Capitolo 12

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Mi guardai attorno nel panico.
Dalla mia ferita sulla parte laterale dello stinco stava mano a mano uscendo sempre più liquido rosso e non sapevo cosa fare. Abbassai lo sguardo sulla ferita e riuscii quasi a vederne il muscolo, per poco non vomitai dal ribrezzo.
Chiusi forte gli occhi nella speranza che fosse tutto un'illusione, ma quando li riaprii la situazione era sempre la medesima. Il sangue continuava ad uscire e strinsi i denti per evitare di urlare dal dolore, emettendo gemiti che neanche io riconobbi. Iniziai a sudare, fino a che non ebbi la fronte imperlata di sudore, tanto da lasciare umida qualche ciocca sulla fronte. Riabbassai lo sguardo e attorno a me vidi solo una pozzanghera di sangue che si allargava lentamente, ora anche i miei vestiti si stavano intingendo di quel rosso.

Presa dallo sconforto e dal dolore mi stesi a terra con la gamba ancora piegata.

Mi sentivo la maglietta bagnata e la schiena incollata ad essa. Il dolore era così forte che sarei potuta morire. Era come se tutte le forze mi abbandonassero.
Il freddo del pavimento e il caldo del sangue non facevano che confondermi.
Chiusi gli occhi, come in attesa di qualcosa. Il dolore si fece sempre più forte, stavo quasi per dare finalmente voce alle grida che ormai avevano preso possesso della mia mente, poi in un solo istante, tutto svanì.

La schiena bagnata, il sudore, il caldo del sangue e il dolore alla gamba. In realtà faceva ancora male, ma era più che altro una specie di pizzico continuo. Mi poggiai sui gomiti e voltai la testa davanti a me. Non c'era più nessuna traccia del sangue che avevo perso fino a quel momento. La scia di sangue dalla porta a dove ero accasciata, quello sui miei vestiti, quello sotto di me, tutto svanito, come se mi fossi appena svegliata da un incubo.

Mi misi subito a sedere e guardai la gamba che sentivo ancora pulsare. Era perfettamente intatta, ma al posto della ferita ora c'era un simbolo. Era una specie di V, solo con un angolo minore tra i due segmenti. Non sarà stata più grande di una falange di un dito della mia mano. Inoltre un lato era rosso, mentre l'altro era nero ed era contornato da qualche goccia di sangue che mi apprestai a pulire, un sangue di un rosso troppo chiaro per essere il mio.
Quando presi il cellulare dalla tasca vidi l'ora, segnava gli stessi minuti di quando chiesi alla professoressa di andare al bagno 8.37. Com'era possibile? Tutto quel dolore, sarà almeno durato dieci minuti se non di più. Spensi e riaccesi il telefono nel caso si fosse sbagliato, ma il tempo di fare il tutto e segnava solo le 8.38. In quel frangente durante il quale ho patito il dolore più acuto della mia vita, il tempo non era passato. Era impossibile, quei minuti che ho passato non possono semplicemente essere stati cancellati.
La mia testa scoppiava di domande, mi poggiai al muro e presi il capo fra le mani. Lasciai passare qualche minuto, poi mi alzai, mi guardai allo specchio e cercai di tornare in me dandomi qualche schiaffetto sulle guance per poi fare ritorno in classe.
La professoressa mi guardò preoccupata, e per rassicurarla le feci il sorriso più falso della mia vita, al quale lei sembrò fare affidamento.
Quello che mi era successo, doveva essere qualcosa di surreale, non potevo crederci, e non ne avevo le prove data la sparizione del sangue.
Finalmente la campanella suonò e quando andai agli armadietti Lily era già davanti al mio

-allora?- Era tutta emozionata come la prima volta che parlai con William.

-allora cosa?- quando mi voltai a guardarla la sua espressione cambiò da sorridente a preoccupata.

- oddio Eloise che cosa è successo?-

-niente. Perché preoccupata tutto ad un tratto?-

-te lo dico da amica- mi poggiò una mano sul braccio -non hai una bella cera, sembra che qualcuno ti abbia spaventata a morte-

Beh, in fondo non era poi così lontana -ma no Lily tranquilla, sono solo stanca-

-stanca?- quasi urlò -stanca, tu che hai la fortuna di parlare con Mr tenebroso?-

Devil's Seduction #Wattys2018Where stories live. Discover now