Capitolo 40

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Non ci posso credere. L'ho detto davvero. Ma che cazzo mi passa per la testa!?

Aspetto che Rein mi rida in faccia, ma quando mi decido ad incrociare i suoi occhi è totalmente serio.
«Che cosa intendi?» domanda.

Eh... lo sapessi anche io che cosa intendo.

«Cioè... io... intendo... non lo so, conoscerci meglio....uscire insieme.» trovo il coraggio di dire.

Non mi aspettavo che la serata prendesse questa piega. Contavo di tenergli il muso tutto il tempo, ma quando mi ha portata via da quella piscina l'ho ringraziato mentalmente. E quando ha sentito il bisogno di dirmi che quella scopata non significava niente... non lo so... è scattato qualcosa in me.

«Va bene.» mormora Rein, un piccolo sorriso sulle sue labbra.
«Cosa?» chiedo incredula.
«Anche io voglio conoscerti meglio, Mel. Quindi, va bene, usciamo... e vediamo come va.» risponde.

Dentro di me c'è un'intera banda che sta suonando le trombe. In questo momento mi sento estremamente felice, e faccio fatica a trattenere un sorriso a trentadue denti.

«Davvero?» chiedo nuovamente per essere sicura di non starmi immaginando tutto.
«Davvero.» sorride grattandosi la testa. «Non ti emozionare troppo.» scherza vedendo il mio sorriso. Per tutta risposta gli faccio una linguaccia. Mi allontano da lui, nuotando con il cuore a mille.

«Iniziamo ora.» dice Rein improvvisamente. Lo guardo con fare interrogativo. «Facciamoci qualche domanda.» spiega.
«Okay. Inizia tu.» rispondo, appoggiandomi al bordo della piscina. Rein si appoggia all'altra sponda, di fronte a me.

«Ho visto che in camera tua hai una libreria. Cosa ti piace leggere?» domanda.
«Principalmente fantasy, però mi piace leggere anche romanzi rosa, gialli, libri di narrativa... tutto tranne gli horror.» rispondo. Rein si lascia scappare un sorriso che mostra la sua piccola fossetta sulla guancia destra. Automaticamente sorrido anche io.
«Tu e gli horror proprio due mondi a parte eh?» scherza. Annuisco.

«Okay, tocca a me.» inizio. «Hai fratelli o sorelle?» chiedo.
«Ho un fratello più piccolo. Si chiama Giulio, ha quattro anni ed è una vera peste.»

«Beato te, vorrei averlo io un fratello più piccolo.» commento.

«Tu e Sam non avete un bel rapporto?» chiede curioso.
«No, non molto. Insomma, so che lui per qualsiasi cosa c'è, ma è come se fosse obbligato, non c'è perché gli va di esserci, ma perché deve. Non so se mi sono spiegata.» ridacchio.
«Sì, più o meno.» ride.

«Gusto di gelato preferito?» domando.
«Pistacchio.»

«Sì, in effetti sei molto pistacchioso.» affermo. Rein scoppia a ridere. Ha davvero una bella risata.

«Il tuo?»
«Stracciatella.» rispondo.
«Ti facevo più da vaniglia.» ribatte.
«Buona, ma scontata» dico. «Tocca a me. Cosa ti piace fare nel tempo libero?» chiedo.

«Uscire, fare sport... vedere film con te. risponde. A queste parole il mio cuore salta qualche battito, non mi aspettavo questa risposta. Un sorriso spontaneo mi spunta sulle labbra. I suoi occhi si puntano sulla mia bocca, e vedo il suo pomo d'Adamo fare su e giù lentamente.

«E' il mio turno. Ho notato che sei spesso da sola a casa. I tuoi genitori?» domanda.

Il sorriso sparisce dalle mie labbra. Avrei fatto volentieri a meno di questa domanda, tuttavia mi costringo a rispondere, ma non riesco a guardarlo in faccia.
«Mio padre lavora un sacco, spesso all'estero, quindi passa poco tempo a casa. Mia madre... lei è morta sette anni fa in un incedente stradale. È entrata in coma, e io passavo tutti i giorni a trovarla, sperando che la mia voce potesse svegliarla, finché... finché non è finita.» mormoro sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

Quando risposto gli occhi su Rein lo trovo a pochi centimetri di distanza da me, il viso triste. Senza dire nulla mi attira a se, stringendo le sue braccia attorno alle mie spalle. Mi aggrappo a lui, come se potesse scappare da un momento all'altro. Qualche lacrima scende sul mio viso, ma nascondo la faccia nel suo petto, sperando che non mi veda piangere.

«Mi dispiace, Mel.» sussurra sulla mia testa prima di posarci un bacio. La sua dolcezza non fa altro che far aumentare le mie lacrime, ma tento in tutti i modi di trattenere i singhiozzi.
«Non trattenerti, Mel. Lasciati andare.» mormora muovendo la mano sulla mia schiena in piccoli cerchi, in un gesto di conforto.

E quella volta, per la prima volta nella mia vita, mi lasciai andare ai singhiozzi rumorosi, alle labbra tremanti, alle lacrime calde, davanti a un'altra persona. Davanti a lui. E, in quel momento, niente sembrava più giusto.

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