•9 - Punto e virgola.

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«Non avevi chiuso la porta a chiave» gli dico, riferendomi a stamattina nel suo ufficio.
Noto il suo sorriso compiaciuto, mentre sta bevendo il vino dal calice. «Lo so.»
«Wow, avrebbero potuto scoprirci in qualsiasi momento.»
«Sanno che non possono entrare senza bussare.»

Taglio la carne, scuotendo a testa in modo divertito. «A cosa pensi?» Chiede, appoggiando la sua mano sulla mia.
«Credo che...- sospiro - credo che sia arrivato il momento di farti conoscere mia madre.»
«Tua madre?» Domanda, confuso. «Beh, e anche i miei fratelli. Insomma, noi due stiamo insieme e abbiamo una relazione seria.»
«Ehi, mi va bene conoscere la tua famiglia.»

Si gratta la fronte, appoggiando le posate e stringe le labbra. «Però, credo che tu non potrai conoscere la mia.»
Gli sforzo un sorriso, capendo subito a cosa si sta riferendo. «Almeno non mio padre.»
Annuisco, «conosco già tua sorella...e mi basta così.»

Deglutisco per qualche istante, appena mi torna in mente Seolbi.
«Tae...hai intenzione di chiedere il divorzio?»
Mi guarda subito, portando le braccia al petto.
«Sì, ma finchè lei non è d'accordo e non firma non si può concludere niente.»
Mi mordo l'interno della guancia. So bene che sarebbe uno scandalo se la gente sapesse che sta insieme a un ragazzo, quindi non sto cercando di far in modo che renda pubblica la nostra relazione...ma non voglio nemmeno che  le persone pensino a lui felice in un matrimonio insieme a una donna che in realtà detesta.

«Ehi, bambolino» appoggia una mano sulla mia guancia e mi sorride, «chissene importa di lei, noi due siamo felici.»

Nella mia vita, ho avuto molte insicurezze: riguardo al mio corpo, prima di rendermi conto che non c'era niente che non andasse, riguardo alla mia sessualità, riguardo al mio lavoro...e adesso sono insicuro riguardo alla mia storia con quest'uomo.
Intendo dire, che non voglio che finisca perché non ero così felice da tempo.
Nessuno mi aveva mai trattato, guardato o parlato come fa lui. Mi fa sentire importante anche se non lo sono. Quindi, ho paura di non essere abbastanza...perché non lo sono.

«Posso essere sincero con te, senza che tu mi dica "non è vero"?» Gli chiedo.
Aggrotta le sopracciglia e annuisce.
«Penso di non essere abbastanza per te.»
«Non è vero!»
Spingo la lingua contro la guancia, con sufficienza. «No, su questo te lo dico. Perché non è così. Lascia scegliere a me se tu sei abbastanza o no.»

«Tae, Dio, per un periodo della mia vita mi sono odiato così tanto che non riuscivo nemmeno a guardarmi allo specchio senza provare disgusto. P-perché c'erano delle cose, che mi facevano sentire sbagliato.»
Sospiro, alzandomi. Raggiungo la vetrata e guardo la città di notte, con le braccia a petto.
«Di cosa stai parlando?»
Mi abbraccia da dietro, così guardo i nostri riflessi.

«Quando ho iniziato a lavorare al club...m-mi è successa una cosa» gli dico, a bassa voce.
Appoggio una mano sul vetro e sospiro.

«Mia madre, non sapeva ancora del mio lavoro quindi continuava a disperarsi per non riuscire a pagare tutto. Così, ha iniziato ad uscire con uomo che le dava molto regali...ed era gentile con lei. P-però, lei non sapeva che il motivo per cui era così tanto premuroso ero io.»
Stringo le labbra, sentendo la gola bruciare.
«Lui mi aveva visto al club. Mi ha promesso che non avrebbe detto niente a mia madre, se...io gli avessi dato qualcosa in cambio. Che avrebbe aiutato la mia famiglia...avevo capito subito. Ero vergine, ma non stupido. Ho detto di no, che non mi sarebbe importato e che avrei aiutato la mia famiglia da solo.»

Scuoto la testa, «ma lui l'ha fatto comunque.»

Mi gira subito, per guardarmi negli occhi.
«Kookie» dice, con il respiro pesante e le palpebre sgranate. «Lui mi ha stuprato. Cinque volte...e mi ha pagato tutte le volte.»

«Quindi, sono piuttosto insicuro di essere abbastanza per qualcuno come te.»
Prende il mio viso tra le mani e mi guarda, con i suoi occhi lucidi. «Perché non me l'hai detto prima?»
«Pensavo che sarebbe stato irrilevante. Questo non determina ciò che sono, ma è una parte di me. Ormai non ci penso più.»

Sospira, sedendosi sul divano. Lo raggiungo e sorrido, mettendomi a cavalcioni su di lui.
«Ehi - sussurro, appoggiando le mani sulle sue guance per far incontrare i nostri sguardi - non fare così.»
Mi sposto i capelli da davanti al viso e lo scuoto. «Amore, guardami, sto bene.»

«Amore» dico, sorridendo. «È assurdo...io ti ho pagato la prima volta che abbiamo fatto sesso e tu...cazzo, che stronzo.»
Prendo le sue mani, mettendole sui miei fianchi e torno a toccare le sue guance.
«Quello che mi è successo, non mi definisce. Mi hai visto? Adesso sono molto più forte e nessuno mi farà più del male.»

«Guarda - gli dico, mentre mi alzo la maglietta - qui.»
Prendo la sua mano, facendogli sfiorare il mio tatuaggio. «Lo sai cos'è?»
Tocca il mio fianco e sospira, «un punto e virgola.»
«E sai quando si usa?»
«Per indicare la fine di un concetto.»
Sposta i suoi occhi su di me e così annuisco.
«Quella parte della mia vita, è finita.»

Sfiora di nuovo il tatuaggio, provocandomi piccoli brividi.
«E questo simbolo cosa vuol dire?» Chiede, scendendo vicino al mio bacino.
«È una lettera in greco...sarebbe una T.»
Mi mordo il labbro, «è quello più nuovo, sai? L'ho fatto cinque mesi fa.»

«T...porca puttana.» 
Si mette seduto meglio, tirandomi verso di sé mentre mi guarda. «Davvero ti sei tatuato la mia iniziale? Sei pazzo, bambolino?»
«Sei parte della mia vita e io segno tutto ciò che mi succede sul mio corpo...come se fosse un libro dei ricordi.»
«E se dovessimo iniziare ad odiarci?»
«Primo, non penso che potrebbe mai succedere e secondo...sei tipo l'uomo più importante della mia vita, quindi sei e sarai sul mio corpo.»

Si lecca le labbra, stringendo i miei fianchi.
«Sono l'uomo più importante della tua vita?»
Porto la bocca al suo orecchio, «tu sei l'uomo della mia vita, l'unico.»
Fa unire le nostre labbra, facendo intrecciare le nostre labbra mentre le sue mani scorrono lungo il mio corpo, fino alle mie anche.
Si alza, tenendomi su di sé così mi lascio uscire un urletto, tenendo le gambe alle sue anche.

«Cosa stai facendo?»
«Andiamo a capire quanto sia unico per te.»

[...]

Sorseggio il caffé, mentre lui sta digitando qualcosa sul computer.
Dovrei dire a mia madre che voglio farle conoscere il mio fidanzato.
Non ha mai avuto una buona affinità con lui, soprattutto dopo quello che era successo con Seolbi ma spero che ci vada d'accordo comunque.

Sospiro, mentre mi lego i ciuffi dietro alla testa.
Sarebbe meglio farlo a casa mia, visto che adesso ho una porta che si chiude anche se ancora non ho recuperato tutti i tre milioni che mi sono stati rubati.

«Ti stai annoiando, vero?» Chiede, per poi guardarmi.
Alzo le spalle, «ho molte cose per la testa e devo provare per stasera.»
«Ma forse non sono nel mood giusto per ballare» aggiungo.

«Sei preoccupato per la casa?»
Sospiro, «non posso pagare l'affitto, né le bollette e poi...il padrone di casa è così stronzo. Vuole la somma, tutta e subito.»
«Quanto?»
«Settecento.» mila ovviamente.

Si alza e cammina verso di me. «Li prende gli assegni?»
Aggrotto le sopracciglia, «non lo so.»
Sgrano gli occhi, fermando le sue mani.
«No, Tae...non voglio che tu paghi per me. Sarebbe troppo.»
«Bambolino, ti ricordi chi sono? Settecentomila won, li guadagno in due minuti.»

Strappa l'assegno dopo averlo scritto e me lo mette in mano. «Paga questo mese. Magari per il prossimo avrai tutti i tuoi risparmi di nuovo.»
Sospiro, guardandolo e annuisco. «Okay...grazie.»
Alza il mio mento e sorride, «ehi, va tutto bene okay?»

Salto su di lui e appoggio le mani sulle sue guance, per poi baciarlo.
Stringe le mie gambe e ricambia il bacio.
Appoggio la testa nell'incavo del suo collo, restando attaccato a lui come un koala.

«Hai intezione di staccarti?» Ridacchia.
Scuoto la testa, «no» mormoro.
Tiene le braccia lungo i fianchi e sospira.
«Devo finire di lavorare.»
«Okay.»

STRIP 2 | Deeper-Darker Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora