Capitolo ventisei

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Daytime

«Me lo dici chi l'ha scritto quel cavolo di bigliettino si o no?» chiese per la millesima volta Mattia da quando era finita la registrazione. Era esasperato ma allo stesso tempo leggermente divertito. In camera con lui c'erano Christian, Chiara e Dario. Solo loro tre sapevano di questa "attrazione" che aveva per Giulia Stabile, che poi non si poteva definire neanche così. Mattia sapeva di provare solo interesse professionale per la ballerina. Invece, per qualcun'altro non provava interesse professionale, ma sentimentale. Come aveva ribadito a Christian mentre tornavano dagli studios, gli piaceva soltanto una persona, che non era Giulia. Era Chiara, e anche il moro lo sapeva fin troppo bene. «Fra ma era per scherzare, lo sai» gli aveva detto.

Ed era ciò che gli stava ridicendo anche in quel momento, nella camera verde. «Frate, ma come te lo devo dire che lo so che non ti piace Giulia ma-» Mattia gli mise una mano sulla bocca, impedendogli di dire il suo nome. «Ma sei scemo, lo vedi che è qui davanti?» gli disse piano all'orecchio, prima di tirargli una cinquina sulla nuca. Chiara rise non capendo, e venne seguita da Dario. «Matti senti, ne parliamo dopo» disse Christian, dato che era il suo turno per pulire. «Vengo con te». Dario lo seguì e insieme uscirono.

Mattia si sedette sul letto. «Sei arrabbiato?» gli chiese Chiara. Lui scosse la testa. «No, è solo che mi sono fatto una figura di merda davanti a mezza Italia, capito?». Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli tutti. «Ma no Matti, è stato per ridere, mica Chri voleva farti fare la figura di merda» ridacchiò lei. «Secondo me sì» mormorò lui appoggiando la testa sullo schienale del letto. «Ti sbagli» disse Chiara. Vide un cappello di Christian, quindi lo prese. Lo mise in testa a Mattia, dicendogli: «È il suo preferito, prenditelo per fargli un dispetto così siete pari». Gli spuntò un sorrisino sulla faccia. «Come mi sta?» chiese. «Benissimo direi». Chiara lo pensava davvero. Dal cappello fuoriuscivano alcune ciocche bionde che rendevano il viso del ragazzo ancora più bello. «Aspetta, lo metto a te». Mattia se lo tolse e lo mise in testa a Chiara. Si guardò allo specchio e poi se lo girò. «Così è meglio, ho un look più "street". Sembro il capo di una gang» disse lei cominciando a imitare vocioni maschili. «Fidati, sembri tutto tranne quello» rise Mattia. «Allora lo tolgo, così non sembro più cattiva». Chiara rimise il cappello al ragazzo. Gli disse che stava meglio a lui. Con una mano Mattia cominciò a sistemare alcuni capelli a Chiara che erano rimasti elettrizzati. Quando finì le accarezzò il viso. Lei gli sorrise dolcemente. Continuò a farlo perché capì che era un gesto che la rilassava.

«Mi dici chi ha scritto quel biglietto quindi?» chiese ad un certo punto. «Non lo saprai mai, è un segreto» rispose divertita lei. «Ok, allora sono arrabbiato e non ti parlo più» lui fece il finto broncio. «Anzi, se vuoi che continuiamo a parlarci mi devi abbracciare». Chiara non perse tempo e si fondò nelle sue braccia, mettendo la testa nell'incavo del collo. Inspirò il suo profumo, che la faceva sentire sempre a casa. Lui era la sua casa, il suo posto sicuro. «Chi è stato?» chiese di nuovo. «Non te lo dico» scandì parola per parola lei. «Non mi dai altra scelta allora». Mattia cominciò a farle il solletico. «No ti prego, il solletico no». Chiara provò a spostarsi ma le braccia del ragazzo la tenevano strettamente appiccicata al suo corpo. Lei alzò leggermente lo sguardo, incontrando quello di Mattia. «Ti prego smettila» gli disse ridendo. Si soffermò sui suoi occhi azzurri come il mare. Li avrebbe potuti guardare per sempre. «Va bene, va bene». Alzò le mani in segno di resa, lasciandola andare. Si stavano ancora guardando negli occhi, nessuno dei due avrebbe voluto interrompere quel contatto visivo. Mattia scese con lo sguardo alle labbra di Chiara. Era così vicino al suo viso che se si fosse sporto anche solo di un centimetro...

Fecero scontrare i loro nasi, sentendo i loro respiri che si mischiavano. Lei socchiuse gli occhi, aspettando quel momento che attendeva da tanto tempo. Mattia sorrise piano, sapendo quello che stava per fare. Le mise una mano sulla guancia, per avvicinarla ancora di più a lui.

Sentirono alcuni passi che si avvicinavano, ma non ci fecero molto caso. Sentivano soltanto i battiti dei loro cuori.

Qualcuno bussò alla porta, che, per fortuna era stata chiusa. Chiara si sedette spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, che era all'estremità rosso come il suo viso d'altronde. Mattia sbuffò rumorosamente, poi disse: «Avanti». Entrò Guido. «Dovete venire in palestra con me» disse. I due ragazzi annuirono, quindi Guido uscì. «Allora io... ti aspetto di là» disse Chiara nell'imbarazzo più totale. «Sì» Mattia annuì piano. Quando lei uscì lui si passò una mano sul volto. Sorrise pensando a ciò che sarebbe successo. Il desiderio di poter anche solo sfiorare le labbra di Chiara per un secondo con le sue gli passò per la testa. Avrebbe voluto andare di là, prenderle il viso e baciarla. Lo avrebbe fatto davanti a tutti, non gli importava. Non gli importava se Christian o Luca o Luigi glielo avrebbero rinfacciato per il resto della sua vita. Gli importava provare quella sensazione che provava solo con lei. Quello strano formicolio nello stomaco o quel sorriso enorme che ogni volta che erano insieme non riusciva a togliere. Lo avrebbe voluto fare, ma non lo fece. Aveva paura. Paura che lei non provasse ciò che provava lui. Quindi stette fermo, con quel rimorso che lo divorava dentro ogni volta. "Glielo dirò mai?" si chiese.

E se Chiara lo avesse saputo gli avrebbe voluto dire di sì. Se solo avesse saputo ciò che lui provava per lei, avrebbe voluto sentirsi dire quelle parole più di qualsiasi altra cosa al mondo.

*spazio autrice*
Ciao amici, come va?
Vi è piaciuto il capitolo? A me modestamente fa impazzire.
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Grazie grazie grazie❤️

Dal primo momento //Mattia ZenzolaWhere stories live. Discover now