Capitolo 31

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Come in ogni situazione che si rispetti in cui come protagonista c'era anche Samantha, nell'aria si percepiva un certo imbarazzo.

La camera di Fadi era piccola ma confortevole. Le pareti, colorate di blu, erano quasi del tutto sgombre, a eccezione di una. Come nella camera di lei, anche in quella di lui una libreria faceva da protagonista.

Diverse mensole di legno bianco occupavano il muro in tutta la sua altezza.

Era decisamente più piccola di quella di Samantha, ma a guardarla le scappò un sorriso, notando che uno degli ultimi libri era "Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde", proprio quello che aveva comprato quel giorno, mentre lei gli fissava la schiena, nella libreria in cui era capitata con la madre.

"Cos'hai in mano?" la voce di Fadi era decisamente migliorata rispetto a quando l'aveva sentito al telefono, la mattina.

Ridestata, Samantha si guardò le mani e si ricordò dei biscotti di Kate.

"Ah, sì. Sono passata da Kate e ho preso questi biscotti. Di là ce ne sono altri ma so che ami il pistacchio e quindi..."

Fadi sorrise, un po' a fatica a causa del naso incerottato e gonfio.

"Hai fatto bene, sembrano proprio buoni"

Passarono i successivi minuti a mangiare il biscotto, con qualche grugnito di approvazione e a bere il the a piccoli sorsi.

"Avvicinati" Fadi allungò una mano, sfiorando quella di lei.

"Ho paura di farti male ovunque" si mosse piano, quasi potesse rischiare di romperlo come vetro, a ogni mossa.

"Non fa poi così tanto male. Basta che non faccio movimenti bruschi. Qui mi hanno messo un paio di punti" indicò la parte destra del fianco "invece qui solo dei cerotti, sono ferite superficiali che guariranno in un attimo"

"Ma... come ti sei ferito così? Io credevo... credevo che ti avessero preso a pugni"

"Oh, l'hanno fatto!" Fadi cercò di usare un tono simpatico, per sdrammatizzare "so che a un certo punto ho perso i sensi. Credo che abbiano usato delle pietre, o qualcosa di tagliente... però sono tutti graffi non troppo profondi, niente pugnalate"

Samantha trattenne un conato.

"Hey, stai tranquilla. Non rendiamolo un tabù. Ora sto qui e sto bene, si risolverà tutto"

Samantha appoggiò la testa, molto piano, alla spalla -illesa- di Fadi e sospirò.

"Se penso che mentre succedeva... io ero a casa a sghignazzare con mia madre su di te... se ti avessi accompagnato, forse..."

"Mia mamma dice che con i se e con i ma non si va da nessuna parte. È inutile rimuginarci sopra! Piuttosto..." il volto scuro di Fadi si fece cupo e incredibilmente serio "c'è una cosa che non ho detto al poliziotto che è venuto a farmi le domande di rito, in ospedale"

Samantha sgranò gli occhi.

Cosa?

"Ecco, non l'ho detto perchè non ne sono sicuro, diciamo così. Però non è una cosa che posso tenermi dentro, e tu sei l'unica con cui mi sento che posso parlare di tutto" come risposta lo esortò con lo sguardo a proseguire, sollevando leggermente la testa.

"Io... prima di svenire" si schiarì la gola per l'ennesima volta "ho sentito una voce. Una frase"

Samantha gli prese la mano per dargli supporto, e intrecciò le dita alle sue.

"Credo abbia detto così impari a rimanere nel tuo, pezzo di merda" nell'udire quelle parole, le venne quasi un colpo. Si drizzò a sedere e lo guardò dritto negli occhi.

"Fadi, dici sul serio?"

"Sono piuttosto sicuro di aver sentito proprio queste parole. Non sono pazzo, Sam"

"Lo so, è ovvio che ti credo. Se sei sicuro di aver sentito..."

"C'è di peggio"

Cosa potrebbe esserci di peggio?

"Quella voce... mi è sembrata... mi è sembrata familiare"

Fiamme Gemelle, amore e destinoWhere stories live. Discover now