Capitolo Trentasette

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HARRY'S POV

Avanzai tra la folla non preoccupandomi minimamente di poter avere l'espressione di uno che sta per commettere un omicidio.

Mi feci largo e rapidamente raggiunsi Elia che, mi resi conto, nemmeno si era accorto della mia presenza.

Rimasi ad osservarlo per un po' gioendo del suo pessimo stato. Probabilmente se qualcuno avesse potuto leggermi nella mente in quel momento avrebbe detto che sono una persona di merda. Ma non me ne importava niente.

Il moro presto però si accorse che qualcuno lo stava fissando e si affrettò ad alzare lo sguardo su di me.

"Cosa ci fai qui?" Chiese, la voce ormai non era più sicura come era stata pochi minuti prima quando aveva chiesto a Tessa di allontanarmi.

"A me lo chiedi? Non dovrei essere io a farti questa domanda?" Mi ritrovai a rispondere con una calma che mi fece rabbrividire di me stesso.

Tuttavia ignorai quella sensazione.

"Te l'ho già detto. Sono venuto per parlare con Tessa. Ora la puoi smettere di farle da guardia del corpo?" Si vedeva che non aveva voglia di discutere ma, al contrario suo, io ne avevo bisogno.

Doveva capire che non poteva presentarsi sempre nelle situazioni più sbagliate e rovinare tutto! Probabilmente, mi dissi, nemmeno lo faceva apposta. Ma quella situazione mi aveva stancato.

"Devi lasciarla stare. Se avesse voluto parlare con te ti avrebbe chiamato" Risposi invece ignorando le sue ultime parole.

Notai i muscoli di Elia tendersi sotto la camicia che indossava ma la cosa, mi ritrovai a pensare, non mi faceva né caldo né freddo.

"Vattene" Sussurrò a denti stretti.

"Io devo andarmene?! Tu qui non centri un cazzo! Devi lasciarla in pace hai capito?!" Mi avvicinai di più a lui.

Non sapevo cosa mi stava prendendo ma non ascoltai la voce nella mia testa che mi suggeriva di allontanarmi e andarmene.

Ero stufo.

Elia mi guardò come si guarda qualcuno che si desidera uccidere e con una rabbia che non gli avevo mai visto addosso si affretto a gridarmi contro:

"Io la amo! Non me ne frega niente se tu sei un ragazzino geloso!"

A quelle parole non ci vidi più.

Ma il mio corpo non reagì come si potrebbe pensare qualcuno reagirebbe in una situazione del genere.

Risi.

Anche Elia parve spiazzato da quella mia reazione e non cercò nemmeno di nasconderlo.

"Perché ridi?" Chiese infatti.

Io lo guardai passandomi distrattamente una mano fra i capelli per poi puntare i miei occhi nei suoi.

"Pensi di amarla?" Chiesi con calma.

Stavo per scoppiare e lo sapevo bene.

"Si" Si limitò a dire il moro evidentemente non capendo dove volessi arrivare con quella domanda.

"Ti svelo un segreto: tu non sei innamorato di lei" Dissi con un tono piatto, per poi affrettarmi ad aggiungere:

"Tessa fa questo effetto alle persone: è intelligente, bella, simpatica. E' impossibile non sentirsi in qualche modo attratti da lei! Ma tu non sei innamorato, non sai nemmeno cosa significhi amare una persona se lo pensi!" Mi ritrovai ad urlargli in faccia.

Mi sorpresi di me stesso quando mi resi conto che non sembravo nemmeno io: solitamente non amavo litigare, soprattutto in pubblico. Ma Elia risvegliava in me tutte le emozioni più distruttive che avessi mai provato.

Absent MindedWhere stories live. Discover now