Capitolo 32

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Entrai di cosa dentro casa dopo aver sentito quel verso.
Una volta dentro vidi il mutaforma contorcersi dal dolore e Will mi dava le spalle.
Non appena poggiai i piedi sulle travi in legno della mia casa, queste iniziarono a scricchiolare, così Will si voltò.
La sua pelle era del colore della cenere, i suoi occhi rossi, le sue zanne in vista, come i suoi artigli. Allora era realmente questo il giorno in cui Will diventava più forte, tanto da perdere il controllo? A differenza di Tristan che se ne stava in fin di vita nel giardino.
Quando mi guardò non sembrò riconoscermi, i suoi occhi non mi comunicavano nulla. In un attimo il mutaforma dietro di lui si mosse e scomparve.
Mi avvicinai a Will lentamente, come si fa per gli animali selvatici.

- Will... sono Eloise. Mi riconosci? - lo vidi piegare leggermente la testa di lato. Non sembrava avermi riconosciuto.
Sentii qualcosa di melmoso attorno al collo e sulla mia schiena, capii che era il mutaforma. Tentai di divincolatmi mentre la stretta attorno al mio collo si faceva più forte.

- Will... - cercai di chiamarlo, ma quando vide il demone dietro di me, gli si illuminarono gli occhi, come se non vedesse l'ora di ucciderlo.
Corse verso di me, puntando il mutaforma. Con una mano mi spazzò via, così andai contro l'isola della cucina, sbattendo la testa e ferendomi il braccio a causa dei suoi artigli.
Cercai di mantenermi sveglia, ma le figure davanti ai miei occhi divennero sempre più sfocate. Continuai a sforzarmi, fino a vedere una scura sagoma venire verso di me, fino a che svenni.
  
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Ancora con gli occhi chiusi mi sentivo come cullata. Mi stavo muovendo, o meglio io ero ferma, ma ero su qualcosa che si muoveva. Sentivo i rami e le foglie degli alberi lamentarsi ad ogni grande passo. Quando aprii gli occhi lentamente, vidi Will.
Mi stava portando in braccio non so dove. Era ancora come lo avevo visto in casa, tanto che i suoi artigli toccavano il maglione che mi copriva le braccia.
Guardava avanti a sé sicuro del sentiero che stava prendendo.
Avevo la testa e metà corpo poggiato sul suo, e potevo sentire quanto scottasse. Ero abituata a sentire i suoi sbalzi di temperatura, ma questa volta era diverso, era bollente. Il suo respiro era pensante, nonostante si capiva la poca fatica che faceva nel portarmi.
Non saprei dire per quando camminò, ma ad un certo punto spiccò il volo, ed atterrò in un posto vicino al mare. Le pareti di rocce erano attorno a noi, ma il cielo era visibile.
Sentii chiaro il rumore delle onde del mare, e vidi qualche albero. Non appena si voltò a guardarmi con quei suoi occhi rossi, mi lasciò scendere.
Le mie scarpe affondarono nella sabbia chiara. Continuai a guardarlo, aveva le ali spiegate. Mi fissava a sua volta non vergognandosi del suo essere, per una volta, e ne fuu orgogliosa. Dietro di lui c'era un piccolo fiumiciattolo, ma non riuscii a vedere altro.
Di colpo mi sentii mancare le forze, e Will mi prese in tempo prima di impattare sulla sabbia.
Lo guardai negli occhi, e sembrava non voler parlare.

- Will... - sembrò stupito dalla mia voce. - Dove siamo? -

Lui non rispose e mi prese il braccio che mi aveva precedentemente ferito. La manica del maglioncino era tinta di un rosso più scuro a causa del sangue perso. Quando alzò la manica rimase sorpreso quanto me nel vedere che non vi erano graffi. Mi guardò come a chiedere spiegazioni.

- Non chiedere - lo sentii fare un verso di disapprovazione, e si alzò.

Si mise di spalle a me, e potei vedere quanto la maglia fosse stracciata, a causa delle ali. Erano enormi e sembravano aver subito le peggiori sofferenze.
La grotta in cui eravamo le conteneva perfettamente, un luogo di un millimetro più piccolo, e non sarebbe entrato.
Ormai era tardo pomeriggio e Will continuava ad uscire e ritornare dopo 20 minuti. La sua forma non si decideva a mutare, eppure in un certo senso mi aveva riconosciuto, non perdeva così tanto il controllo.

Devil's Seduction #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora