•11 - Una donna elegante e giovane.

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Il sudore brilla sulla mia pelle, la musica rimbomba nelle mie orecchie e l'odore del tabacco riempe le mie narici

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Il sudore brilla sulla mia pelle, la musica rimbomba nelle mie orecchie e l'odore del tabacco riempe le mie narici.
Ho sempre amato ballare, in modo particolare mi è sempre piaciuto farlo davanti alla gente.
Ero un bambino abbastanza timido, introverso e m'imbarazzavo per ogni cosa ma poi, un giorno, ho smesso di tremare e ho iniziato a far tremare.

Per questo, adesso, mentre sto ballando sul cubo nel locale gay più conosciuto della città, mi sento come un pesce che nuota nell'oceano.

Il palco è il mio castello e il palo della pole dance, il mio trono.

Ho passato un anno della mia vita a subire: per due mesi, un uomo di merda mi ha violentato come se fossi stato un oggetto, poi a scuola tutti avevano da giudicare, da ridere, da farmi sentire inadeguato, ho iniziato a credere di essere solo un minuscolo puntino venuto al mondo per sbaglio e che forse, se non fossi mai esistito non avrei mai sofferto così tanto.
Il mio mondo era incredibilmente orrendo, intendo dire che io lo vedevo come un ammasso scuro di cose piene di dolore. Non riuscivo a sopportare il mio riflesso, passavo la notte a mangiare come se il cibo avesse potuto riempire il vuoto che sentivo nel petto e poi, quando mi sentivo in colpa, finivo per vomitare tutto.

Però, un giorno, ho preso per le palle la situazione. Ho deciso che avrei dovuto mettere in ordine la mia vita e così, sono riuscito ad uscire dall'enorme buco nero in cui ero entrato.
Con fatica, ma ci sono riuscito.

E adesso, mi sento molto più forte. Mi sono promesso che non sarei mai più caduto in un buco così oscuro.

[...]

Dopo essermi fatto la doccia, essermi vestito e aver deciso di concludere la giornata con un bicchiere di vino del supermercato, mi metto a letto.
Non ho idea di che ore siano a New York, ma credo che sia pomeriggio.

Internet è pieno di articoli su di lui e sul suo viaggio negli Stati Uniti.
Come può, un uomo di appena ventinove anni, avere così tanto? E averlo ottenuto in così poco tempo?

Rivolgo un'occhiata alla porta e deglutisco. Lo ammetto: da quando sono entrati dei ladri in casa mia, ho una fottuta paura che possano rifarlo mentre ci sono io. E così, finisco per passare la notte in bianco.

Porto il cellulare all'orecchio, picchiettando le dita sul materasso.
«Ehi, sei ancora sveglio? Lì sono quasi le tre di notte.»
«Quando torni?» Sussurro, stringendo il lenzuolo. «Dopodomani...perché? Stai bene?»
Porto le ginocchia al petto, appoggiando una mano sulla mia fronte.

«Non riesco più a dormire da quando mi sono entrati in casa - sussurro -, ho così tanta paura che possano rifarlo.»
«Amore - dice, addolcendo la sua voce che di solito è più profonda e roca - non devi avere paura. Non torneranno, okay?»
Sospiro, «e come puoi saperlo?»
«Questa casa, mi sembra così diversa.»

«Se non riesci a stare a casa tua, allora vai da me. Lì nessuno può farti niente. La signora Cha e le guardie, sono pronte a tutto.»
Ridacchio in modo nervoso, «sono terrorizzato da casa mia, ti rendi conto?»

[...]

Alla fine, decido di andare a dormire a casa di Taehyung.
La signora Cha, era abbastanza confusa ma poi ha capito.
Adesso, sto sorseggiando il caffé mentre lei sta sistemado le stoviglie.

«Grazie» le dico. Lei mi guarda e sorrido.
«Non dica così, Jungkook. Può venire qui quando vuole.»
Stringo la maglietta di Tae che ho indosso e sospiro, guardando il caffè nella tazza.
«Sta bene?»
«È solo che...è tutto così difficile.»

«Taehyung?»
Aggrotto le sopracciglia, appena sento una voce femminile provenire dall'ingresso.
Raggiungo la sala, incontrando lo sguardo di una donna. È così fottatamente elegante, con il vestito nero, i tacchi a spillo e i capelli raccolti in uno chignon.

«E tu chi sei? Dov'è Taehyung?» Domanda, inclinando la testa di lato, confusa.
«A New York» dico. «Ancora? Non tornava oggi?»
«Domani» dico, semplicemente.

Sospira, annuendo. «Capisco.»
La guardo e mi gratto la testa, «mi scusi, ma lei chi è?»
Lei fa un sorriso, «sua madre.»

Wow. La mia espressione deve essere sconvolta più di quanto possa immaginare.
O è così giovane, oppure si porta bene i suoi anni.
Assomiglia molto a Saeyoung, anche se ha qualcosa anche di Taehyung.

«E tu?» Domanda, alzando le sopracciglia.
Mi gratto la testa, «beh...io sono...Jungkook.»
«Piacere e come lo conosci?»
«Noi due...vede, n-noi due...i-io e Tae...»
Arrossisco, senza sapere come continuare la frase. Non so se dirglielo o no.
Batte le mani, «non mi dirai che il suo ragazzo?!»

Si avvicina e mi tira le guance, facendomi aggrottare le sopracciglia. «Sei così carino!»
Sono sorpreso, in modo evidente.
«G-grazie» mormoro, con fatica.
«È vero che sei uno spogliarellista?»
Annuisco, mordendomi il labbro.
«È fantastico!»

Ammetto, che non mi sarei mai aspettato una reazione del genere.
Dalle parole di Taehyung, mi aspettavo una donna rigida e senza sentimenti mentre lei è tutto il contrario.

«Se vuole, può dormire nella stanza degli ospiti» spiego, facendo spallucce.
«Sì, ti ringrazio.»

[...]

La sera, la signora Kim, insiste affinché io beva un the con lei.
Incrocio le gambe sul divano e lei mi sorride.

«Sai, ero molto sorpresa quando Seolbi mi ha detto che Taehyung si era innamorato.»
La guardo, deglutendo.
«Mio figlio, non è mai stato quel tipo di ragazzo. Ha sempre chiuso il suo cuore a tutti e ammetto che...la colpa è anche mia. Non sono stata molto presente nella sua vita, non mi sono comportata da brava madre e poi...mio marito che è tutto tranne che una brava persona.»
«Me l'ha detto. Delle cicatrici» dico, subito.
«Cosa? Te l'ha detto?»

Annuisco, stringendo le labbra.
«Allora è vero, che tu sei diverso da chiunque altro. Hai fatto qualcosa di spettacolare al suo cuore, che nessuno era mai riuscito a fare. Gli hai insegnato cosa sia l'amore, mentre avrei dovuto insegnarglielo io.»

I suoi occhi brillano. Questa donna, non è una cattiva madre; lei è solo intrappolata in qualcosa da cui non riesce ad uscire. Glielo leggo in faccia, che tiene tantissimo ai suoi figli.

«Io...mi dispiace, ma Taehyung non mi ha mai parlato molto di lei» spiego, leggermente in imbarazzo. «Sì, lo immaginavo.»
«Sono felice che lui sia riuscito a trovarti. Aveva bisogno di essere amato e di riuscire ad amare...anche se forse, deve ancora imparare a farlo bene.»
Ridacchio, annuendo. «Finché mi ama, mi va bene anche così.»
«Sei un ragazzo d'oro e mi dispiace per tutti i casini che Seolbi vi sta causando. Non è una ragazza cattiva, ma ama essere al centro dell'attenzione e avere tutto sotto controllo.»
Sospira, «è stato mio marito a costringere Tae a sposarla...credeva che questo avrebbe sistemato le cose tra noi due, dopo che ho scoperto che aveva un'amante.»

Fa spallucce, «so che non dovrei esserne sopresa. Lui è davvero un figlio di puttana e mi dispiace molto per quella donna, a cui ha raccontanto un sacco di cazzate.»
Penso di aver capito da chi abbia preso Tae: questa donna ha il suo stesso modo di parlare.
«Per quanto è durata?»
«Tre mesi al massimo, credo. Lui ama cambiare le donne, come si cambia i boxer. Lui  ha fatto così tante cose orribili, Jungkook. Cose che vanno oltre l'immaginario comune.»

«Mi scusi, signora Kim...ma allora perché non è in carcere?» Gli chiedo, scuotendo la testa.
«Perché è il futuro primo ministro. Nessuno mi crederebbe...fidati, ci ho provato. Dio, ci ho provato così tante volte. Quando ha quasi ucciso Taehyung, ero così fuori di me che sono andata alla polizia. Non volevo che stesse vicino a mio figlio, al mio bambino...ma loro hanno fatto finta di niente.»

Si asciuga una lacrima e mi sforza un sorriso.
«Wow, è quasi l'una. Mi dispiace, tesoro. Sarai stanco» dice, dispiaciuta. «No, affatto. Mi piace parlare con lei.»
«Tesoro...senti, chiamami Sihyeon.»

E così siamo finiti per parlare ancora, ancora e ancora.

STRIP 2 | Deeper-Darker Where stories live. Discover now