Capitolo 11

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-William con me puoi parlare, non accadrà nulla-

-tu non capisci- si passò le mani tra i capelli e si sedette sul mio letto con le dita ancora tra i capelli corvini e il volto basso verso il pavimento.
Sembrava così fragile e disperato, e vederlo così non faceva che struggermi. Lo raggiunsi e poggiai le ginocchia a terra, il pavimento era così freddo, e solo in quel momento mi resi conto che avevo solo la maglietta larga con i pantaloncini corti, quasi inesistenti e per un attimo mi sentii a disagio, ma quella chioma corvina mi chiedeva aiuto.
Misi le mani sulle gambe, poi con una gli toccai il ginocchio cogliendolo di sorpresa.

-aiutami a capire allora- cercai di usare il tono più dolce che avessi, poi finalmente William mi guardò, i suoi occhi così scuri mi davano alla testa.

-ok- disse titubante -a quanto ho capito hai fatto delle ricerche, dimmi cosa sai-

-so che alcuni di voi sono stati cacciati perché innamorati di mortali. E altri angeli vi hanno... spezzato le ali-

Vidi trasparire dai suoi occhi del dolore -si beh, sai chi erano questi altri angeli?- scossi la testa.
-diciamo che erano dalla parte dei "cattivi"- disse imitando le virgolette con le mani, ora i suoi gomiti erano poggiati sulle ginocchia -erano coloro che volevano mettere in cattiva luce gli angeli che erano dalla parte dei "buoni". Volevano far vedere che non erano gli unici, così iniziarono a seguirne alcuni, e molti furono sorpresi con esseri umani. Questi pensando di poter fare giustizia loro stessi, iniziarono a spezzare le ali di tutti coloro che consideravano non degni di essere angeli. E come dimostrarlo se non distruggendo l'unica cosa che ti rende tale?- fece una pausa e io continuai a guardarlo fino a che non ebbi i suoi occhi nei miei.

-loro... loro iniziarono a spezzare le ali e da queste iniziò a uscire un fuoco tra il rosso e il ghiaccio. Sai perché?-
Scossi nuovamente la testa.
- diciamo che il ghiaccio sta a simboleggiare l'appartenenza ai Cieli, caratterizzati da un colore tra il bianco e l'azzurro chiaro,mentre il rosso le fiamme dell'Inferno. I loro occhi divennero rossi perché per sempre dannati, e considerati inferiori agli altri angeli. Gli artigli, diciamo che quelli sono un effetto collaterale di essere un dannato- Sorrise amaramente e io gli poggiai nuovamente una mano sul ginocchio.

-io non credo che tu sia dannato-

-non mi devi aver visto bene.-

-io ti ho visto invece-

-ho quasi ucciso un uomo-

-sono sicura che avevi una ragione per farlo- a queste mie parole si alzò in piedi.

-perché non lo riesci a capire? Sono un mostro! Sono un mostro che porrebbe anche ucciderti- disse l'ultima frase in un sussurro. Mi alzai e mi misi di fronte a lui. Alzò una mano e mi passò l'indice sulla guancia provocandomi un brivido, e non era di paura.
Stava per abbassare nuovamente la mano, ma gliela presi e la poggiai sulla mia guancia e ancora quella sensazione di caldo e freddo mi attraversò la pelle.

-se avessi voluto uccidermi lo avresti già fatto-

-dovresti avere paura di me- abbassò lo sguardo.

-ma non ne ho- feci una pausa, ero insicura su cosa dire -fammeli vedere- lui alzò lo sguardo e ora i suoi occhi scuri erano nei miei -fammi vedere i tuoi occhi.-

Si raddrizzò e gli lasciai la mano che cadde lungo il suo fianco. Era davanti a me a pochi centimetri.
Cercai di mostrare determinazione e sembrò funzionare perché guardò verso il basso e quando mi rivolse il suo sguardo era diverso.
Come sempre il suo viso dai lineamenti leggermente duri mi facevano impazzire. Quando guardai i suoi occhi erano rossi, più rossi del fuoco, erano così intensi, non avevo mai visto un colore così bello. Probabilmente nel buio più totale avrebbero brillato come due luci.
Attorno a noi era tutto buio e solo la luce della luna entrava dalla mia finestra creando un chiaroscuro spettacolare. Il suo viso era tutto illuminato, ma una metà era leggermente più scura e delineava tutto il suo profilo, i suoi capelli erano ancora più neri. Avrei voluto avere un foglio e del carboncino per immortalare quel momento.
I suoi occhi evitavano i miei timorosi della mia reazione.
Con mano tremante per il freddo e il turbine di emozioni che avevo dentro e che in quel momento mi stava trasmettendo, arrivai al suo viso.
Con le dita seguii prima il suo lineamento duro della mascella, salendo incontrai qualche filo di barba anch'essa corvina, percorsi il suo zigomo spigoloso fino ad arrivare con il pollice sotto l'occhio destro. Ora finalmente quel fuoco che aveva negli occhi mi guardava, ed era tutto per me. Gli passai il pollice sotto l'occhio proprio come il giorno prima sull'uscio di casa mia. Il suo sguardo traspariva confusione. (Lana del Rey - Born to die)

Devil's Seduction #Wattys2018Where stories live. Discover now