Capitolo 44

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Continuo ad asciugarmi le mani sudate sui jeans che indosso. L'ansia mi sta mangiando viva.

Perché ho detto di sì? E se non dovessi piacergli? Se mi trovassero antipatica? Forse era meglio aspettare un po' di tempo.

Dopotutto usciamo insieme solo da un mese, e la cosa non è neanche ufficiale. Che cavolo mi passava per la testa quando ho accettato?

«Mel stai tranquilla.» sussurra Rein strizzandomi una coscia. Siamo seduti nella sua macchina da almeno dieci minuti perché non ho avuto il coraggio di scendere.

Sono davvero patetica.

«Come faccio a stare tranquilla! Sono i tuoi genitori! E se non dovessi piacergli? Se mi ritenessero una stronza? E se...» inizio accaldata. Mi sventolo la mano davanti alla faccia per farmi un po' d'aria; fortunatamente ho indossato un maglione bianco, niente di colorato, e soprattuto grigio, altrimenti a quest'ora sarebbero state ben visibili le chiazze di sudore su tutto il mio corpo.

E siamo a Gennaio che diamine!

«Mel devi fare un bel respiro e calmarti. Sono due persone normali, con lavori normali e vite normali. Sono sicuro che ti adoreranno. E se così non dovesse essere che se ne vadano a fanculo, perché l'importante è che tu piaci a me, non a loro.» mormora Rein dandomi un leggero bacio a stampo.

«Okay.» sospiro buttando fuori l'aria. Rein mi lancia un ultimo sorriso di incoraggiamento e poi scende dall'auto, io lo seguo subito dopo.

Mi prende per mano, e improvvisamente mi sento a disagio sapendo quanto siano sudate le mie. Tento di lasciare la sua presa, ma Rein mi scocca un'occhiataccia e per tutta risposta la stringe più forte, trascinandomi dietro di se.

Una volta di fronte alla porta allungo la mano per suonare il campanello, ma Rein le da uno schiaffetto, allontanandola dal suo obiettivo. «Oh ma per favore.» risponde al mio sguardo confuso, e poi senza ulteriori indugi apre la porta con il suo mazzo di chiavi.

La casa dei Cester si trova in una palazzina a due piani. Il loro condominio è davvero incantevole, con tanto di giardino e piscina.

«Ragazzi! Siete arrivati!» esclama una donna piuttosto giovane venendoci incontro. Non potrà avere più di quarantacinque anni, ed è vestita in maniera piuttosto informale. Un paio di jeans scuri le fasciano le gambe, e una felpa con tutti i colori dell'arcobaleno le copre la parte superiore del corpo.

«Sara lei è Melissa. Melissa lei è Sara, mia madre.» ci presenta Rein. Mi fa un po' strano sentirlo chiamare sua madre per nome, ma mi ricordo che in una delle nostre conversazioni precedenti mi aveva accennato al fatto che ancora non si sentiva pronto a chiamarli "mamma" e "papà".

«È un vero piacere conoscerti tesoro, Rein non la smetteva più di parlare di te, dicendo che eri la ragazza più bella che avesse mai visto, e tra parentesi non posso dargli torto, e così ho dovuto dirgli di invitarti a pranzo da noi, e vedere con i miei occhi chi aveva suscitato tanto interesse in lui.» butta fuori tutto d'un fiato. Sorrido davanti a tutta quella parlantina.

Rein si guarda le punte delle scarpe, le guance leggermente arrossate per l'imbarazzo.

In questo momento nella mia pancia un intero sciame di farfalle ha deciso di fare la macarena.

«Il piacere è mio signora Cester.» rispondo cordiale.
«Oh chiamami Sara tesoro.» sorride felice. «Rein perché non vai a vedere dove si è cacciato tuo padre? Controlla che non mi stia mandando a fuoco la cucina per favore.» aggiunge rivolta a suo figlio.

«Agli ordini capo.» risponde Rein facendo il saluto militare. Mi da un bacio a stampo e prima di sparire mi fa un occhiolino. Sono sicura che le mie guance stiano andando a fuoco in questo momento.

La fiducia è tuttoWhere stories live. Discover now