Capitolo 5

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-Sto provando in tutti i modi a combattere il dolore.
Ci provo e riprovo mille volte pensando che vada meglio,
quando, in realtà, sto cadendo a pezzi.-

𝓦illow

Durante il viaggio nessuno dei due apre bocca per parlare. La radio é impostata su una stazione a me sconosciuta e, alla fine, questo sottofondo musicale è l'unico che riesce a spezzare questa tensione e silenzio creatosi, mentre la rabbia ribolle nelle mie vene.

≪Ti sei fatto crescere la barba?≫ domando, tracciando con il dito le linee della mia mano. Ricordo che una volta una mia compagna di classe, che diceva di saper "leggere la mano", o in poche parole saper leggere il futuro, decise un giorno di leggere il mio palmo. Con il suo polpastrello ha seguito le linee del mio palmo destro, sussurrando che avrei avuto un futuro intricato, ma pieno d'amore. Non ho mai creduto a queste parole, e forse ho fatto bene, soprattuto perché l'amore che avevo mi ha lasciata.

≪Sì, mi piaccio di più così.≫ Risponde James, risvegliandomi dai miei pensieri. Mio fratello clicca qualche pulsante sul volante, facendo abbassare il volume della musica fino a farla diventare un sussurro sconnesso.

Annuisco impercettibilmente, prima di ritornare a guardare il traffico di Manhattan.

≪È da tanto tempo che non ci vediamo o sentiamo...≫ mi blocco di colpo da ogni mia azione, lasciando perdere la mia mano. L'agitazione mista a rabbia inizia a crescere a dismisura dentro di me. ≪Volevo chiederti come stai.≫ La tensione prende il sopravvento nella sua voce, mentre mi butta qualche occhiata nervosa in attesa di una mia risposta. Lo guardo dubbiosa, prima di aprire bocca e dare voce ai miei pensieri.

≪Sul serio, James? Dopo tutti questi mesi in cui non ti sei fatto sentire, mi chiedi come sto?≫

≪Scusami, va bene? Ho sbagliato e tutti i dannatissimi giorni mi addosso sempre la colpa. Non posso tornare indietro nel tempo per stare con te quando ne avevi più bisogno, lo so, però permettimi di prendermi cura di te ora, come avrei dovuto fare mesi fa!≫ ribatte James, rapido, dando finalmente voce ai suoi pensieri. Stringe il volante in una stretta abbastanza forte, prima di decelerare costretto a fermarsi davanti a un semaforo rosso. Porta la sua mano sulla mia, intrecciandole, proprio come quando eravamo piccoli e ci tenevamo per mano ogni volta che avevamo paura. Serro gli occhi, la mente porta costantemente il pensiero che noi prima non eravamo così; noi prima eravamo uniti, e ci proteggevamo e davamo l'amore che i nostri genitori non ci donavano.

Il viaggio continua senza che nessuno dei due apra di nuovo bocca.

"Permettimi di prendermi cura di te ora, come avrei dovuto fare mesi fa..."

Questa frase mi ronza in testa, come se fosse il testo di una canzone che si conosce a memoria e non si riesce più a dimenticare. Dovrei credergli oppure no?

Non è una sorpresa sapere che in quei mesi volevo che James ci fosse più di ogni cosa, ma anche lui ha deciso di lasciarmi, di abbandonarmi. L'unica persona che è stata con me dal primo momento fino all'ultimo, anche quando la notte non riuscivo a dormire rivedendolo sempre in sogno e sentendo la sua mancanza, è stato Kenneth.

Quando ha scoperto quello che è successo, Kenneth ha deciso di partire dall'Australia abbandonando i suoi viaggi per il mondo e ritornare negli Stati Uniti, da me. Solo per me. Restandomi vicino anche per le settimane successive, fino a quando non mi sentivo nuovamente pronta per stare di nuovo da sola in quell'appartamento. Non è stato facile convincerlo di riuscire a vivere da sola di nuovo, ma con tanto impegno e finzione da attrice di un bellissimo premio Nobel, sono riuscita a ritornare alla mia vita normale. Anche se, di normale non aveva più nulla, ormai...

Re-start, Ricomincio da teWhere stories live. Discover now