Capitolo 28

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Il rumore dei tacchi diventò sordo quando toccò la moquette bordeaux.
Un cameriere, anch'esso munito di maschera, mi fece strada, per poi lasciarmi, all'ingresso di un'enorme sala.
La stanza era affollata, c'erano persone di ogni tipo: il socio d'affari, l'avvocato, la moglie dell'avvocato. Nonostante le maschere era semplice arrivare a comprendere il loro status. Non solo per l'abbigliamento che si capiva essere costoso, ma anche il modo in cui parlavano, i gesti, era tutto fin troppo semplice. Ammisi che amavo leggere libri sulla psicologia e il linguaggio del corpo. Ogni tanto mi dicevo che ero pazza.
Notai anche ragazzi che avranno avuto la mia età, forse qualche anno in più.
Non appena, nel silenzio, il rumore ovattato del mio tacco padronò la stanza, popolata da sussurri e un'orchestra di musica classica, numerose persone si voltarono ad osservarmi. Mi sentivo così tanto imbarazzata che sarei volentieri uscita di lì. 
Mi avvicinai al tavolo ove servivano champagne, aspettando tra tutte quelle persone che attendevano di essere servite.
Nel frattempo continuai a guardare la porta d'ingresso nell'attesa di vedere Tristan oltrepassare la soglia.
Qualcuno mi si parò davanti.

- Gradite signorina? - alzai lo sguardo e un ragazzo di qualche anno più grande di me, mi porgeva un bicchiere semipieno di champagne, mentre ne teneva una altro in mano.

- Non avete una dama a cui portarlo? - la maggior parte dei ragazzi era accompagnato da una ragazza, ecco il motivo della mia risposta.

- Vedo che vi siete guardata attorno per bene... comunque no, quella è solo mia cugina -

Gli sorrisi riconoscente e presi il bicchiere. Aveva i capelli castani portati leggermente all'insù e i suoi occhi erano celesti. La mia attenzione cadde nuovamente sull'entrata, e questa volta vidi Tristan fare il suo ingresso.
La maggior parte delle donne si voltarono a guardarlo, e quando incrociò il mio sguardo, mi fece l'occhiolino.

- Siete davvero incantevole, amo i vostri occhi verdi. Non so cosa darei per vedervi senza quella maschera. - realizzai che l'estraneo era ancora davanti a me. Poggiò una mano su di essa, ma riuscii a fermarlo in tempo.

- Non siate frettoloso - gli scansai la mano e mi allontanai.
Al lato opposto al tavolo di champagne vi era un bancone, ancora deserto, dove si offrivano superalcolici. Mi avvicinai e poggiai ad esso per vedere meglio qual'era la situazione. Sembrava il tipico ballo in maschera che si vedeva nei film: uomini che flirtavano con qualsiasi essere di sesso opposto, e il solito che si ritrovava circondato da ragazze la quale voce era assordante. Continuai a guardarmi attorno, sorseggiando lo champagne, e notai che adesso si iniziavano a formare coppie che ballavano un lento vicino all'orchestra. Notai anche Tristan che venne trascinato sulla pista da una signora che avrà an avuto l'età di mia madre, e mentre lui mi guardava disperato, io tentai di trattenere una risata.
Due occhi di ghiaccio mi impedirono la vista di quel momento esilarante.

- Cosa la diverte così tanto? - il ragazzo di poco fa non si era arreso. Questo vestito doveva proprio essere bello. E ne ebbi la conferma quando il mio interlocutore lo studiò diverse volte.

- Oh, niente davvero. È una festa così graziosa - tentai di fargli credere il più possibile di appartenere allo stesso ceto.

- Bene. Allora, mi concedete l'onore? - si mise una mano dietro la schiena e porse l'altra a me. La sua voce non tremò un secondo, sembrava nato per fare il bello della situazione.

- Mi spiace, non ballo. Le consiglio di cercare qualcun'altro - gli sorrisi.

- Insisto - la sua mano era ancora tesa verso di me e i suoi occhi maliziosi erano fissi nei miei. Non potevo mettermi a ballare o non avrei tenuto d'occhio la situazione. Probabilmente qualche posto strategico su quella pista ci sarebbe stato, ma non me la sentivo di ballare con lui. Dovevo capire chi mi voleva, e soprattutto cosa voleva. (Tom Odell - Can't pretend)

Devil's Seduction #Wattys2018Where stories live. Discover now