Capitolo 14

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All'uscita da scuola Eva mi ricorda per la terza volta nella giornata che alle sei devo aver già fatto la doccia, così quando arriverà lei ci occuperemo di trucco e parrucco. Oggi mi tocca prendere l'autobus o andare a piedi, perché mio fratello il venerdì non torna mai a casa, ed Eva va a pranzo con Tom.
Mi hanno invitata ad andare con loro, ma ho gentilmente declinato.
Voglio solo stendermi a letto con un buon libro preparandomi mentalmente alla serata che mi aspetta.

Vedo l'autobus sfrecciarmi davanti e capisco che l'ho appena perso.
Sbuffo, oggi è proprio la giornata sbagliata, e ancora non è finita la mia sfiga, perché davanti a me si ferma una macchina nera e dentro niente di meno che Rein in persona.

Veramente la giornata non potrebbe andare peggio di così!

«Serve un passaggio?» domanda, il timbro deciso e profondo.

Guardo lui e poi tutta la strada che devo fare per tornare a casa, e decido che il mio orgoglio non batte il caldo soffocante che c'è.
Andare a piedi significherebbe sudare e al momento non ne ho alcuna voglia, perciò accetto la sua offerta, con il promemoria mentale di andarmi a iscrivere in palestra al più presto perché sto diventando troppo pigra.

Salgo in macchina e l'odore di Rein mi colpisce i sensi. Non faccio in tempo a mettere la cintura che parte sfrecciando.
«Fammi arrivare tutta intera per favore.» lo supplico mentre fa zig zag tra le macchine.
«Devi arrivare tutta intera per il tuo appuntamento di stasera?» chiede ironico senza staccare gli occhi dalla strada.

«Come fai a saperlo?» domando scioccata. Mio fratello deve aver fatto la spia.
«Penso che grazie alla tua scenata in mensa lo sappiano tutti ora.» ribatte divertito.
«Non ho fatto una scenata.» obietto girandomi verso di lui.

«No, hai solo urlato "non è un appuntamento".» gracchia imitando la mia voce, ma facendola dieci mila volte più stridula di quello che in realtà è. «Non sembri molto felice di dover uscire con lui.» osserva lanciandomi un'occhiata.
«Perché è così.» sospiro sprofondando nel sedile del passeggero.
«Allora perché ci esci?» domanda incuriosito.
Davvero non capisco perché mi stia facendo tutte queste domande, come se gliene fregasse qualcosa a lui.

«E' complicato, ma gli ho promesso di rendergli la serata un inferno.» ribatto soddisfatta.
«Molto maturo.» sbuffa.

«Tu cosa avresti fatto al posto mio se una ragazza ti avesse chiesto di uscire e la ragazza in questione fosse stata quella che più ti aveva fatto soffrire?» domando curiosa di sapere la sua risposta.
«Avrei detto di no.» ribatte semplicemente.
«E se il no avesse voluto dire scalare la facciata di casa tua arrampicandoti sul tubo di scarico per raggiungere la finestra della tua camera?»chiedo ironica.
«Ma che significa?» domanda non capendo, il che è piuttosto comprensibile, neanche io mi capirei.

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora