𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 5

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Era quasi giugno, in queste settimane avevo avuto qualche partita, ma non riuscivo più a segnare.
Con i ragazzi avevo legato molto, ma c'era lui, c'era Paulo. Eravamo in una situazione complicata. Neanche noi sapevamo cosa fossimo.
Avevo un casino in testa, non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma non ci feci molto caso, cercai di nasconderlo a tutti.

Quella stessa sera avrei avuto la finale di Coppa Italia. Il mister mi aveva convocata, anche se aveva visto che avevo la testa su un altro pianeta. So che credeva in me, e io cercai di dare il massimo.
"Alli" mi disse leo mentre camminavamo per il centro
"Mh" risposi con lo sguardo basso.
"Che ti sta succedendo in questi giorni?"
riflettei prima di rispondere e dissi:
"Non sono fiera di me stessa.."
Leo mi guardò sbalordito:
"Non sei fiera di te stessa?- prese una piccola pausa-ti sei trasferita a Londra a soli 19 anni da sola, ti sei laureata, sei entrata nel chelsea, ti sei rialzata dopo un infortunio pesante, ora stai nella Juventus. Ti convocano ogni partita, e tu? tu non sei fiera di te stessa?" disse ormai sulla strada di casa.
"Il problema sorge quando vivi nella fase di mezzo. Non stai bene, ma non stai neanche male e vivere in questo limbo è davvero devastante perché non riesci a dare sfogo al dolore perché non hai un vero e proprio dolore, ma non riesci nemmeno a vivere serenamente. Vivi in una costante sensazione di insoddisfazione, di grigiore che ti trattiene, immobilizzato, non permettendoti di fare né un passo indietro e né uno in avanti". Dissi continuando a camminare.
Silenzio. Leo si fermò, lo guardai e lui mi abbracciò stringendomi forte a sé.
"Ti voglio bene leo"
"Qualunque cosa, dimmela ok?"
Sorrisi.
Tornammo a casa che ormai erano le 19, avevamo mangiato qualcosa così in giro.
Leo aveva capito che non doveva oltrepassare la mia "privacy".
Appena salii le scale mi preparai velocemente e scesi subito. Mi sedetti sul divano con leo e aspettammo le 19:45 per uscire di casa.
"Sta sera dai il massimo di te, ok? Fallo per me, fallo per Paulo"
Lo guardai.
"P-Paulo? che centra lui?"
"So che provi qualcosa per lui, te lo si legge negli occhi"
"Facciamo così, se faccio gol, il primo lo dedico a te, e se dovessi fare pure il secondo, a Paulo"
"Così ti voglio. saremo tutti lì in tribuna per te, solo per te".

Erano le 21:10, la partita Juve-Napoli stava per iniziare, e io non avevo la più pallida idea di cosa dovevo fare. Stavo andando in panico.
Fortunatamente Leo non era ancora andato in tribuna, era rimasto con me fino a quando non entrai in campo.
Vide che stavo andando in panico, mi prese per le spalle mi girò verso di lui e mi disse:"Andrà tutto bene" solita frase, ma che in quel momento servì come l'aria.

𝐏𝐎𝐕 𝐋𝐄𝐎
Andai in tribuna da tutti gli altri.
"È pronta?" chiese locatelli.
"Stava andando in ansia, in questi giorni l'ho vista un pò giù di morale" riposi.
"She's strange" disse mckennie
"L'ho notato anche io" dissi prima che entrassero in campo.

𝐏𝐎𝐕 𝐀𝐋𝐋𝐈𝐒𝐎𝐍
Stavo entrando in campo e nel mentre che ci fù l'inno, cercai Leo con lo sguardo.
Lo trovai in tribuna, seduto difianco a tutti gli altri. Lo vidi mimare con la bocca un "ce la farai" e sorrisi, proprio nel momento in cui l'inno finì.

Mi misi al mio posto, sulla fascia sinistra.

21.15 calcio d'inizio
La palla spettava al Napoli.
Dopo solo 10 minuti, Sofia Colombo, centrocampista del Napoli, fece gol per un errore della nostra difesa.
Io corsi subito al mio posto, mettendo le mani sui fianchi e guardando in tribuna.
Trovai solo lo sguardo di Paulo, che al momento poteva essere solo d'incoraggiamento.
Ricominciò la partita. Feci il più possibile, e il risultato arrivò. Una giocatrice del Napoli provocò un calcio di rigore a nostro favore. Cristiana, decise di farlo tirare a me, si fidava di me. Ma io non mi fidavo di me stessa.
Misi la palla sul dischetto, feci dei passi indietro, un respiro profondo guardando la palla.
L'arbitro fischiò, tirai. Spiazzai il portiere. Corsi con tutte le miei forze verso la tribuna e indicai mio fratello, che spontaneamente mi sorrise applaudendo ed esultando, come tutti gli altri ragazzi.
Venni abbracciata da tutte le ragazze e sentii una frase che mi diede carica:
"So che è un periodo no per te, ma io mi fido e credo in te" disse Cristiana.
La guardai nel mentre che camminavo verso il mio posto, e la ringraziai sorridendo.

Una storia complicata|| Paulo DybalaWhere stories live. Discover now