13 - Nei corridoi del Monev

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Kilig - è un sostantivo che proviene dalla cultura filippina. È la sensazione delle farfalle nello stomaco quando succede qualcosa di romantico. Può essere usato come aggettivo per descrivere l'euforia di un'emozionante esperienza romantica.

Immagina di buttartia capofitto nel vuotoe che ci sia iolì sottoa salvarti

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Immagina
di buttarti
a capofitto
nel vuoto
e che ci sia
io
lì sotto
a salvarti.
È questa
la fragile promessa
che vorrei farti.
Di afferrarti
anche quando sarà impossibile.

Non c'è nulla di più familiare dell'avere i piedi sospesi in aria, sentire il vuoto sotto di te e il vento soffiarti in viso a ricordarti che sei vivo. I tenui e sottili raggi solari spirano sulla pelle madida delle tue guance infreddolite, si tuffano e immergono nelle tue iridi che, a causa di tutta quella luce, appaiono cineree e vuote. A circondarti è la natura, i fiocchi di neve che lenti cadono sul suolo, adagiandosi come addormentati dal cullare di una raffica effimera di venti bisbiglianti.

Se ti sporgi di poco, allungando quanto basta la mano alla tua sinistra, potresti sfiorare la punta spigolosa di un pino verde ricoperto di polvere candida, facendone cascare un po' sui capi di persone che, dal basso, guardano con il naso all'insù le suole dei tuoi scarponi.

Ma poi, invece, dal freddo pungente che circonda metà del tuo corpo, vieni catapultata nella bocca di un vulcano in eruzione, fumante e sgorgante di lava e magma fuso che lentamente scendono fino a raggiungerti, bruciandoti corpo e anima.

Quel pomeriggio si erano ritrovati sulla funivia panoramica dell'Heavenly quasi senza rendersene conto, ad ammirare le viste panoramiche sul lago, scendendo lungo sentieri escursionistici di ogni tipo, circondati come al solito dalla comune flora del posto.

E la cosa più strana era che, a proporre di andare lì, fosse stato proprio lui.

Accadde che quella mattina il gruppo si era svegliato particolarmente tardi. La sera prima avevano tardato perché tra alcool e poker si erano diretti a casa abbastanza tardi da impedire di svegliarsi presto il mattino seguente. 

Quel giorno gli unici mattinieri furono Dorothea Adams e Oakley Sullivan. L'aveva trovata sulla veranda, nel retro della casa, stretta nel pigiama caldo e avvolta da una coperta di lana a quadri, con le mani ai lati di una videocamera che teneva in alto, con l'occhiello aderito all'occhio destro e l'altro socchiuso a metà. La mano dominante maneggiava con le dita il bordo dell'obiettivo, l'altra manteneva l'aggeggio in un modo che a lui parve professionale. 

Dorothea lo notò subito, nell'esatto istante in cui mise piede fuori per avvicinarsi e capire cosa stesse facendo. Anche lui si stringeva nei propri indumenti ma, a differenza sua, sopportava il freddo più di quanto avrebbe potuto immaginare.

«Fai silenzio.» Le venne da ordinargli e, chissà per quale ragione o miracolo, le uscì meno arrogante del solito. Per questa ragione lui non se lo fece ripetere due volte, lasciandola rientrare nella stessa concentrazione in cui era immersa secondi prima, seguendo con lo sguardo la direzione in cui puntava con la videocamera. 

Evermore - 𝑆𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝐶𝑖𝑒𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐴𝑙𝑡𝑜𝑛𝑎 𝑉𝑎𝑙𝑙𝑒𝑠Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz