7. Solitudine e cocci di bottiglie

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Anche il semplice atto di mettere i piedi uno avanti all'altro era un'ardua impresa per Jeff, mentre si apprestava a percorre il corridoio di quell'edificio avvolto nel più totale degrado. Pur avendo rigettato una buona parte della vodka che aveva assunto, l'alcool già assorbito dal suo corpo non poteva che continuare a creargli problemi.
Camminava in modo scoordinato, sfiorando la parete con le dita in modo da riuscire a mantenersi sulla corretta direzione ed evitare di finire fuori strada; la sala piena di vetrate in cui di solito ai riuniva con i suoi compagni non era affatto distante, ma il percorso necessario a raggiungerla adesso pareva essersi allungato di qualche chilometro; con i denti stretti e lo sguardo fisso avanti, intento a cercare di mettere a fuoco i dettagli ambientali attorno a lui, il killer riuscì con fatica a raggiungere la sua meta.
-Hei! Smiley!- esclamò, subito dopo aver attraversato l'ingresso. -Figlio di puttana, dove cazzo sei?!-.
La sua voce, compromessa dallo stato pietoso in cui versava, rimbalzò più volte sulle mura spoglie della stanza e sulle vetrate piene di crepe, attraverso le quali era possibile sbirciare uno scorcio della lurida città di Netville. Ma Jeff, travolto dall'ira e stordito dalla sua ubriachezza, continuò ad avanzare verso la parete in cui la ragazza dai capelli rossi era stata legata fino a poco prima.
-Smiley, non mi prendere per il culo!- gridò ancora, prima di essere travolto da un paio di violenti colpi di tosse; sentiva la sua gola bruciare come se qualcuno vi avesse gettato dentro dei tizzoni ardenti. -Dove sei?!-.
Pochi secondi dopo, con una faccia tanto stupita quanto infastidita, la figura alta e snella del falso dottore fece capolino da dietro a una porta socchiusa. -Ma che cazzo ti prende?- disse egli, scrutando con attenzione ogni movimento di Jeff per cercare di capire quali fossero le sue intenzioni.
Il moro lo raggiunse, dondolandosi sulle sue stesse gambe come se il pavimento sotto alle suole fosse fatto di gelatina; il suo equilibrio e le sue capacità cognitive erano seriamente compromesse, ma questo non gli impediva di assumere il controllo della situazione.
-La ragazza, dov'è?- ghignò; se fosse stato solo un poco più attento e un po' meno ubriaco, avrebbe di certo notato la vistosa macchia di sangue sul camice dell'uomo, il cui rosso acceso si contrapponeva fortemente al bianco candido del tessuto.
Smiley aggrottò la fronte e assunse un'espressione decisamente infastidita. -Ma che cazzo stai blaterando, sei impazzito del tutto per caso?- ghignò, gesticolando con entrambe le mani.
E l'altro, mantenendo il suo sguardo gelato dritto sul volto dell'amico, sentì di nuovo un fulmine di rabbia attraversarlo in un attimo; sotto ai vestiti logori che quasi mai aveva occasione di lavare, il suo corpo era vittima di continue scariche elettriche causate dell'adrenalina.
-La ragazza coi capelli rossi!- gridò ancora, facendosi avanti senza alcuna educazione.
-Jeff, datti una cazzo di calmata- replicò l'uomo, sollevando le mani. -Sei chiaramente ubriaco, quindi adesso calmati e riparliamone quando ti è passata la sbornia-.
Il moro scosse energicamente la testa e alcuni ciuffi dei suoi capelli, lisci per loro natura e neri come il petrolio, scivolarono sul viso comprendo solo parzialmente la terribile cicatrice che lo decorava. -No, schifoso pezzo di merda- esclamò infine, sogghignando; consapevole di essere disarmato, avrebbe utilizzato i suoi stessi pugni come arma, anche a costo di spaccarsi tutte quante le nocche. -L'ho trovata io, è mia e non ti ho mai autorizzato a prendertela- gridò, con la voce che tremava per la rabbia. Smiley tentò di replicare, ma non me ebbe il tempo: con uno scatto degno di un felino, Jeff lo aveva già afferrato per la giacca per poi sbatterlo ferocemente contro alla parete retrostante. L'uomo tentò di difendersi annaspando vistosamente, ma anche lui era a mani vuote e non poteva contare sulla stessa forza fisica del suo rivale, che nonostante avesse un fisico minuto era decisamente più agile e muscoloso di lui, per via dello stile di vita che conduceva. Così, il dottore dovette limitarsi a parare i colpi come meglio poteva, continuando a tentare di farlo ragionare.
-Jeff, ma che cazzo ti prende?!- gridò, cercando di togliersi di dosso le sue mani. -Eravamo d'accordo, mi hai detto tu di farlo!- tentò di spiegare, riuscendo finalmente ad afferrare il braccio sinistro dell'avversario e bloccarlo, facendolo girare dietro alla sua schiena.
-Solo che sei ubriaco marcio come sempre, perciò non te ne ricordi-.
A quel punto il moro, dopo aver lottato per una manciata di secondi cercando di liberarsi dalla presa che bloccava i suoi movimenti, riuscì a recuperare un poco di calma; aveva il fiato corto e le sue ginocchia ormai tremavano a causa della stanchezza, ma non era per niente soddisfatto della piega che aveva appena preso la situazione.
-Non ti ho detto che potevi usarla- borbottò, scivolando via lentamente per allontanarsi dall'amico. La sua testa aveva ripreso a girare vertiginosamente, tanto che non era più tanto sicuro di quale fosse il pavimento e quale il soffitto.
-Andiamo, è solo una delle tante!- gli rispose Smiley, che sembrava non riuscire a comprendere a cosa fosse dovuta la strana reazione dell'altro. Come biasimarlo, dopotutto; erano già molte le ragazze che loro malgrado erano finite tra le loro mani, e nessuna ne era uscita tutta intera.
Né tantomeno viva.
Nonostante ciò, il killer non aveva mai manifestato un tale interesse nei confronti delle sue vittime; per la maggior parte del tempo Jeff si comportava più come un animale che come un essere umano senziente, si limitava a reagire ai suoi impulsi senza preoccuparsi minimamente delle possibili conseguenze. Eppure sembrava aver avuto un ripensamento riguardo alla sorte di quella specifica ragazza, per una ragione al momento sconosciuta forse anche a lui stesso.
-Mi dispiace bello...- continuò a dire l'uomo, che nonostante fosse piuttosto scocciato dalla situazione voleva che le cose tra loro fossero chiarite. -Dovevi dirlo se non volevi che la...-.
-Non importa- lo interruppe improvvisamente il moro, piegandosi verso il pavimento e puntando rapidamente entrambe le mani sulle ginocchia; aveva già svuotato completamente il suo stomaco, ma la nausea continuava a tormentarlo costringendolo a rigettare soltanto la saliva che ancora era nella sua bocca.
-Cristo, stai una merda- commentò l'altro, osservando la scena con malcelato disgusto. -Credo sia meglio che ti dai una ripulita, sei davvero rivoltante, Jeff-.
Il ragazzo riuscì a udire quell'ultima frase, mentre i suoi sensi iniziavano rapidamente ad assopirsi; si ritrovò a guardare le labbra dell'amico muoversi più volte, senza essere in grado di udire qualsiasi suono. In quel momento, poco prima di cadere con la faccia sul pavimento, realizzò che aveva decisamente perso del tutto il controllo della situazione.
Colpa della bottiglia di vodka che aveva buttato giù per la gola come fosse acqua fresca, facendo dannare quello stomaco già fortemente compromesso dalla sua dipendenza.
Colpa della stanchezza, causata da quella giornata passata tra i peggiori vicoli della città, gironzolando senza meta come un gatto randagio.
Colpa del fatto che non metteva qualcosa sotto ai denti di un paio di giorni, a parte litri di alcolici e qualche pacco di patatine.
Smiley lo vide crollare a terra in un attimo, e nonostante avrebbe potuto afferrarlo lasciò che andasse a finire con la faccia sul pavimento pieno di cocci di bottiglie; dopotutto, un po' se lo meritava.
Scosse la testa, sollevò le spalle e se ne andò con un atteggiamento piuttosto indifferente, abbandonando l'edificio e tornando alle sue faccende private. Così, il moro restò disteso a terra e totalmente incosciente a respirare le muffe di quel vecchio palazzo abbandonato, mentre il suo corpo era intento a smaltire la sbornia e recuperare quel poco di energie necessarie ad andarsene da lì.
Nonostante la pietosa disavventura che aveva appena vissuto, forse al suo risveglio non si sarebbe neppure ricordato nulla dell'accaduto.

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