31. Lampi, silenzi e sguardi

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Jeff cessò di muoversi concentrando il suo sguardo carico d'odio sul volto teso del suo interlocutore. Aveva il fiato grosso, le sue mani pareva non volessero più smettere di tremare e l'adrenalina gli stava generando continue scariche elettriche lungo la colonna vertebrale; tuttavia, questo non gli impedì di comprendere che in realtà Doctor Smiley sembrasse sinceramente voler evitare in tutti i modi quello scontro.
E questo lo rendeva confuso.
Lanciò uno sguardo sfuggente alla figura di Eyeless Jack che nel frattempo si era allontanato di lui compiendo un paio di passi indietro, adesso intento a tamponare la ferita sulla sua coscia con entrambe le mani, notificando che anche lui non sembrava in effetti avere intenzione di proseguire il combattimento; e non solo perché era già stato ferito e non aveva intenzione di peggiorare la sua condizione, ma anche perché era praticamente certo che non sarebbe mai riuscito ad avere la meglio in uno scontro diretto con Jeff.
Nessuno dei due avrebbe potuto, probabilmente.
-Per favore, ascoltami adesso- esclamò ancora Smiley, sollevando entrambe le mani in segno di resa. Una grossa goccia di sudore stava attraversando la sua fronte. -Ma devi ascoltarmi bene, hai capito?-.
Il moro emise una smorfia, lasciando intendere che la pazienza in suo possesso al momento era piuttosto scarsa e che di conseguenza sarebbe dovuto andare dritto al punto. Jiente giri di parole. Nessun'altra scusa o bugia. D'altro canto, se Eva non fosse morta ma semplicemente ferita avrebbe dovuto raggiungerla in fretta se voleva sperare di poterle salvare la vita.
Lo sguardo dell'uomo in camice cambiò ancora, fu coperto da un sottile velo di tristezza e preoccupazione mentre portando una mano alle labbra si schiarì la voce; la ferita sulle sue costole gli stava provocando un dolore lancinante, che tentava invano di soffocare con tutte le sue forze. -Devo domandartelo, Jeff. La ragazza di cui parli... Ha i capelli rossi?-.
Il killer strinse energicamente le mandibole mentre la sua mente lo riportava con crudeltà al ricordo di quella ciocca che aveva trovato ai piedi del letto stretta tra le sue dita, un ulteriore brivido scosse il suo corpo ed ebbe nuovamente l'impulso di aggredire il suo interlocutore; tuttavia capí che farlo sarebbe stato sconveniente, perché prima doveva farsi dire in quale luogo Eva era stata portata. Se un tempo era stato il suo aguzzino, il suo sequestratore e il suo violentatore quel giorno sarebbe stato diverso; voleva salvarle la vita, voleva a tutti i costi che lei stesse bene e avrebbe dato la sua stessa vita per questo.
E quel bastardo sembrava sapere che cosa le fosse accaduto per davvero.
-..Sì- mugolò, con un filo di voce.
Doctor Smiley emise un sospiro appena percettibile, abbassando lo sguardo. -Lo avevo capito, è da un po' che lo suppongo ma non ne avevo ancora la certezza-.
-Cosa le avete fatto?- ghignò ancora Jeff, sempre più spazientito. -Dov'è Eva?-.
-Ti prego, sta calmo- ripeté ancora il dottore, che parlava con evidente fatica. -Adesso ci arrivo-.
Ma a quel punto la voce di Jack, leggermente distorta dal dolore fisico che stava provando, si intromise nella conversazione nel tentativo di offrire supporto al collega. -Abbiamo ucciso quella ragazza, in effetti è vero- esclamò, avvicinandosi con una camminata lenta e irregolare. -Ma sei stato tu a rapirla, te lo ricordi?-.
I pugni di Jeff si strinsero simultaneamente, mentre una voragine di disperazione sembrava intenta a squarciare a metà il suo petto. Aveva appena realizzato di non poter più fare nulla per salvarla, poiché alla morte non v'è rimedio.
-Però questo...- intervenne Smiley, in prevenzione dell'ennesimo scoppio d'ira del ragazzo. -Questo è accaduto qualcosa come tre settimane fa. Forse anche di più-.
Quelle parole echeggiarono più volte nella mente del killer, offuscata dal dolore e dalla rabbia che tentava di reprimere; ma non riuscì a darvi un senso. L'ultima volta che aveva visto Eva era stata quello stesso giorno, perciò era evidente che il dottore si stesse riferendo alla vittima sbagliata.
Nient'altro sembrava avere senso.
-Non è possibile- mugolò.
Con un gesto coraggioso Smiley sollevò lentamente una mano e la poggiò sulla sua spalla, anche se fu immediatamente respinto.
-Non è possibile- ripeté ancora il moro, alzando il tono della voce. -Che cazzo stai dicendo?-.
-Jeff, quella ragazza con i capelli rossi l'abbiamo uccisa il giorno seguente, subito dopo il rapimento. Davvero non te ne ricordi?- tentò di spiegare, seppur con evidente esitazione.
Dall'esterno delle vetrate piene di crepe l'acquazzone che su stava riversando sulla città si era trasformato in un vero e proprio temporale e in quel momento, con un tempismo innaturale, un lampo illuminò la stanza per un secondo proiettando numerose ombre irregolari sul pavimento e sulle  pareti crepate.
Colto alla sprovvista da quell'affermazione Jeff restò immobile a fissare il dottore, tentando di dare un senso alle parole che lo avevano trafitto come lame conficcate nella carne; nonostante il suo status mentale alterato non impiegò molto a comprendere ciò che l'altro intendeva dire, ma la conferma giunse poco dopo, sputata fuori dalle labbra di Jack con ben poco tatto.
-E da quel giorno tu hai iniziato a comportarti in modo strano. Non è stato poi tanto difficile fare due più due- borbottò il ragazzo mascherato.
-Quindi credete che sia pazzo, è così?-. La voce del killer adesso tremava al punto che risultava difficile comprendere ciò che stava dicendo; quella fu la prima volta in cui si dimostrò così debole emotivamente al cospetto degli altri due, o di qualsiasi altra persona in generale. -Credete che io abbia le allucinazioni? Che me la sia inventata?-.
-Crediamo che tu abbia completamente perso il controllo sulle tue dipendenze, Jeff. E che la solitudine ti abbia giocato un brutto scherzo- intervenne ancora il dottore, cercando di mantenere un tono quanto più pacato possibile. -Abbiamo ucciso la ragazza e smerciato gli organi come sempre, e tra l'altro tu lo sapevi, hai partecipato alle trattative sul prezzo- continuò. -Ma evidentemente hai rimosso tutto quanto per alimentare una tua... Realtà parallela, per così dire-.
Silenzio.
Un secondo lampo accese la stanza di un'intensa luce bianca per un paio di secondi, seguito poco dopo da un tuono tanto violento da far vibrare il pavimento del vecchio palazzo abbandonato. E assieme ad esso anche le gambe di Jeff iniziarono a tremare, come se d'un tratto facessero troppa fatica per reggere il peso del suo stesso corpo.
Affogò i polmoni in una grande boccata d'aria gelida. -No, no, questo... Questo non è vero- riuscì a balbettare, distogliendo lo sguardo. -Non ha senso... Non ha alcun senso-.
Jack sistemò distrattamente la maschera sul suo viso poi intrecciò le braccia, notificando che l'aggressività dell'interlocutore sembrava essersi del tutto spenta lasciando spazio a un'evidente stato di disperazione. -Forse non è il momento migliore, ma prova a ragionarci su. Amico, qualcun'altro a parte te ha mai visto questa Eva di cui mi hai parlato?- esclamò. -Come l'hai portata fino al tuo appartamento senza che nessuno lo abbia notato?-.
L'altro aggrottò la fronte, scuotendo energicamente il capo. -È stato Smiley a portarla da me- mugolò, voltandosi brevemente verso l'uomo in camice bianco. -Lei ha detto che...-.
-E questo ha senso, per te?- continuò a inveire Eyeless Jack. -Noi non abbiamo neanche le chiavi, cazzo!-.
Come la caduta di un singolo sasso è in grado di provocare una frana, quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso: per la prima volta, dopo tutti quei giorni di pura follia, Jeff si rese conto che effettivamente vi fosse qualcosa che non andava nella sua storia con Eva.
Fece un passo indietro, stordito e disorientato, tentando di rimettere insieme i suoi pensieri. Nonostante ciò che gli altri due stavano insistentemente cercando di digli non poteva immaginare di aver perso il contatto con la realtà fino a quel punto, e per questo aveva l'impellente necessità di fare chiarezza su ciò che stava accadendo.
-Io voglio solo aiutarti, Jeff-. La voce di Smiley giunse alle sue orecchie ovattata, come se provenisse da molto lontano, mentre il killer aveva già iniziato a incamminarsi verso le scale che conducevano all'uscita del vecchio palazzo.
-Qualcuno doveva pur dirtelo-.
Il violento acquazzone che si stava riversando sui suoi vestiti fu in qualche modo un piacevole compagno durante il cammino che Jeff intraprese per tornare al suo appartamento, perché i continui brividi che la pioggia gelida gli provocava gli permettevano di mantenere un solido contatto con quella realtà che adesso percepiva come sfuggente. Smiley e Jack lo lasciarono andare pur temendo per la sua incolumità, perché sapevano che intervenire in quel momento sarebbe stato controproducente.
E probabilmente avevano ragione.
-Non è vero, non ha senso- continuava a bisbigliare il moro, mentre con gli occhi ridotti a due fessure si sforzava di seguire il profilo del marciapiede nonostante la forte pioggia stesse limitando sensibilmente la sua visuale. Quando finalmente raggiunse l'androne del palazzo era completamente fradicio, tanto che diverse ciocche dei suoi capelli si erano attaccate alla fronte.
Qualunque fosse la verità nascosta dietro alla porta del suo appartamento, era il momento di costringerla a venire alla luce.

Everlasting darkness Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ