Capitolo 1

426 30 48
                                    

Sento che potrei scoppiare da un momento all'altro. Mio padre e mio fratello continuano a discutere, come tutte le mattine.
E io vorrei solo urlargli di chiudere quelle dannate bocche e fare silenzio.
Ma ahimè non va mai come desidero, anche perché devo alzarmi. Oggi ricomincia scuola.

Dopo un'estate passata a non fare nulla, mi sento male al pensiero di dover ricominciare a studiare.

La mia migliore amica, Eva, dice che sono troppo lunatica e drammatica. Dice sempre che dovrei iscrivermi ad un corso di recitazione perché sono fantastica a fingere.
Io, in quei momenti, vorrei solo prenderla a sberle, sa quanto mi vergogno a stare su un palco di fronte a tantissima gente che punta gli occhi su di me, mi mette a disagio.

Con una voglia pari a zero scosto le coperte dal corpo e mi alzo, infilando i piedi nelle mie fantastiche ciabatte a forma di elefantino.

Quando il Natale scorso le avevo viste da Tiger avevo capito di non poterne fare a meno ed ero corsa in cassa per pagarle. La commessa mi aveva guardata male, probabilmente chiedendosi perché una ragazza sedicenne comprasse delle ciabatte da bambino con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Capivo dal suo sguardo che mi stava giudicando, ma io non avevo fatto altro che sorridere dandole ancora più fastidio, quando avrei solo voluto urlare un "fatti i cazzi tuoi".

Mio padre mi prende sempre in giro dicendo che ho un'irascibilità che farebbe indietreggiare anche un campione di wrestling.

So che lo dice per scherzare, ma qualche volta ci rimango male perché sotto sotto so che è così, non la parte riguardante il wrestling, ma quella sull'irascibilità.

Diciamo che mi scaldo piuttosto facilmente, ma faccio sempre di tutto per evitare di rispondere male al primo che passa.

Non sempre mi riesce.

Per questo ho iniziato a fare Karate da quando avevo sei anni.

Che bei tempi quelli. All'epoca avevo partecipato alla mia prima rissa.

O meglio, l'avevo iniziata proprio io. Ops.

Ma cosa ci potevo fare se un bambino rubava le mie cose? Ero ovviamente costretta a riprendermele da sola.

Perciò avevo tirato un pugno al bambino che continuava a darmi fastidio e mi ero ripresa tutto. La maestra mi aveva sgridata e aveva portato il bambino in infermeria, anche io ero stata condotta lì, perché l'insegnate aveva paura che picchiassi qualcun altro.

Che poi picchiare era un termine esagerato. Avevo semplicemente tirato un pugno.

Fatto sta che poi ero stata mandata in presidenza, dove c'era già mio padre, ed ero stata sospesa per una settimana.

Essendo piccola, non mi ero resa conto della gravità della situazione, perciò in macchina, mentre tornavamo a casa, avevo sorriso tutto il tempo pensando alla settimana di vacanza che mi aspettava.

Mi ricordo che papà non aveva spiccicato una parola da quando eravamo usciti da scuola, questo mi aveva un po' allarmata.

Quella sera stessa avevamo fatto un "discorsetto", e lui mi aveva spiegato che non potevo prendere a pugni la gente solo perché mi dava fastidio. Io lo avevo tranquillizzato dicendogli che non sarebbe più successo, e lui aveva tirato un sospiro di sollievo, ma aveva deciso di iscrivermi ad un corso di Karate la mattina seguente.

Sinceramente ne ero entusiasta, e crescendo mi è stato veramente utile per sfogare tutta la mia rabbia repressa.

Ho iniziato a fare gare di combattimento e le ho vinte sempre tutte. Il mio maestro era molto fiero di me, ma ho dovuto interrompere l'attività sportiva l'anno scorso, perché dovevo sempre studiare e non avevo più tempo per fare altro.

La fiducia è tuttoWhere stories live. Discover now