pioggia e le parole incapaci di uscire.

«Se ne è andato...» era l'unica cosa che era riuscito a sussurrare per venti minuti mentre Izuku lo stringeva in una coperta e Katsuki cercava di chiamare Shoto.

Era sparito, volatilizzato.
Dopo una settimana, Touya era riuscito a contattarlo e a capire che era scappato in Francia.

«Sho, che cazzo stai facendo?»

«Non ce la faccio.»

«Che vuol dire che non ce la fai? Sei scappato come un ragazzino di sedici anni davanti ad un test di gravidanza positivo.»

«Tou, io non... Non posso prendermi cura di lui.»

«Non ti ha mai chiesto di farlo. Eijiro ti ama più della sua stessa vita.»

Written in the starsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora