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365 giorni al 7 luglio

Quella sera, tornando a casa, Izuku si sentiva stremato.
Aveva disegnato per ore, Denki era stato una fonte di ispirazione magnifica ed estenuante allo stesso tempo.

Per concludere la giornata in bellezza, si era addormentato sulla metro ed era sceso alla fermata successiva alla sua. Non aveva nessuna voglia di aspettare il treno per tornare indietro, così decise di fare quel pezzo in più a piedi prendendo una strada che solitamente non faceva.

Camminava in silenzio, con le mani in tasca e lo sguardo perso su punti imprecisi di ciò che lo circondava. La strada era tranquilla, c'erano poche persone e tutto sembrava immobile. Provava uno strano senso di pace, ma durò poco.

Qualcuno vicino a lui imprecò squarciando l'aria ed Izuku saltò sul posto come un gatto, rabbrividendo lungo tutta la spina dorsale.

Si voltò verso la fonte del rumore aspettandosi un'aggressione, o qualcosa del genere, invece gli venne da ridere: dentro un garage dalla serranda alzata, un ragazzo dai capelli biondi spettinatissimi fissava un pezzo di metallo su un tavolo da lavoro. Teneva un martello dall'aria pesante in una mano, l'altra tamburellava nervosamente sul bordo di legno dell'asse su cui poggiava l'oggetto della sua attenzione.

Doveva essere frustrato per qualcosa, Izuku era curioso di sapere cosa.

Prima che potesse prendere qualsiasi decisione, il ragazzo alzò gli occhi: due penetranti iridi scarlatte lo fissavano con aria diffidente e sulla sua guancia c'era una lunga strisciata di grasso nero che probabilmente si era inconsapevolmente fatto mentre cercava di spostare i capelli leggermente sudati dal viso. Qualcosa attraversò il corpo di Izuku rapidamente, sembrava una scossa. Il suo cuore prese a battere velocemente ma durò un attimo.

«Che hai da guardare?»

La voce del ragazzo gli giunse forte e chiara dall'altra parte della strada, Izuku deglutì cercando di ritrovare un respiro regolare prima di rispondere.

«Scusa, mi hai spaventato», disse sentendosi un idiota subito dopo. «Che stai facendo?»

«Uh, cerco di riparare la fiancata della moto del mio migliore amico prima che si accorga che l'ho graffiata.»

Izuku rise appena. «Sei un meccanico, almeno?», chiese inclinando la testa di lato.

«Certo che sono un meccanico. E sono pure bravo», rispose il biondo tornando a fissare il pezzo di metallo.

«Posso guardare?»

«Eh?! No, mica posso far vedere i miei segreti a chiunque.»

Si fermarono entrambi.

Non sapevano dire esattamente cosa fosse successo, ma era come se un fulmine fosse caduto tra di loro annullando ogni rumore al di fuori della bolla in cui si trovarono.

Il biondo alzò lo sguardo di scatto, Izuku non riusciva a parlare.

«Non sono un meccanico io», mormorò il verdino cercando di smorzare quell'aria surreale.

L'altro scosse appena la testa, grugnì qualcosa in risposta e tornò a lavorare. «Nemmeno ti conosco, che ne so se non vuoi diventare un meccanico.»

«Che, con queste manine da fata?», Izuku alzò le braccia sbuffando. Anche l'altro sbuffò, ma sembrava più una risata.

«Non mi fido comunque.»

«D'accordo», Izuku si arrese stringendosi nelle spalle. «Allora piacere di conoscerti, sono Midoriya Izuku».

Written in the starsWhere stories live. Discover now