Capitolo 28 (seconda parte)

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𝓦illow

Cerco di scacciare via ogni ripensamento e non crogiolarmi troppo nelle paranoie create dalla mia mente ancora fin troppo incasinata. Distratta, apro la porta con uno scatto per poi richiuderla, ma una mano poggiata sopra il legno raffinato la blocca, non permettendo la normale chiusura di essa.

Sospiro prepotentemente con gli occhi socchiusi, imbattermi in un dolcevita rigorosamente nero, indossato da una sola persona in questo mega e lussuoso attico: Einar Nolan.

≪Non si chiude la porta in faccia alle persone, Piccolo Salice. È maleducazione.≫ Un verso di rimprovero scappa dalle sue labbra, in cui un angolo è alzato a opera d'arte, regalandogli quella bellezza rara e spettacolare, mista all'aura misteriosa che lo circonda e lo rende solo più attraente e calamitate, sopratutto ai miei occhi adesso sgranati.

≪Nessuno ti ha detto di seguirmi. E poi, definire me maleducata è molto coraggioso.≫ Lo rimbecco. Indietreggio, dandogli silenziosamente l'accesso a camera mia. Osservo ed esamino ogni suo piccolo movimento, come se fosse la prima volta che lo vedo qui, in camera mia.

Senza guardarsi indietro Einar chiude la porta con delicatezza, non emettendo nessun rumore al di fuori del click della serratura. Ha chiuso la porta di camera mia.
Questa constatazione riesce a scombussolarmi in modo piacevole, e il respiro affannato insieme al cuore che batte all'impazzata nel petto ne è solo la prova.

Senza darmi tempo di pensare ad altro, se non le mie sensazione amplificate innaturalmente, Einar si avventa su di me, o per meglio dire sulle mie labbra, che non ha mai smesso di osservare. Ci baciamo con urgenza e bisogno, lasciando volare via le preoccupazioni che abbiamo, unendo le nostre lingue in un ballo lento ma incalzante che mi fa scappare un timido gemito di piacere.

Sentendo questo, Einar aumenta la forza delle sua mani sui fianchi, stringendomi a sé con prepotenza. Senza accorgermene arretro di un passo, sbattendo contro la struttura del letto. Mi sbilancio per un paio di secondi, tentando di reggermi al castano, ma lui si divincola dalla mia presa lasciandomi cadere sul materasso coperto dalle lenzuola.

Arrossisco di colpo per la mia goffaggine, prendendo ampi respiri e aggiustandomi i capelli scompigliati. Sento le labbra pulsare e, distrattamente, ci passo un dito sopra sentendole gonfie e morbide.

Il castano davanti a me si inginocchia, sorridendomi e osservando con orgoglio il mio petto che si alza e abbassa ritmicamente con veemenza, come se stesse per esplodere da un momento all'altro. Le sue dita risalgono dal mio ginocchio fino alle cosce scoperte, aggiustano la mia gonna che, con il movimento fulmineo delle mie caduta si è alzata di un paio di centimetri, mostrando la mie pelle liscia. Mi maledico mentalmente, passandomi una mano sulla fronte.

Incantata, mi mordo il labbro inferiore, sentendo le dita delicate e leggiadre di Einar accarezzano il tessuto, rimesso al suo posto da quest'ultimo con rispetto. Mi regala delle piccole e caste carezze sulle cosce coperte, per poi scendere lentamente in un cammino lento ma infuocato sui polpacci scoperti. I suoi polpastrelli freddi mi fanno sobbalzare sul posto mentre socchiudo gli occhi, beandomi di questo potente contrasto di temperatura.

Rabbrividisco quando risale lentamente con la mano, passando le dita sul mio ginocchio. Mi mordicchio il labbro inferiore per non emettere nessun suono, se non un tremolo respiro di puro piacere.

Einar disegna dei piccoli cerchi invisibili sulla mia pelle, osservandomi con un lampo divertito. Senza farsi notare il suo pollice corre verso il mio labbro, togliendolo egoisticamente dalle grinfie dei miei denti, per poi passarci sopra il polpastrello morbido ma, allo stesso tempo, freddo.

Re-start, Ricomincio da teWhere stories live. Discover now