Capitolo 16

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𝓦illow

Madison continua a raccontarmi aneddoti che rischiano di farmi collassare i polmoni, viste le mie fragorose risate. Prendo profondi respiri, aspettando che i crampi alla pancia si attenuino mentre imploro alla mia amica di smetterla con questi racconti ironici che mi fanno sbellicare dal ridere.

Mad, anche se riluttante, accoglie la mia richiesta con un'espressione divertita. ≪La mia famiglia ha invitato te e James in Spagna.≫ Mi blocco di colpo tra le strade affollate di Manhattan, sentendola pronunciare delle parole che nessuno mi ha mai espresso. Le persone ci sorpassano, dandoci anche delle spallate, e Mad, addolcendo i lineamenti, mi fa cenno di continuare il nostro percorso.

Adesso, ammetto di rimpiangere i suoi spiritosi episodi di vita.

≪Perché la tua famiglia ha deciso di invitarmi in Spagna?≫ chiedo, con un cipiglio diffidente dipinto sul volto. Quando mi rendo conto di aver usato un tono di voce più guardingo del solito, mi schiarisco la voce guardandomi intono imbarazzata. Tutte le mie vecchie amicizie, la maggior parte solo di facciata per costrizione dei miei genitori, mi invitavano a casa loro solo per aver un posto assicurato nella famiglia Clark. E io all'epoca ingenua bambina dal cuore troppo gentile, non riuscivo a dire di no e ribellarmi agli ordini che Michael e Louisa continuavano a decretare.

Questo duro ed estenuante ciclo vizioso si è spezzato quando Jason ha iniziato a farmi aprire gli occhi sulla mia vita, o più precisamente sulla mia famiglia.

≪Perché sei la mia  amica! E poi, i miei amici fanno automaticamente parte della mia famiglia, è una regola di noi García.≫ Madison mi risponde in tono cordiale, spiegandomi ogni dettaglio e pronunciandomi ogni parola come se fossi ritornata a essere quell'ingenua e tenera bambina di una volta. La osservo, attonita, indugiando sul suo sorriso genuino.

Mad, davanti al mio sguardo perso nel vuoto, non si scompone di una virgola. Porta una mano con le unghie smaltate di un color grigio lavanda sulla mia spalla, stringendola leggermente per darmi conforto. Nei suoi occhi non c'è la compassione, ma solo la comprensione.

Con un'occhiata capisco che lei è a conoscenza dei rapporti che i miei genitori hanno con i loro stessi figli.

≪Ma conosci James da più tempo di me...≫ ribatto ingenuamente.

≪Sì, è vero, ma non ci è voluto più di un minuto per capire che sei una brava persona, Willow, hai la dolcezza scritta negli occhi. E anche se non abbiamo passato molti mesi insieme, ho intuito al volo che tu sei l'amica di cui tutti hanno bisogno.≫ Mad stringe le sue braccia sottili ma con qualche muscolo in più di me attorno alle mie spalle, abbracciandomi calorosamente. Appena staccate, iniziamo a parlare del più e del meno tra una risata e l'altra, commentando gli oggetti esposti nelle vetrine dei negozi. La mia amica, senza nemmeno chiedermelo, mi sorride complice bloccandosi davanti a una caffetteria fatta quasi interamente di legno -struttura che riesce a differenziarsi da tutte le altre in zona-, entrando a prendere due cioccolate calde per scaldarci dal freddo di Manhattan.

Mi sposto dalla porta della caffetteria per facilitare l'uscita ed entrata delle persone, mentre una nuvoletta fuoriesce improvvisa dalla mia bocca seguita da altre. Questo dannato freddo!

Strofino i palmi tra loro per riscaldarli, passando lo sguardo in modo rapido su tutte le persone che affollano le strade. Da quando sono bambina ho sempre voluto pensare a quello che uomini, donne, anziani e bambini provavano e vivevano durante il giorno: hanno avuto una giornata felice? Hanno litigato con qualcuno? Hanno qualcuno al loro fianco che li ama, oppure anche loro hanno perso l'unica persona che riusciva a farlo per davvero?

Re-start, Ricomincio da teWhere stories live. Discover now