22 - Mille sorrisi

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Spesso ti ho disprezzata, derisa... non riuscivo ad accettare che tu facessi parte del mio mondo... un mondo emozionale che io non saprò mai apprezzare. Ho provato vergogna quando ho sussurrato a me stesso che tu facessi parte di me... Non ho mai accettato il fatto che tu potessi mettere al tappeto qualche briciola di resilenza, che pur non volendo, la mia stessa essenza sì è preoccupata di incarnare fra le radici dei miei pensieri. Sapessi quante volte ho fatto a botte con i miei stessi principi, venivo deriso dal mio coraggio, ma forse, in esso, sì nascondeva solo la mia ipotetica ipocrisia, la stessa, che spesso sí intorcigliava fra le mie debolezze. Ho sempre cercato di dimostrare a me stesso quanto inutile fosse la tua presenza nei miei pensieri... ho provato rancore quando ho capito che tu eri perfino disposta a sotterrare le mie emozioni. Non riuscivo a capire quanto fosse grande la tua distruttiva volontà... provavo perfino a specchiarmi, volevo cercare di comunicare con te attraverso lo stesso luccichio che vive nei miei occhi. Ma tu, non ti sei mai fatta vedere, hai sempre preferito stravolgere la mia essenza prendendoti gioco di ogni mio sorriso.

Pensai che forse eri ancora tu a prendermi in giro, portandoti via anche il mio sorriso!
Non ho mai apprezzato la nostra incomprensibile conoscenza, ti sei sempre presentata senza mai dare un peso specifico a quello che sí è rivelato essere l'unico modo per apprezzare la tua incompatibilità con me stesso.
Non ho mai capito cosa tu rappresentassi per gli altri. Il tuo stesso costrutto veniva spesso paragonato allo stesso costrutto di un qualcosa fatto di vetro. Tutti ridevano di te, umiliando una parte della loro umanità, ed io sono stato il primo ad umiliare me stesso, mentre tentavo coi pugni stretti di scacciati via dal mio stesso percorso di vita.
Io ero fra loro... ridevo di te e alla fine ho preso in giro anche una parte di me! Non avevo il coraggio di dimostrare a me stesso che tu eri una parte delle mie emozioni. Non apprezzai niente di te, ancor tutt'oggi non riesco a capire da dove nascono quei mille sorrisi, che pur di sofferenza sono arrivati sul mio volto grazie a te. Ho difficoltà a chiamarti per nome, sò che sarà difficile farlo perché avvolte ci sí vergogna delle proprie fragilità.
Lo detto!
Ancor tutt'oggi non ti apprezzo, ma ho iniziato a comprendere il tuo valore attraverso qualche pizzico di sensibilismo... non mi stancherò mai di incontrare me stesso tra il bianco e nero delle parole... una conoscenza che è avvenuta attraverso le mie continue cadute, le stesse che mi hanno fatto conoscere il miglio modo per conoscere me e la mia essenza.
Non dovrei dirtelo perché forse non sarei abbastanza sincero, ma è merito del tuo fragile costrutto che io ho potuto abbracciare un me stesso che spesso ritrovavo fra il vuoto di qualche panchina.
Sei di vetro!
L'ho sentito in me stesso ogni talvolta che i miei limiti sí avvicinavano per farti sentire la loro pressione... Non comprendevo che quei stessi pezzi di vetro volevano solo procurarmi dolore, per poi poterle trasformare in piccole ferite di perseveranza. Ho preso coscienza che fai parte di me, ma prima ancora di conoscerti amavo sottolineare la tua ipocrisia. Ho dovuto scontrarmi col mio dolore per sprigionare quei mille sorrisi che non sono stati altro che, frutto della tua debolezza, ma allo stesso modo anche della tua resilienza. Mi sono sempre scontrato con te, non capivo quale fossero le tue intenzioni e tutt'oggi non le conosco ancora... ma so che tu sei presente in ogni essere umano e forse dovrei imparare a capire che per quanto fragile tu possa rendere la mia stessa umanità, allo stesso modo la rendi più responsabile.
Grazie alle tue incomprensibili batoste sto provando a fasciare con coraggio qualche piccola ferita di perseveranza, le stesse, che sí rispecchiano nel vetro del tuo costrutto.
Dovrò iniziare ad apprezzare che soprattutto un qualcosa fatto di vetro può darmi la possibilità di apprezzare il mio riflesso, lo stesso che spesso viene messo a dura prova da quel costrutto che vive in ogni essere umano. Non amo dire che tu fai parte di me, non l'ho mai fatto e non ho mai parlato a me stesso di te, sarai un'emozione come tante che meriterebbe l'accurata attenzione proprio come tutte le altre, ma dovrai comprendermi visto che spesso ho avuto sempre timore di quei pezzi di vetro che vivono in me, ma anche nella mia essenza.
Mille sorrisi sí sono stampati sul mio volto e senza un senso compiuto hanno risvegliato quel pizzico di armonia, non gli ho apprezzati, mentre i miei stessi occhi cercavano di dare un senso alle tue briciole di perseveranza, perché era in loro che io ho visto la mia fragilità ma anche la stessa armonia che accarezzava non più il mio, ma il nostro sorriso.
Non sí parla mai delle proprie fragilità, ma forse non serve nascondere ciò che è stampato negli occhi di un'umanità intera.

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La profonda sensibilità {in revisione} Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt