𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 11

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Era passato un mese, io avevo iniziato la riabilitazione. l'ospedale aveva contattato il Jmedical per spiegare tutte le cose che dovevo fare per quando sarei uscita, cioè oggi.
Ormai era ottobre, era appena iniziato l'autunno, l'aria fresca arieggiava tra i miei lunghi capelli sciolti che ricadevano sulle spalle.
Ero sulla terrazza, stavo aspettando che paulo che mi venisse a prendere.
mi aveva esplicitamente detto:"Oggi stai da me, non torni a casa. ma prima ti porto da una parte"

Stavo guardando il paesaggio fin quando sentii due braccia stringermi la vita.
Avrei riconosciuto il suo profumo lontano un miglio di distanza.
Mi girai verso di lui mettendo le braccia dietro il suo collo.
"Buongiorno pequeña"
Sorrisi, era tanto che non mi chiamava così.
Guardai i suoi occhi luccicare alla luce del sole, erano semplicemente stupendi.
"Pronta?" disse risvegliandomi dai suoi occhi.
"Dove dobbiamo andare?" chiesi
"Curiosona"

Stavamo salendo in macchina, mi aveva messo una benda sugli occhi.
Dopo una quindicina di minuti si fermò e mi aiutò a scendere.
"Fammi sbattere da qualche parte e giuro ti uccido" dissi.
Come non detto, mi fece sbattere contro un palo.
"Porca puttana paulo!" esclamai
Si mise a ridere.
"Cazzo ridi, mi sono fatta male" dissi massaggiandomi la fronte.
"Scusami scusami, siamo arrivati, puoi toglierti la benda"
Mi tolsi la benda e la prima cosa che vidi fu questa:

"Scusami scusami, siamo arrivati, puoi toglierti la benda"Mi tolsi la benda e la prima cosa che vidi fu questa:

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Rimasi con un sorriso stampato in faccia.
Poi mi girai di scatto e abbracciai paulo.
"Grazie, davvero, non dovevi stressarti così"
"Amore non è niente, stai tranquilla"

Iniziammo a mangiare visto che si era fatta ora di pranzo.
Ridevamo e scherzavamo, sarei voluta restare lì a vita.
Ci fecimo anche una foto per poi metterla nelle storie di instagram:

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"Ti amo" sussurrò.

Erano le 21, stavamo tornando a casa, di paulo, non mia.
Avevo mandato un messaggio a leo, dicendo che non sarei tornata a casa, e lui mi aveva risposto:
"Non fatemi diventare zio"
Sempre il solito.

Eravamo nel vialetto di casa, stavamo entrando.
"Che facciamo?" dissi apppendendo la giacca.
"Questo"
Si avvicinò a me e iniziò a baciarmi mettendomi le mani sul fondoschiena.
Continuando a baciarci, ci spostammo in camera.
Mi spinse sul letto e si tolse la maglia in men che non si dica.
"Voglio farti gridare il mio nome piccola, Tante volte. Lo vuoi anche tu?"
La sua voce è carica di tensione.
So che non riuscirò a dirgli di no.
"Dillo, Alli" Prese il mio lobo tra i denti. Annuii di nuovo, con più decisione.
"Devi dirmelo, piccola, e a voce alta, così saprò che lo vuoi davvero."
Fece scivolare la mano sotto la maglietta.
"Lo voglio.." risposi in un soffio.
Protestai quando lo sentii staccarsi da me, e senza dubbio così facendo gonfiai il suo ego ancora di più, ma non mi importa. Sapevo solo che lo volevo, che avevo bisogno di lui. Si chinò a guardarmi negli occhi. Mi afferrò l'orlo della maglietta e me la sfilò. Il modo in cui mi guardavami faceva impazzire: ho gli ormoni totalmente fuori controllo. Sentivo battere più forte il cuore mentre lui mi squadrò da capo a piedi un'ultima volta per poi prendermi per mano. Stese la maglietta sul letto come se fosse una coperta. Mi aiutò a distendermi per bene e si sdraiò su un fianco accanto a me appoggiandosi su un gomito. Tentai di coprirmi con le mani, perché nessuno mi aveva mai vista così nuda, e lui aveva visto talmente tante ragazze, ragazze molto più belle di me. Ma lui mi prense per i polsi e mi fece distendere le braccia lungo i fianchi.
"Non coprirti mai, quando sei con me" disse con i suoi occhi nei miei.
"È solo che..."
"Non devi coprirti, amore, perché non hai niente di cui vergognarti."
Lo pensa davvero?
"Dico davvero, guardati" aggiunse, Sembra che mi legga nel pensiero.
"Sei stato con ragazze molto più belle di me"
"Nessuna è stata come te"
Sorrisi. Cazzo che bello era vederlo da così vicino.
Paulo si avvicinò a me, appena le nostre labbra si toccarono, il mio corpo prese fuoco.
Le mie dita affondano nei suoi capelli e li afferrai con più forza.
Appena smettiamo di baciarci lui si tirò indietro.
"Allison"
"Paulo" dico accarezzando il suo tatuaggio sul braccio.
Lo zittisco tornando a baciarlo,faccio scivolare una mano sopra i suoi jeans, so che non può resistermi.
Mi salì sopra, mi abbassò lentamente l'intimo e infilò un dito, lo mosse avanti e indietro.
"Ancora Paulo, ancora ti prego" mugolai. Mi accontentò infilando anche il secondo dito,tolse le dita e si abbassò con la lingua di fuori, pose la lingua ed io venni.
Gridai il suo nome.

Una storia complicata|| Paulo DybalaWhere stories live. Discover now