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lunedì eravamo di nuovo a scuola e non l'avevo ancora visto, non vedevo l'ora di vedere come fosse la nostra relazione davanti ai nostri amici, ma non si era presentato o almeno per le ore scolastiche- infatti me lo ritrovai davanti a casa verso le ore serali dicendomi di voler portarmi a cena.

gli avevo aperto la porta in una felpa che mi arrivava alle ginocchia e nient'altro, i miei capelli completamente disordinati facevano notare come mi ero svegliato da poco dal pisolino post-scuola, così decisi di farlo entrare e sedersi sul divano nel mentre io mi facevo una doccia e mi preparavo per essere minimamente decente.

uscii dal bagno con il solo asciugamano a coprirmi dai fianchi in giù, non avevo bisogno di imbarazzarmi oramai, ma lo ritrovai in camera mia in cui ero andato per cercare dei vestiti e notai che stava guardando qualsiasi punto molto attentamente, aveva pure preso una foto di me e felix in mano di quando eravamo ancora piccoli.

«siete fratelli?» chiese appena varcai la porta di camera mia senza neanche girarsi per vedermi «no, ci conosciamo fin da piccoli» alla mia risposta appoggio la cornice al suo posto per poi mettersi dietro di me mentre cercavo qualcosa nel mio armadio.

«come dovrei vestirmi?» chiesi prima che il mio corpo venisse ricoperto da brividi per le sue calde mani che stavano attaccate ai miei freddi fianchi «qualcosa facile da sfilare» rispose alla mia domanda con il mento appoggiato alla mia spalla nel mentre mi guardava attraverso lo specchio dell'anta chiusa dell'armadio ordinato.

feci finta che quella frase non avesse formato delle farfalle nel mio stomaco per poi prendere un outfit che fosse simile al suo; una camicia bianca, dei cargo neri che definivano la mia vita con una cintura e infine una giacca di pelle che misi solo quando uscimmo dal mio appartamento.

la sua Kawasaki era parcheggiata davanti a casa mia e mi diede il suo casco dicendomi di tenermi stretto alla sua vita, non mi disse dove stessimo andando e non mi resi neanche conto di quanta strada avessimo fatto perché una delle cose più belle di Seoul è la vita notturna e tutte le luci neon che si accendevano appena il sole tramontava.

non mi resi conto neanche di quando arrivammo davanti al ristorante asiatico più accogliente che io abbia mai visto- non era molto che vivevo a Seoul ma non avevo mai visto o neanche sentito parlare di quel bellissimo posto che si trovava davanti ai miei occhi.

entrammo e non ci furono bisogno di parole tra il cameriere e minho, si guardarono e l'uomo di mezz'età ci porto al nostro tavolo privato, lontano da tutti nonostante non ci fossero neanche tanti clienti.

«ordina quello che vuoi, non mangi da ieri» non gli chiesi neanche come facesse a saperlo essendo che quel giorno non c'era stato a scuola, ma non ne feci un grande problema.

cos'altro devo sapere di te minho?

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