Capitolo 5

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«Perché mi stai seguendo?» domando guardinga senza voltarmi indietro e dirigendomi verso la mia camera.
«Ti do una mano.»
«A fare cosa?»
«Quello che devi fare.» ribatte come se fosse ovvio.

«Ma io non ho chiesto il tuo aiuto.» Perché non se ne va con gli altri? Mettere a posto la camera è qualcosa che voglio fare da sola.

«Ma io te lo do lo stesso.»
«E perché dovresti?»
«Perché mi va.»
«Non te l'ha insegnato nessuno che esiste una cosa chiamata "spazio personale".» Intanto sono arrivata davanti alla porta della mia camera.

«Mi stai dicendo che sto invadendo il tuo spazio personale?» domanda appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta, incrociando le braccia.

Non posso fare a meno di notare i pettorali messi in risalto dalla posizione.
«Complimenti, noto con stupore che anche tu capisci.» So che forse adesso sto facendo un po' la stronza, ma voglio stare da sola, e di solito le persone quando inizio a fare così, lo capiscono al volo e se ne vanno, ma lui non accenna a spostarsi.
«Perché ti da tanto fastidio che qualcuno voglia aiutarti?» domanda sollevando un sopracciglio.

«Mi da fastidio l'aiuto non richiesto.» sbuffo.
«Che cosa hai comprato?» domanda ignorando la mia risposta.

Questo ragazzo non molla, lo ammirerei se fossimo in un'altra situazione, ma adesso mi sta soltanto irritando.

«Cose. Mi sa che ti hanno chiamato di sotto, meglio che vai a controllare.» dico, pronta ad aprire la porta e ad infilarmi dentro.

Mi squadra da capo a piedi in un modo che mi fa sentire davvero caldo, poi, finalmente, se ne va.

Entro in camera chiudendomi la porta alle spalle. Poggio la busta sulla scrivania e mi butto sul letto, sfinita.

È passato solo un giorno di scuola e già non vedo l'ora che finisca.

Sento Sam e i suoi amici urlarsi contro di sotto, e vorrei urlargli anche io, di fare silenzio però.

Gli anni precedenti Sam non era solito portare i suoi amici a casa, infatti non conosco nessuno di loro, li ho solo visti a scuola, di sfuggita.

Non so cosa sia cambiato quest'anno, del perché inviti i suoi amici a casa, ma non mi piace per niente.

Svogliatamente mi alzo dal letto e vado a tirare fuori quello che ho comprato.

Mi guardo intorno, poggio le piantine su due mensole della mia libreria. Mi allontano per vedere il risultato. Non è cambiato molto, però mi piacciono.

Tiro fuori anche la cornice. Devo scegliere la foto.

Apro le ante dell'armadio e prendo la piccola scatola sul fondo. Mi risiedo sul letto, in mano la cornice e la scatola. Sollevo il coperchio, e una marea di ricordi mi investe. Sono tutte foto di almeno sette anni fa, di quando abitavamo ancora in Abruzzo.

Avevamo una bellissima casa tra le montagne, non avevo mai visto un paesaggio più bello di quello su cui posavo i miei occhi ogni giorno.

La quiete, il silenzio di quel posto, era ciò che lo caratterizzava, oltre alla spettacolare vista.

Mi piaceva vivere isolata.

Adesso non è più come prima, qui a Roma è un continuo via vai di gente, orami mi ci sono abituata, ma spesso penso alla nostra vecchia casa, a come sarebbe bello poter tornare a vivere lì.

Poggio tutte le foto sul letto, analizzandole.

Molte ritraggono me e mio fratello mentre ci facciamo i dispetti, io con le gomme da masticare nei capelli che punto uno sguardo assassino su Sam che se ne sta fermo con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, non che li avesse già tutti all'epoca.

Altre ritraggono tutti noi durante i nostri viaggi, una in particolare mi piace molto, ci siamo noi quattro su una scogliera in Irlanda.

Ancora mi ricordo tutte le tappe del nostro viaggio, avevamo girato tutta l'Irlanda del Sud a partire da Dublino.

Osservo le altre foto e una cattura la mia attenzione, facendomi sorridere.

Ritrae me e la mamma in piscina, io avrò avuto a malapena un anno, con una piccola bandana in testa a proteggermi dal sole, che tento in tutti i modi di scostarmi da mamma che invece mi stringe a se.

Chissà perché mi volevo allontanare, se potessi tornare indietro la stringerei per non lasciarla mai andare via.

Decido che questa foto è perfetta da mettere nella cornice, dopo averla sistemata la metto sulla scrivania, in modo da poterla vedere ogni giorno.

Jenny aveva ragione, le cose che ho comprato sono poche, ma per il momento va bene così. Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi.

Qualcuno sta bussando alla porta, lo so, ma non mi va proprio di alzarmi, così mugugno un "che c'è?".
Sam entra in stanza, strano che abbia bussato, di solito non lo fa.

«Abbiamo ordinato la pizza, mangi con noi?». Il mio stomaco risponde per me.
«Lo prendo per un sì.» dice ridendo prima di uscire dalla stanza.

Mi alzo dal letto e mi cambio, mettendo i miei vestiti per casa, che consistono in un leggins e una maxi maglia, poco mi importa di cosa potrebbero pensare i suoi amici, io ci sto comoda.

Scendo le scale e mi paralizzo.
«Fin.» mormoro.

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Ig: Vivereinunlibro1622

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