Capitolo 17

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Non sapevo cosa fare. Lui si avvicinava sempre di più. Distogliere lo sguardo dal suo era praticamente impossibile, quasi mi specchiavo nelle sue pupille. Mi iniziai ad interrogare su come evitare proprio quello che stava accadendo, quando sentii una voce chiamarmi, proprio vicino a me, alla mia destra. Thomas si girò quasi infuriato. Mi voltai e vidi William.

-scusa amico, stavamo parlando. Puoi tornare dopo?- disse Thomas a denti stretti.

-me ne ero accorto. E te lo puoi anche scordare. Io ho bisogno di parlarle adesso, quindi non metterti in mezzo- la sua voce era dura.

-altrimenti?- stavano davvero per fare a botte per chi voleva parlare prima con Eloise Anderson? No, ok. Avrei voluto ricordargli che non siamo in un film, ma non mi sembrò il caso di intervenire.

-devo ricordarti cosa è successo l'ultima volta?- William sorrise sfidandolo, e Thomas abbassò la mano che aveva sul mio volto.

William sorrise vittorioso e subito dopo si fece serio. Senza guardarmi mi prese per il braccio e mi costrinse a seguirlo. Sembrava la presa che mia madre usava quando ero piccola ed eravamo in pubblico per portarmi da qualche parte a sgridarmi.
Andai addosso a troppa gente, tanto che, uscita dalla folla, avevo l'altro braccio dolorante per tutte le botte che avevo preso.

-dove stiamo andando?- urlai per sovrastare la musica, ma lui non mi rispose.

Guardandolo da dietro notai che aveva delle spalle enormi, lo sapevo già, ma in questo momento avevo un'altra visuale, e sembravano immense. Con i tacchi riuscivo ad arrivargli leggermente sopra la spalla, la differenza di altezza è sempre stata qualcosa di positivo per me. Quella sera aveva i pantaloni neri e strappati del primo giorno di scuola, una maglietta grigio scuro leggermente lunga e sopra il giacchetto di pelle, anche se il modello mi parve leggermente diverso dal solito.

Passammo tutta la sala dove la gente saltava e nonostante qualcuno lo chiamasse per incoraggiarlo a ballare, lui neanche li degnava di uno sguardo. La sua mano attorno al mio braccio, proprio sopra il gomito, era stretta, ma non faceva male, sembrava quasi delicata. Aveva lunghe dita sottili, ma muscolose. Sul dorso della mano c'era qualche vena che si notava per il suo spessore.
Superammo qualche altra persona, mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa invano. Arrivò all'ingresso, aprì la porta e ci ritrovammo nel giardino, a parte qualche ubriaco a terra a dormire più lontano, non c'era nessuno. Mi mise con le spalle al muro di siepe che faceva da recinto della casa.

-cosa cavolo ti è preso?- mi urlò contro. Adesso quella che si comportava da svampita ero diventata io? Questo ragazzo non faceva che confondermi, per non parlare dei suoi comportamenti. fino a meno di un'ora fa mi sgridava per aver giocato a biliardo con altri e con lui, mentre ora mi urlava contro di punto in bianco. Era la persona più lunatica del mondo.

-Cosa cavolo mi è...- stavo per finire di citare la sua frase, ma poi partì con la mia -stai scherzando vero? Non sono io quella che prima quasi ci prova, poi fa una scenata per non farti giocare a biliardo, e poi ti trascina via da una festa con un diavolo per capello- alzai anche io la voce, ero stufa di fare la debole, io non ero così.

-tu non capisci- ecco l'unica cosa che non poteva dire.

-io non capisco?- sorrisi amaramente.

-stammi a sentire- lo interruppi senza pensarci due volte, nonostante la sua voce si era addolcita.

-no, tu stammi a sentire. Sei la persona più lunatica che io abbia mai conosciuto! Ti rendi conto di come la nostra relazione sia andata avanti? Ti sei mai fermato a pensare a quello che mi hai fatto? Prima di te la mia vita era normale, ero una normalissima tristissima adolescente che andava avanti con la sua vita tranquillamente. Poi tu sei entrato in quella maledetta classe, e hai iniziato a fare di tutto affinché io ti notassi, affinché io perdessi la testa per te!- stavo urlando come una matta, stavo dando sfogo a tutto quello che avevo sempre pensato, ma che non avevo mai avuto il coraggio di dirgli in faccia, forse per la paura di quello che poteva succedere dopo. Forse perché dopo che avrò finito la mia sfuriata, lui mi manderà al diavolo e mi estranierà per sempre dalla sua vita. Misi le mani davanti a me -tu... TU dopo avermi illusa clamorosamente cosa fai? Mi pianti in asso e ti inizi a fare una ragazza qualunque cercando di allontanarmi il più possibile da te, e poi? Quando finalmente stavo andando avanti con un'altra persona che mi avrebbe trattato come se fossi la sua unica ragione di vita tu ti immischi di nuovo? E poi osi anche dirmi che non ti capisco? Cosa ti dice la testa?- gesticolavo freneticamente, era un mio difetto di quando perdevo la pazienza. -sai una cosa? Se davvero non capisco, perché allora non mi spieghi?-.

Devil's Seduction #Wattys2018Where stories live. Discover now