13 Capitolo

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«Mangiamo qualcosa al volo e poi ci prepariamo. » dice la zia entrando in casa e lasciando le borse a terra. Mi tolgo la felpa bordò e la lancio sul divano, corro in cucina e prendo due piatti, due bicchieri e le posate. «Mmm, ti vanno bene pomodori, bresaola e grana? » domanda la zia tirando le cose fuori dal frigo. «Sisi. » rispondo annuendo vigorosamente. Lei inizia a tagliare i pomodori e io taglio un limone. In ogni piatto mette delle fette di pomodoro, del grana e la bresaola. «Bon apetit. » dice iniziando a mangiare. «Uhm, dove andremo a mangiare con i tuoi colleghi? » domando alzandomi a prendere l'acqua dal frigo. «Uhm, cibo cinese. Non so dove di preciso. » le passo l'acqua e mi risiedo. «Prendi la borsa rossa. » mi dice la zia indicandola con la testa. Faccio come dice e gliela porto in cucina. «Aprila. » apro la borsa e ci trovo dentro un bellissimo vestito. È bianco, ha il colletto e arriverà poco dopo metà coscia, e ha un fiocco nero in vita. «Ti sta, ho preso una taglia più grande della tu normale, per la pancia. » dice strizzandomi l'occhio. Sorrido felice e lo osservo contenta. È proprio bello. «Lo metti oggi. » aggiunge alzandosi e mettendo via il piatto. «Susu, dobbiamo essere bellissime. » mi strizza l'occhio e mi conduce in bagno. «Questo bagno è tutto tuo. » dice uscendo ed entrando nell'altro. Sorrido e scuoto la testa. Per prima cosa mi tolgo i vestiti che avevo indossato in precedenza rimanendo in mutande e reggiseno. Raccolgo i capelli in una coda alta e prendo la borsetta dei trucchi. Mi sciacquo la faccia con acqua fredda e poi la asciugo. Mi metto un po' di fondo tinta e il correttore, metto una riga di eyeliner e il mascara. Prendo un rossetto abbastanza chiaro e lo metto. Prendo la piastra per fare i boccoli e la attacco, mentre si scalda corro in stanza a prendere delle calze trasparenti da mettere sotto il vestito, le lascio sopra il vestito e inizio ad arricciare le punte. Una volta che ho finito coi capelli indosso le calze, stando molto attenta a non romperle, e il vestito. Il fiocco mette parecchio in evidenza la pancia, non è molto grande, ma si vede parecchio. Mi guardo allo specchio e soddisfatta vado dalla zia. «Bellissima. » dice appena entro in bagno. Lei è in intimo ed è intenta a truccarsi. «Vai nella mia stanza, puoi prendere anelli, collane, braccialetti. » mi dice sorridendo. «Ah, e anche dei tacchi. » aggiunge. «Tacchi? Non li ho mai usati. » rispondo nervosa. «Uhm, allora prendi le mie All Star nere. » mi dice. «Okay. » corro nella sua stanza e cerco, tra le migliaia di scarpe che ha, le All Star. Appena le trovo le ammiro un attimo e le indosso. Mi guardo allo specchio a corpo intero e sorrido. Mi giro ad osservare la sua stanza e noto quanto mia zia ami il bianco. Il letto ha le lenzuola bianche e i cuscini grigi, le pareti sono bianche. I mobili sono le uniche cose di un colore diverso, marrone per il legno, tranne l'armadio, che come avevo già notato, è bianco. Vado a vedere nel suo porta gioielli sopra una specie di scrivania. Prendo una collanina con il ciondolo di una croce di oro bianco, un braccialetto bianco con un cuoricino e ai lati due segni dell'infinito e due orecchini a forma di rosa neri. Mi guardo allo specchio e sorrido, io non sono mai stata una ragazza troppo elegante, e in questo momento sono parecchio elegante, a parte le scarpe, devo mettere qualcosa che completi il mio stile. Corro nella mia stanza e cerco nel mio armadio il mio adorato cappellino della OBEY. Dopo aver disordinato mezzo armadio lo trovo. Lo fisso soddisfatta e lo indosso, mi guardo di nuovo allo specchio e faccio un sorriso a trentadue denti. Ora sono davvero io. Faccio un giro su me stessa ed esco dalla stanza per uscire un po' in terrazzo. Esco fuori e accarezzo la pancia appena un venticello mi colpisce. Il terrazzo è veramente grande: c'è un tavolino di legno nero e due divanetti ai lati, un amaca che va dal muro accanto alla porta finestra fino ad un armadio di legno che c'è in terrazzo. È stupendo questo posto, vivrei nel terrazzo. Mi sdraio sull'amaca e accarezzo lentamente la pancia. Mi ricordo che quand'ero piccola la mamma mi cantava una canzone prima di andare a dormire perché avevo paura del buio. «Ninna nanna, piccolina fai la nanna, ninna oh, da tutto ti proteggerò. E se serve, io son qui. La tua mamma... Ti... Ama tanto... » sussurro cantando. Le ultime parole non riesco a dirle perché mi viene da piangere e non voglio. Sento qualcosa muoversi e una lacrima scende. Voglio assolutamente sapere se sarà maschio o femmina, non voglio dire "qualcosa muoversi", voglio dire "nome dell/a bambina/o muoversi". «Andiamo. » la zia mi risveglia dai miei pensieri. Sento i suoi tacchi risuonare e poi si siede accanto a me. «Hai paura? » mi domanda. Annuisco piano e asciugo la lacrima che mi era scesa in precedenza. «Sai, anche tua mamma aveva paura quando è rimasta incinta la prima, la seconda e la terza volta. Ma ogni volta, quando finalmente nascevate la gioia che provava era immensa. Aveva, e ha tutt'ora, paura di non essere brava come mamma. E anche io ho paura. » mi confida la zia. Anche la mamma aveva la mia stessa paura, e ce l'ha tutt'ora, e anche la zia. «Ma la mamma è una brava mamma, e lo sarai anche tu. » dico con voce roca. «E anche tu. » dice la zia. «Ma, voi sapete che potrete dare loro un futuro, io non lavoro, e mia figlia non avrà un padre. » dico. Lei abbassa lo sguardo. «I tuoi non avevano un lavoro quando è nato Lucas, e neanche mia figlia avrà un padre. » dice la zia guardandomi negli occhi. Ha ragione, non ci avevo mai pensato, eppure è così. «È vero. » sussurro guardandola. «Tesoro, siamo donne e siamo forti. Possiamo superare tutto, e anche tu puoi. » mi dice la zia prendendomi la mano. Sorrido e annuisco. «Ora andiamo. » dico alzandomi.

-Il Mio Piccolo Grande Amore. -Where stories live. Discover now