Capitolo 48

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Il giorno dopo mi ritrovo un'altra volta in palestra, ma più tardi del solito.

Il motivo? Mi sono addormentata, e così ho perso la lezione di boxe con i ragazzi.

Ragion per cui mi trovo su questo tapis roulant a correre come una forsennata. Devo dire che non mi piace molto andare in palestra, specialmente perché la faccio da sola.

È noioso, perciò mi concentro sulle persone intorno a me, immaginando che tipo di vita facciano, provando ad indovinare il loro lavoro, o il motivo per il quale siano in palestra.

Personalmente non ci vado perché mi piaccia (tranne che la boxe con i ragazzi), ma perché so che mi fa bene, specialmente quando si è in fase di crescita.

Preferirei mille volte starmene sdraiata sul letto o sul divano a leggere o a guardare qualche serie tv.

Rallento piano piano l'andatura, finché non mi fermo. Mi passo l'asciugamano, che ho portato con me, sul viso, per asciugare il sudore. Controllo l'orologio, sono le 21, il che vuol dire che ho fatto un'ora di palestra.

Per oggi direi che può bastare.

Mi avvio verso gli spogliatoi per fare una doccia prima di tornare a casa, ma prima che possa raggiungere la porta, una mano mi agguanta il braccio.

Succede tutto molto in fretta, e nel giro di tre secondi mi ritrovo in una stanza al buio.

Con il cuore a mille e l'adrenalina alle stelle, mi giro verso lo sconosciuto, tirandogli un pugno in pancia.

Le luci si accendono improvvisamente, e mi ritrovo davanti Rein piegato in due dal dolore.

«Rein, ma santo cielo! Perché non la smetti di prendermi alle spalle?! Avrei potuto farti male!» esclamo con il cuore in gola. Mi abbasso per controllare che stia bene.

«Me lo domando anche io, ma chissà perché ogni volta penso che mi saluterai con un bacio piuttosto che con un pugno nello stomaco. E per la cronaca mi hai fatto male.» gracchia a corto di fiato.

«Magari se tu mi salutassi come una persona normale piuttosto che trascinarmi in una stanza al buio come uno psicopatico...» ribatto ironica.
«Non dare la colpa a me! Sei tu che sei violenta! Mi hai fatto malissimo.» piagnucola.
«Io sono violenta? Che avresti fatto tu al posto mio scusa? Ti saresti lascito trascinare in qualche angolo al buio?» domando incredula.

«Certo, e poi avrei scoperto che eri tu, e ti avrei salutata con un bel bacio piuttosto che continuare a discutere.»

Alzo gli occhi al cielo, ho davvero un ragazzo stupido.

«È inutile discutere con te.» mormoro.

Rein si alza in piedi, guardandomi con un sorriso da bambino che è appena stato sgridato, ma che sa di averla scampata.

Non so se mi spiego.

«Ora lo posso avere il mio bacio?» chiede poggiando le mani sui miei fianchi.

Mi allungo verso di lui dandogli un bacio a stampo e tirandomi poi subito indietro. Rein si allunga di nuovo verso di me, per approfondire il bacio, ma io mi tiro indietro.

«Devo farmi una doccia, sono sudata e puzzo.» sussurro.

«Non mi importa, dammi un altro bacio.» pretende. Mi lascio scappare un piccolo sorriso, accontentandolo.

«E poi non devi andarti a fare la doccia. Dobbiamo fare una cosa.» mormora una volta che ci siamo staccati. Lo guardo con fare interrogativo, e a quel punto mi rendo conto che siamo in un altro spogliatoio, e dall'odore di cloro che c'è nell'aria, deduco che siamo vicini alla piscina.

La fiducia è tuttoWhere stories live. Discover now