Capitolo 8

725 55 362
                                    


𝓦illow

Non ci posso credere.

Supero Einar dandogli una spallata involontaria, correndo fino ad arrivare in soggiorno dove i cani salutano i nuovi arrivati. Paquito cerca di attirare l'attenzione di mio padre, ricevendo in cambio solo una smorfia disgustata. Il diavolo vaga con lo sguardo per tutta la stanza, ammirando con giudizio l'ampio spazio, finché i suoi occhi si restringono su di me. Mi squadra minuziosamente, per poi sospirare e arricciare il naso.

≪Posso sapere perché Kenneth ha la tua valigia in mano?≫ chiede Michael, avanzando verso di noi. Gli rivolgo uno sguardo freddo, celando con imperturbabilità il petto ansante e il rimbombo sonoro del mio cuore. Riuscirà a fiutare tutto questo mio nervosismo?

≪Caporale, ho deciso che Willowina verrà con me nella missione!≫ si affretta a chiarire mio cugino, con scherno, mettendosi in posa da soldato. Socchiudo gli occhi, serrando le labbra tra loro per trattenere una risatina. Ottimo, direi.

≪Kenneth, per piacere, non iniziare con le tue stupide risposte.≫ Lo ammonisce mio padre con voce severa, avvicinandosi sempre di più a me. Mi studia per qualche altro minuto, non volendo staccare gli occhi dai miei vestiti fin troppo larghi.

Lo ignoro, deglutendo il nodo in gola e tirando i lembi del mio maglione per coprire maggiormente il mio corpo sotto esame.

≪Stupide risposte?≫ prorompo, irritata. Michael e Louisa Clark non hanno mai adorato loro nipote, questa non è una novità, ma non gli permetto di insultarlo senza poter ribattere dopo. Secondo loro, Kenneth mi avrebbe portato sulla cattiva strada... peccato che hanno sbagliato persona.

Avanzo verso mio padre, la tensione tra noi due si tiene maggiormente, e la rabbia mista alla repulsione mi fa fremere il corpo. Lo squadro dall'alto verso il basso, riservandogli lo stesso trattamento.

≪Se le sue sono stupide risposte, allora le tue cose sono... intelligenti? Dici sempre le stesse cose, papà! Almeno, se vuoi insultare qualcuno, cambia vocabolario!≫ allargo le braccia, sputandoli contro le parole che ho trattenuto da anni. Sul volto di Michael si apre un'espressione incredula, e il tentennamento che scorgo in lui mi fa vibrare il petto, orgogliosa.

≪Che c'è papà, perché non parli più?≫ inarco un sopracciglio, trattenendo a stento un ghigno trionfante. Mio padre si ricompone, affilando lo sguardo e mordendosi la lingua per non scoppiare in una crisi di nervi; sa che questa volta ho io in mano la vittoria e non lui, ma si ostina a non volerlo accettare.

≪Willow, dobbiamo parlare. Ora!≫ ordina, alzando maggiormente il tono di voce. Con postura rigida ma allo stesso tempo altezzosa, il diavolo esce dal soggiorno infilandosi nel corridoio e dirigendosi in qualche stanza.

≪Cercate di non uccidervi...≫ ci ammonisce James, beffardo, scoccandomi un tenero bacio sui capelli per poi scompigliarmeli. Mugugno una risposta, allisciando i capelli e districandoli dai nodi con le dita.

≪Willow, se tuo padre dovesse infastidirti in qualche modo, basta chiamarci.≫ Interviene Alexander, regalandomi un sorriso incoraggiante e riuscendo a scacciare via il malumore indotto da mio padre. Mi mordo il labbro inferiore per non sciogliermi davanti alla sua dolcezza disarmante.

≪Grazie, Alexander!≫ ricambio il sorriso a trentadue denti, ma le mie labbra ritornano in una linea dritta e rigida nell'udire qualcuno scimmiottarmi alle mie spalle. Lo ignoro prontamente, anche perché finirei solo a discuterci, prestando attenzione al suo amico.

Non spreco il mio tempo contro quella massa di stupidità e arroganza.

≪Willow, te l'ho già detto... Chiamami pure Alex.≫ Il biondo si avvicina a me, regalandomi un'occhiolino amichevole, e ribadendo un'altra volta di chiamarlo solamente Alex.

Re-start, Ricomincio da teWhere stories live. Discover now