Capitolo 5

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Una volta arrivati, ci consegnarono subito le chiavi di una stanza doppia al secondo piano. I ragazzi ci accompagnarono davanti alla nostra porta, nonostante la loro camera fosse al primo piano. Così arrivò quel momento imbarazzante durante il quale nessuno di noi quattro disse nulla, ma rimanemmo lì a fissarci l'un l'altro per circa due minuti.
Fortunatamente Roberta smorzò l'imbarazzo con una delle sue solite frasi e ci salutammo. Eravamo tutti e quattro molto stanchi. Non facemmo in tempo ad entrare in stanza, che mi gettai tra le braccia della mia amica e finimmo tutte e due sul letto matrimoniale.

"Io non ci credo! Mi sembra di essere in uno dei miei sogni o di essere una di quelle protagoniste di una fanfiction di Wattpad! Siamo nello stesso hotel della Diatec! Come riuscirò anche solo a dormire?"

"Wattche? Non dirmi che leggi quella roba lì. Ti prego, dimmi che non lo fai."

"Oh, andiamo. E' ovvio che lo faccio. Ma non è questo il punto. Come fai ad essere così calma?"

Inutile dirvi che andai avanti per un bel po' di tempo, continuai a parlare anche sotto la doccia. La finii solo quando, una volta uscita dal bagno, mi resi conto che Roberta stava dormendo. Fortuna che le stanze erano fornite di ogni comfort, compresi i pigiami. Altrimenti non saprei proprio come avremmo fatto.
A malincuore, mi infilai sotto le coperte e tentai di addormentarmi. Ma niente. Continuavo a fissare prima il soffitto, poi la finestra e poi il viso angelico della mia amica, che dormiva beatamente. Dopo un bel po' di tempo, decisi di alzarmi e di andare a prendere qualcosa di caldo, che fosse un thè o una camomilla. E' vero, forse non sarei dovuta uscire dalla camera vestita in quel modo, con degli indumenti più grandi di almeno tre taglie. Ma chi avrei dovuto incontrare, a quell'ora della notte? Ci impiegai almeno dieci minuti, prima di trovare l'area relax, con dei divanetti e delle macchinette. Scelsi di prendere una camomilla e decisi di berla sul balcone, forse una bella boccata d'aria mi avrebbe quantomeno calmata. 
Allora uscii, mi sedetti sul pavimento, appoggiai la schiena al muro e chiusi gli occhi. Iniziai a sorseggiare la mia bevanda calda e per un momento spensi il cervello, rilassandomi e ascoltando solamente il rumore del vento che accarezzava gli alberi.

"Non credi sia un controsenso, bere una bevanda calda e starsene qui fuori al freddo?"

Aprii gli occhi e, nel buio, riconobbi solamente quel sorriso smagliante. Inconfondibile.

"In effetti, se la mettiamo così, non sembra una cosa molto intelligente da fare. Ma dovresti provare, e' rilassante".

"Allora, se ti fa piacere, mi unisco a te. Vediamo se riesco a rilassarmi e a calmarmi un po'."

"La vedo abbastanza difficile, se continui a bere thè. E poi, non dirmi che Simone Giannelli è ansioso per una partita, nel bel mezzo della notte."

"Non vedo perché non potrei essere ansioso. Ti assicuro che, fuori dal campo, sono molto emotivo. Non sono sempre il solito giocatore cinico che voi spettatori siete abituati a vedere." E sorrise.

"Ti capisco fin troppo bene. Sai, quest'ansia continua è uno dei tanti motivi che mi ha portata a rinunciare alla pallavolo. Fino a due anni fa, giocavo anche io. E' stata una delle cose più belle della mia vita ed è anche per questo che vi seguo assiduamente. Guardando voi, è come se non mi fossi mai allontanata. In campo ho lasciato una parte del mio cuore, ma so anche che non si può tornare indietro. Quindi, quando ti capitano questi momenti e non riesci a dormire, pensa che, comunque andrà, giocando avrai reso felice e avrai regalato momenti importanti a tantissime persone. E' così che mi sento, ogni volta che guardo una vostra partita. Non so nemmeno perché ti sto dicendo queste cose, ma spero davvero che ti siano d'aiuto."

Dissi tutte queste cose senza fermarmi, fino a farmi mancare il fiato. Quando mi voltai verso Simone, che era seduto sul pavimento come me, mi stava fissando attentamente. Sembrava che non respirasse nemmeno. Quando finii di parlare, ci fu un intero minuto di silenzio assoluto, interrotto bruscamente da una voce.

"Simo, ma cosa diamine ci fai qui a quest'ora? Dovresti riposare, non ti fa bene perdere ore di sonno."

Era il preparatore atletico della Diatec. E aveva ragione.

"Hai ragione, ma avevo bisogno di una boccata d'aria. Ora entro subito."

"Eh, farai bene a farlo. Buonanotte."

Entrambi ci alzammo in piedi e fui presa alla sprovvista. Simone mi abbracciò fortissimo. In tutta la mia vita, avevo ricevuto pochi abbracci come quello, di quelli che ti avvolgono il cuore. Quando lasciò la presa, mi guardò e disse:

"Mi sei stata d'aiuto, davvero. Ogni tanto, fa bene sentirsi dire queste cose. Spero di non dimenticarle mai. Buonanotte e sogni d'oro."

Non potei far altro che abbozzare un sorriso e salutarlo con la mano, mentre rientrava in camera. Io, invece, rimasi ancora un po' su quel balcone, a fissare le luci in lontananza e a pensare a ciò che era appena successo.

Cosa rimane di noiWhere stories live. Discover now