Capitolo Cinquanta

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Ero ancora intontita e stressata da tutto quello che mi circondava ma parlare con Harry e con i miei genitori mi aveva calmata. Ora che ero più consapevole però potevo chiaramente percepire le due costole rotte di cui il dottor White aveva parlato e anche i vari tubicini collegati al mio corpo. Mi sentivo bloccata e la gamba legata al sostegno appeso al letto era chiaramente solo uno dei motivi. Mi guardai attorno sconsolata per qualche secondo e non potei non pensare che qualcuno avrebbe dovuto fare chiaramente qualcosa per il colore delle pareti.

Tuttavia ben presto la mia attenzione venne catturata da due colpi alla porta. Cercai per quanto possibile di tirarmi su a sedere, pronta a ricevere la persona che stava per arrivare.

Elia entrò con calma, si vedeva che era ancora incredulo ma che stava cercando di darsi un tono. Mi sorrise chiudendosi la porta alle spalle.

"Hey" Mi disse facendo qualche passo verso di me.

"Hey" Replicai limitandomi a fissare il ragazzo. Indossava un maglione beige ed un paio di jeans scuri, i capelli erano leggermente scompigliati e notai che aveva un occhio gonfio.

"Come va?" Gli chiesi ironicamente facendo cenno alla sua faccia.

"Oh non è niente" Disse indicando l'occhio. Si sedette sulla sedia accanto a me ed io lo guardai cercando di non dare a vedere quanto tremendamente volessi alzarmi da quel letto.

"Tu come ti senti?" Chiese invece. Prese a torturarsi le mani, avrei voluto dirgli di smetterla e che non c'era motivo di essere nervoso ma probabilmente non sarebbe servito a nulla.

"Bene credo, nonostante tutto" Dissi con un sorriso. Non prendevo alla leggera quello che mi era successo, sapevo bene che sarei potuta morire, ma non mi andava di buttare addosso ad Elia il peso delle mie preoccupazioni. Soprattutto perché vedevo che chiaramente non stava bene.

"Tessa io non so davvero da dove cominciare per dirti che mi dispiace.." Iniziò ma io mi affrettai a bloccarlo.

"Elia non devi dispiacerti, né scusarti. Harry mi ha detto che ti senti in colpa ma non ne hai motivo. Ho fatto quello che ho fatto perché volevo farlo" Dissi fissandolo. Speravo di riuscire a fargli capire che quello che stavo dicendo era la verità. Non poteva affibbiarsi la colpa di come erano andate le cose. Non ero andata in suo aiuto per qualche sorta di obbligo, lo avevo fatto perché era in difficoltà e sentivo il bisogno di aiutarlo.

"So che tu dici così e che ci credi ma io non potrò mai esserti grato a sufficienza per quello che hai fatto per me" Disse puntando i suoi occhi azzurri nei miei. Per un momento riuscii quasi a vedere il ragazzo che mi aveva tanto affascinata anni prima. Nel periodo in cui ancora non riuscivo a pensare a lui senza provare delusione mi ero convinta che quel ragazzo non fosse mai esistito. Scoprire che mi sbagliavo mi fece sorridere.

"Puoi essermene grato dimostrandomi che tu non centri più niente con quelle persone. Lasciati quella gente alle spalle" Mi ritrovai a dire. Allungai allora la mano dove non c'erano tubicini collegati verso la sua.

"Meriti di più di tutto questo. Lo devi a te, a tua sorella che ti ama e ai tuoi genitori. Certe cose accadono perché purtroppo succedono anche cose ingiuste a volte. E questo fa schifo, fa davvero schifo ma non devi pensare che tu sia la causa di tutte queste cose. Devi andare avanti" Gli dissi guardandolo dritto in faccia.

Sapevo di aver toccato un tasto delicato parlando dei suoi genitori ma Elia doveva capire che lui non era la causa di tutte le sue sofferenze. Aveva bisogno di lasciarsi alle spalle ciò che lo faceva soffrire, aveva bisogno di vivere la sua vita.

Vidi che aveva gli occhi lucidi, si affrettò ad asciugarli con la mano libera.

"Grazie per quello che hai detto" Sussurrò accennando un sorriso.

Absent MindedWhere stories live. Discover now