Capitolo 4

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Sto fissando la mia camera da almeno venti minuti.

Ho deciso di voler cambiare qualcosa, ma non so ancora cosa di preciso.

Fondamentalmente potrei arredarla come mi pare e piace, è abbastanza grande per metterci qualsiasi cosa, anche troppo grande per i miei gusti.

Non l'ho personalizzata veramente, le pareti bianche sono spoglie, sembra più una camera per gli ospiti. L'unica cosa a darle un po' di carattere è la libreria che occupa un'intera parete.

Sin da quando ero bambina amavo leggere, e con il tempo non ho fatto altro che chiedere libri su libri, nient'altro.

Leggere per me è diventato un modo per isolarmi dal mondo, vivere mille vite contemporaneamente, sapendo che quando chiuderò le pagine, la storia ci sarà sempre impressa sopra, e nessuno potrà mai cancellarla, a differenza della vita reale.

Decido di uscire a comprare qualcosa per arredare la camera.

Scendo al piano di sotto, mio fratello non è ancora tornato dopo scuola, così prendo le chiavi, una felpa ed esco.

Osservo la nostra piccola villetta. Da fuori sembra una di quelle case per i ricchi, austera, senza personalità, ma quando entri dentro c'è quel qualcosa che la rende accogliente, con le foto appese al muro, i dipinti di mia madre, i post-it sparsi qua e la.

Supero il cancello che delimita la nostra proprietà e, indossando la felpa, mi avvio per strada.

Non c'è molta gente in giro, è ancora presto, ma io preferisco così.

Amo passeggiare da sola, la compagnia in qualche modo mi distrae, invece questo è un momento che mi prendo solo per me stessa.

Osservo le villette a schiera che fiancheggiano la nostra, nessuna è grande quanto casa mia.

Mi piace questo posto, ci siamo trasferiti qui dopo la morte della mamma, sette anni fa.
E quando abbiamo visto quella casa in vendita, non troppo distante dal centro di Roma, ma in una zona verdeggiante, ce ne siamo innamorati.

Grazie al lavoro di papà possiamo permetterci di vivere in una casa del genere.

È un imprenditore di successo. Spesso ci racconta di quando ha avuto la sua idea geniale.

Era all'ultimo anno di liceo e dopo essere tornato ubriaco da una festa, era andato in bagno per farsi una doccia, e al solo sentire l'acqua sbattere sul pavimento della doccia gli era venuta una forte emicrania, così si era detto: perché non può esistere una doccia silenziosa?

Ecco, così era nata la geniale idea che aveva fruttato molti soldi. "Spesso le idee più stupide sono quelle vincenti" è quello che ci ripete praticamente ogni giorno per spronarci a non abbandonare mai neanche la più stupida delle idee perché ti può svoltare la vita.

Sinceramente non sono una fan di questo ragionamento, se devo aiutare la società in qualche modo preferisco farlo seriamente, invece che costruire un tappetino da doccia che assorbe i rumori.

Ma non tutti siamo della stessa idea, quindi contribuiamo al benessere della società in maniera diversa, come è giusto che sia.                                                                                                                            

Attraverso la strada per entrare in un negozietto che vende letteralmente di tutto.
«Melissa!» esclama Jenny appena mi vede entrare nel suo negozio.
È una donna sulla quarantina, dai capelli biondi e gli occhi azzurri gentili. Ho sempre ammirato la sua bellezza.                                            
«Jenny.» la saluto andandole incontro per poi abbracciarla.

La fiducia è tuttoWhere stories live. Discover now