Capitolo 31

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- Sei qui. -

- Eri tu che desideravi parlarmi - disse con il suo tono indifferente.

- C'eri anche tu quella sera vero? Eri nella mia testa quando mi stavano facendo qualcosa. - Non rispose, ed ero dell'opinione che "chi tace acconsente". - Sai cosa mi hanno fatto? Ti prego Abel, dimmelo. Aiutami a capire. -

L'uomo davanti a me guardò il cielo, come quella volta quando ero prigioniera. La sua espressione non cambiò, rimase la stessa. - Non posso dire quello che non so con certezza -

- Dovrai pur sapere qualcosa! - lo pregai.

- Io so qualcosa, ma non ho il permesso di dire nulla. Forse solo piccole cose. - prese del tempo- anche se credi che niente sia cambiato, non è così. E non solo, vi saranno malintesi, e soffrirai. - tornò a guardarmi. I suoi occhi rossi così in contrasto con il colore della sua pelle ormai non mi incutevano più paura.

- Tutto qui? - sorrisi amara - Sto già soffrendo! E non sapere cosa mi hanno fatto non fa che peggiorare le cose! -

- Dovresti rivelare i tuoi segreti a coloro che lo meritano - ciò detto scomparì nel nulla, e con lui anche le lapidi.

Uscii da quel campo ancora più innervosita di prima. Arrivai all'entrata del cimitero e sgranai gli occhi quando vidi il ragazzo dai capelli ricci e neri appoggiato alla sua moto. Feci finta di nulla e passai oltre.

- Allora questa visita com'è andata? - la sua voce era scherzosa, e non ne sapevo il motivo.

- Più che bene. - mentii.
Abel aveva cercato di aiutarmi, ma non avevo bisogno di mezze risposte: avevo bisogno di certezze.

- E tu? Che fai ancora qui? Non mi starai seguendo, mi auguro - dissi con un pizzico di disgusto, nonostante la cosa non poteva che farmi piacere.

- Potrei starti sorvegliando, si... Hai sentito della ragazza uccisa? - mi voltai di colpo. Adesso la gente veniva anche uccisa?

- Cosa? No! Dove e quando? Dammi dettagli - mi avvicinai affamata di notizie.

- Ne so quanto te. Una ragazza è stata uccisa in un bosco qui nelle vicinanze. Aveva 17 anni, so il posto è qui vicino e--

- Voglio andarci. Ora. Dimmi dov'è. - mi sentivo di dover vedere con i miei occhi il luogo. Mi vergognai quando realizzai di quanto una scena del crimine poteva elettrizzarmi.

Will mi sorrise malizioso, come faceva sempre - perché non vieni con me? -

- Non se ne parla! Dimmi dov'è! - il suo sguardo era divertito: non mi avrebbe mai detto nulla.
Mi avvicinai ancora alla moto e con aria scocciata presi il casco poggiato sullo specchietto, incurante del fatto che era il suo. Sorrise vittorioso e accese la moto. Strinsi una mano sulla sua spalla per aiutarmi a salire, e la moto prese velocità.
Questa volta evitai di aggrapparmi a lui, lasciai le mie mani adagiate, quasi per niente a contatto, con la sua guacca di pelle.
Nonostante cercassi di mantenermi più lontana da lui, la strana e piacevole sensazione che provavo con la sua sola presenza, stava di nuovo emergendo. Mi maledissi mentalmente per la reazione del mio stesso corpo. Dopo poco sentii la mano di Will prendere la mia e circondarcisi il busto. Inutile dire che lo lasciai fare.
Mi mancava così tanto.

Arrivati in prossimità di un piccolo bosco, Will frenò ed io scesi.
Senza aspettarlo mi addentrai nella vegetazione in cerca del luogo del delitto, so che non ci avrei trovato il corpo, ma la sagoma tracciata dai poliziotti si. Iniziai a camminare non badando alle urla di Will che cercavano di fermarmi.
Continuai a marciare, fino a che trovai il filo giallo che la polizia locale aveva lasciato. La sagoma della ragazza era tra le uniche tre querce di quella zona, che sembravano formare un triangolo equilatero. Il gesso segnava una figura a terra messa in un modo del tutto innaturale. Sorpassai la linea gialla e mi accovacciai.
Vi era ancora un odore forte, l'odore caratteristico del sangue. su una radice segnata di bianco, notai una piccola striscia rossa. Istintivamente allungai una mano e la poggiai proprio in quel punto. Fu come se stessi vivendo quel momento, la ragazza era a terra stesa sui gomiti che guardava il suo carnefice negli occhi. Urlava, ma nessuno la sentiva in quel posto. Aveva i capelli castano scuro e i suoi occhi erano leggermente a mandorla. Continuava ad urlare e la figura davanti a lei persisteva nel squarciarla con i suoi artigli. I vestiti iniziarono a tingersi di rosso, fino a che la ragazza non urlò più e si accasciò senz'anima sul terreno.

Devil's Seduction #Wattys2018Where stories live. Discover now