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Ed eccola là, la prima 'sorpresa' della mia vita, la prima sorpresa che avrebbe sconvolto la mia intera esistenza. Quella sorpresa che mi accolse a braccia aperte nel momento in cui misi piede a casa, una volta preso Cameron all'aeroporto.

In quel momento non credevo ai miei occhi, non ci potevo credere o meglio non ci volevo credere, ma dovevo farlo perché quello era solo l'inizio di tutto ciò che presto sarebbe successo.

Alla visione di quella scena una marea di lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi per poi solcare il mio viso, volevo smettere, volevo smettere di piangere, però non potevo, non riuscivo ad evitarlo.

Perché lo stava facendo?

La mia mente era piena di tanti altri perché, di tante altre domande come per esempio: perché mia madre aveva preso una mia foto e l'aveva buttata per terra? Perché le aveva dato fuoco? E poi perché mio padre guardava mia madre con tanto disprezzo?

Avevo in testa mille domande ma nessuna di queste aveva una risposta o forse non le volevo sapere, perché avevo paura, avevo paura di rimanerne devastata.

Ero immobile ed ero come ipnotizzata da quella scena, da quella foto che piano piano stava diventando cenere. Fissavo quel fuoco ardente mentre le lacrime continuavano a solcare il mio viso e solo Cameron riuscì a riportarmi alla realtà, catapultandosi verso quell'orribile scena cercando di spegnere il fuoco con una vecchia coperta. Subito dopo spostai lo sguardo verso mia madre che mi guardò con i suoi occhi scuri, gonfi e rossi. Per la prima volta nella mia vita, riuscì a vedere negli occhi di mia madre tanto dolore, tanto odio, tanto odio nei confronti di qualcuno.

E quel qualcuno ero proprio io, e questo lo avrei scoperto solo dopo.

Cercai di avvicinarmi a lei, nonostante i suoi occhi mi facessero paura, ma ancor prima di poterla sfiorare anche solo con un dito, lei cominciò ad urlarmi contro.

"COME OSI ENTRARE DENTRO CASA MIA?" urlò mia madre venendomi incontro

"VATTENE, VATTENE DA QUESTA CASA E DALLA NOSTRA VITA, VATTENE!" continuò spingendomi, facendomi perdere l'equilibrio

"Ma... Mamma che ti ho fatto?" chiesi cercando di capire ciò che era appena successo

"Hai..." mia madre cercò di parlare quando mio padre all'improvviso intervenne

"Dana zitta!" esclamò mio padre rivolgendo a mia madre uno sguardo severo

"Piccola non piangere, tua madre è solo stanca, non ci pensare, ok?" continuò cercando di tranquillizzarmi, ma non ci riuscì

Come poteva solo pensare o immaginare di potermi tranquillizzare dopo una scena del genere?

Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a fare qualcosa. Guardavo solo mia madre con uno sguardo pieno di incertezze e paura, ma lei non mi guardò, non mi rivolse mai lo sguardo, bensì cercò di ottenere uno sguardo da mio padre intento a fissare il vuoto.

"Piccolina" richiamò la mia attenzione Cam

"Andiamo in camera" continuò porgendomi la sua mano

"Voglio stare da sola, scusatemi" sussurrai correndo sù per le scale andando in camera mia per poi buttarmi sul letto

Che cosa avevo fatto?

Perché mia madre mi aveva detto o meglio urlato di andarmene?

Perché mi stava trattando  in quel modo?

Perché dovevo andarmene dalla loro vita?

•||La mia famiglia è lui||• Cameron DallasWhere stories live. Discover now