Capitolo Trentotto

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Gli anni passano e noi che ci ritroviamo sempre impauriti di fronte ai cambiamenti, cerchiamo di tenerci strette quelle poche certezze che ci sono rimaste.

Così passano i giorni e seppur tutto nell'universo sia scientificamente portato al cambiamento noi continuiamo ostinatamente ad opporci.

Lo avevo fatto anche io, per molto tempo. Sicuramente troppo.

Harry per me aveva rappresentato sia una certezza che un qualcosa al quale oppormi. Una certezza perché la sua amicizia era una costante nella mia vita, il suo essere presente una realtà che semplicemente mi rifiutavo di non considerare tale. Ma aveva rappresentato anche qualcuno da allontanare in un certo senso: quando mi ero accorta dei sentimenti che provavo per lui era stato più facile nasconderli, fingere che non fossero veri, scambiarli per qualcosa di più innocuo che non avrebbe portato a nessun tipo di cambiamento.

Ma nella vita reale non si può fingere. Non quando ogni parte di te, anche la più piccola della quale magari ignori l'esistenza, si sente così fortemente legata a qualcuno. Ogni mia cellula si sentiva attratta da Harry. 

Il modo in cui rideva e delle fossette si formavano ai lati della sua bocca, il modo in cui riusciva a tranquillizzarmi qualunque fosse la situazione, il suo essere capace di farmi ridere, le sue pessime battute, la sua finta modestia, il suo essere sempre semplicemente se stesso.

Mi ero innamorata di tutte quelle piccole parti di lui che a una persona qualunque sarebbero potuto sembrare piccolezze ma che per me significano più di quanto delle semplici parole possano descrivere.

Se qualcuno mi avesse chiesto qualcosa del mio passato, mi ero resa conto, la mia mente mi avrebbe automaticamente portato ad Harry e, cosa ancora più significativa, se qualcuno mi avesse chiesto del mio presente o del mio futuro la risposta non sarebbe affatto cambiata.

Per tutto questo elenco di considerazioni avevo ceduto al cambiamento: serve davvero tenersi stretto qualcosa che è certo ma che non ti rende felice appieno?

Anche quella mattina mi svegliai con quella consapevolezza, fiera di me stessa per aver finalmente fatto chiarezza sui miei sentimenti.

Era passata poco più di una settimana dalla sera del matrimonio, dalla sera in cui Harry mi aveva baciata nella sua auto proprio di fronte a casa mia ma io ancora faticavo a rendermene conto.

Nell'abitacolo dell'auto il buio rendeva tutto incredibilmente distorto e poco chiaro, l'unica cosa certa era la consapevolezza del corpo di Harry vicino al mio.

Sentivo il suo respiro sulla pelle, era l'unica cosa che in quegli attimi ero in grado di percepire. Quello, e il mio cuore che ancora batteva all'impazzata.

"Mi stai fissando" Mi fece notare il riccio di fronte a me con un sorriso che mi fece far venire voglia di accoccolarmi vicino a lui. Arrossii di fronte a quell'ovvietà rendendomi conto che però Harry non poteva vederlo.

"Dovrei scusarmi?" Gli chiesi ovviamente usando un tono giocoso

"Tessa Marshall" Disse in modo autorevole guardandomi con quei suoi occhi verdi. Era divertito.

"Ho aspettato per molto che mi guardassi in quel modo.. pensi sul serio che avrei il coraggio di dirti di smettere?" Aggiunse poi guardandomi a sua volta come, ne ero sicura, stavo facendo io.

La sensazione che provai fu strana: era come se il mio cuore si fosse ingrandito lasciandomi un senso di pace, di tranquillità che non avevo mai provato. Non sapevo cosa fosse ma ne volevo ancora. Volevo sentirmi così sempre, come se niente potesse ferirmi.

Absent MindedWhere stories live. Discover now