•28 - L'inizio della fine.

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Accendo le luci di casa una volta che siamo entrati.
Lui si siede subito sul divano, togliendosi la giacca e passandosi le mani tra i capelli.
Alza gli occhi su di me, poi mi tende la sua mano.
Sospiro e mi avvicino, con il corpo pesante e la faccia distrutta.
«Vieni» dice, facendomi sedere sulle sue gambe e tenendomi stretto dalla vita.

Accarezzo i suoi capelli.
«Riusciremo a farcela» sussurra, «te lo giuro.»

[...]

Prendo un respiro profondo, appena vedo la ragazza intenta a sistemare le cose sugli scaffali.
Stringo le labbra, camminando verso di lei.
«Ciao» le dico, attirando la sua attenzione su di me. Mi sorride, «ciao, come posso aiutarti?»
Si sistema una ciocca di capelli fuggita dalla treccia e mi guarda, in attesa della mia risposta.

«Sei...Mina, vero?»
Aggrotta le sopracciglia, «sì...»

«Sono Jungkook» le dico, porgendole la mano.
È sorpresa, reagisce con un piccolo sussulto ma poi sospira e stringe la mia mano. «Haemin mi aveva detto che saresti venuto.»

«Mi dispiace per quello che ti è successo.»
Annuisce, «so che ha fatto del male anche a te.»
«Ha fatto del male a moltissime persone.»

Lei mi guarda, facendosi più vicina. «Ho intenzione di denuciarlo» spiega, seriamente.
«Ma ho bisogno di testimoni...e vorrei citarti in giudizio per testimoniare.»
Sbatto le palpebre e lei scuote la testa. «Non saresti solo tu, ovviamente.»
«Mina, è fantastico...posso testimoniare.»
Sorride, «ti ringrazio con tutto il cuore.»

Sospira, massaggiandosi le palpebre. «Non so se vincerò mai il processo...se ci sarà mai un processo, ma ho bisogno di sapere che c'è una possibilità che venga punito per tutto il male che ha fatto.»
«Lo so, ne ho bisogno anche io. Mi ha rovinato la vita.»

[...]

«Pensavo che fossi tornato a casa» dico, mentre mi tolgo la giacca. «Ci hai parlato?»
Annuisco e mi siedo accanto a lei.
«Vuole aprire un processo contro di lui e ha detto che vuole citarmi come teste.»
Mi guarda e sospira, «e tu andrai a testimoniare?»
«Certo. Devo.»

Si alza, raggiungendo la vetrata così lo guardo confuso e mi avvicino a lui. «Cosa c'è? Perché sembri in disaccordo?»
«Perché, Jungkook, non funzionerà mai! Pensi che sarà semplice? Avrà gli avvocati migliori di tutto il Paese. Ti distruggeranno.»
«Pensavo che volessi vederlo in carcere.»
«In carcere! Ma non voglio vederti umiliato da dei fottuti avvocati del cazzo.»

Abbasso lo sguardo, leggermente deluso e anche pienamente sconvolto.
Non mi aspettavo una reazione del genere, credevo che mi avrebbe appoggiato.
Sono incapace di guardarlo in questo momento e non so per quale motivo io mi senta così stupido.

«Voglio essere citato.»

«Che cosa?!» Sbotto, sgranando gli occhi. «Voglio testimoniare e ti posso assicurare che sono l'unico che può batterlo ad armi pari.»

Scuoto la testa, afferrando la sua maglietta.
«Non puoi farlo» dico, «sarebbe un casino, con i media, la stampa e tutto il mondo.»
«Non m'interessa.»
«Tae» sussurro. «Guardami - afferra il mio viso con le mani - domani chiamo il mio avvocato. Lei saprà cosa fare. Potrebbe aiutare anche Mina.»

Stringo le labbra, con gli occhi lucidi. «Potresti perdere ogni cosa» gli dico, non capendo per quale motivo sia così testardo.
Se il processo fosse un fallimento, avrebbe tutti contro.
«No, perché noi vinceremo questa causa. Ricordati sempre che siamo quelli nel giusto.»
Accarezza le mie guance con i pollici, tenendo le sue iridi scure nelle mie e sulle labbra ha un sorriso appena accennato.

Lo odio. Vorrei che il suo tocco non mi facesse sentire così ogni volta.
Fa scontrare le nostre labbra, facendomi sentire un brivido lungo la schiena e un calore al petto.
«Ti ho giurato che sarebbe andato tutto bene e niente potrebbe farmi credere il contrario.»

Non so se Mina riuscirà fargli causa, ma se davvero si arriverà ad aprire un processo sono pronto a fare qualsiasi cosa per vincere.
Ho l'occasione di fare in modo che il mio incubo peggiore venga punito e non ho intenzione di sprecarla.
Per troppo tempo ho sentito il suo odore sulla pelle, per troppo ho ricordato le sue mani, per troppo tempo ho pianto contro al cuscino, soffocando i singhiozzi per fare in modo che mia madre non mi sentisse.
E adesso basta. Non posso più sopportare niente di tutto ciò.

Voglio vederlo con i miei occhi rovinato, senza che abbia più niente.
Voglio che capisca che non è onnipotente, che nemmeno Lucifero potrebbe accorglielo all'inferno.
Se dovrò tirare fuori le unghie e aggrapparmi a questa possibilità di fargliela pagare, allora lo farò. Farò in modo che non si dimentichi il mio viso.

Perché adesso non ho più paura e non voglio più averne.
Sono diverso, adesso sono più forte e niente mi scalfirà più in questo modo. Niente e nessuno.
Non permetterò mai più a nessuno, nemmeno a Dio, di farmi del male. Di farmi sentire così piccolo e così sporco. Sento un bisogno profondo di urlare al mondo intero che non sono morto, che sono sopravissuto e che non è impossibile andare avanti e che anche se sembra assurdo, sono riuscito a farcela. Io che non avevo niente, che ero niente.

Guardo il mio riflesso con orgoglio e penso di non essermi mai amato così tanto di come faccio ora.

Perché dopottutto, il dolore ti fortifica ed è terribile che una così brutta ti renda così forte ma è vero.
Se non hai sofferto nemmeno un po', se non hai capito che il mondo sarà sempre pronto a sputarti in faccia, allora non sei in grado di vivere come si deve.
Devi capire che se il mondo vuole abbatterti, devi abbatterlo prima tu.
Camminare sopra chiunque cerchi di buttarti giù, urlare di essere dannatamente forte, gridare a squarciagola in modo che tutti capiscano chi cazzo tu sia.

Perché se ti trovi nell'ultimo girone dell'inferno devi fare di tutto per salire, poi scala la montagna del purgatorio e finalmente arriverai in paradiso.

E il paradiso lo puoi vedere anche senza morire. Perché quando avrai trovato il tuo posto, sarai sicuro di te stesso, avrai persone che tengono a te e soprattutto ti amerai follemente, allora sarai arrivato in paradiso.

La mattina successiva, ci troviamo ad aspettare l'avvocato.

«Eccola» dice, appena senta il rumore dell'ascensore.
«Ciao, grazie per essere venuta.»
Lei sospira, raggiungendolo. «Sembrava davvero urgente.»

«Jungkook, ti presento Cha Eunbi l'avvocato migliore del Paese.»
Ridacchia, «non esagerare...sì è vero. Tu devi il suo ragazzo spogliarellista.»
«Già, sono io» rispondo, stringendo la sua mano. 
A quanto pare le ha detto anche questo.

Ci sediamo al tavolo e lei tira fuori dei fogli.
«Ho valutato attentamente la situazione e abbiamo delle possibilità di battere la difesa. Ho chiesto in giro e se nel caso ci fosse un processo, Seokmin avrà come avvocato Jung Yeonseok - ci fa vedere una foto -, che è un vero bastardo quando si tratta di cause. È subdolo, troppo ma questo non ci rende meno forti.»
Sospira, «sarebbe un processo complicato. La difesa farebbe di tutto per vincere e visto l'influenza di tuo padre, non dubito che anche la giuria potrebbe assecondare Jung. Metterebbe in difficoltà tutti i teste citati e citerebbe le persone più improbabili per testimoniare in favore di Seokmin.»

«La ragazza ha detto che vorrebbe citarti?»
Annuisco, guardandola.
«Dobbiamo essere sicuri che tu sia pronto alle domande che Jung potrebbe farti. Però dobbiamo aspettare che il processo venga aperto.»

«È tutto quello che posso dirvi per adesso.»
Taehyung annuisce, «ti ringrazio moltissimo.»

Una volta che lei se n'è andata, sospiro e mi massaggio le tempie.
«È meglio se vado a casa a dormire.»
«D'accordo, vuoi che ti accompagni?»
Scuoto la testa, «non importa.»
Mi stampa un bacio sulle labbra, «chiamami se hai bisogno.»

[...]

Prima che possa entrare, un poliziotto mi ferma sul portone. «Jeon Jungkook, giusto?»
Mi schiarisco la voce, leggermente confuso.
«Sì.»
«Questo è per lei.»
Mi consegna una busta e mi saluta.

Mi mordo il labbro, aprendola e sgrano gli occhi appena leggo le prime righe.

Mandato di comparizione.

Fine secondo volume.

STRIP 2 | Deeper-Darker Where stories live. Discover now