Capitolo 8

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I loro visi a fine partita erano distrutti e delusi. Simone non riuscì a fingere nemmeno di fronte alle telecamere, durante la solita intervista di fine partita. Prima di tornare negli spogliatoi, mi fece un cenno con la mano per dirmi che ci saremmo visti dopo, una volta finita la doccia. Nel frattempo, io e la mia amica ci sedemmo e iniziammo a vedere prima il riscaldamento, poi la partita Modena-Perugia, finale assoluta della Supercoppa. Fu una partita molto avvincente che, però, non riuscimmo a vedere totalmente, in quanto, ad un certo punto, si avvicinò a noi un uomo della sicurezza, per informarci che Simone ci stava aspettando all'uscita degli spogliatoi.

"Non sapevo proprio come avvisarti. Non ci siamo neanche scambiati il numero di telefono. Scusami se sono andato via così, ma ero un po' nervoso. Spero mi passi presto. Comunque volevo salutarti, noi ora passiamo dall'albergo e poi partiamo direttamente per Trento. Purtroppo la società ha deciso così."

Se ne andavano? Di già? Indubbiamente il tutto aveva un senso. Erano ancora le sei, per quale motivo non avrebbero dovuto farlo? Sarebbero arrivati a Trento in serata, neanche troppo tardi. Ma ci rimasi male, non so cosa diavolo mi aspettassi.
Eravamo imbarazzati, era palese. Ci abbracciammo goffamente per qualche secondo, poi il ragazzo salutò la mia amica alla stessa maniera. In men che non si dica, i ragazzi trentini si ritrovarono sul pullman che scomparve dalla nostra visuale pochi secondi dopo. Per fortuna Simone mi chiese il numero di cellulare prima di andarsene. Almeno questo.

Tornammo nella struttura in tempo per vedere l'ultimo set, che incoronò i modenesi vincitori. Dopo l'ultimo punto, si alzò un boato e non si capì più nulla. Decidemmo letteralmente di scappare e in poco tempo, con l'aiuto di qualche gomitata, ci ritrovammo fuori.

"Senti, io direi che è arrivato il momento di tornare a casa, da Giulia. Non ti nascondo di essere leggermente stanca. Avrei proprio bisogno di una doccia e di un letto, in questo momento." Mi confessò la mia compagna di avventure.
Ci incamminammo così verso la stazione e salimmo su quel treno che ci avrebbe riportate alla vita reale. Non mancarono i miei soliti momenti di tristezza "post-cose-belle" che mi capitano sempre e non mancarono nemmeno le battutine di Roberta, nonostante, in cuor suo, sapesse bene che tutto ciò che stavo dicendo io, lo condivideva anche lei.

***SIAMO IN ARRIVO A: BOLOGNA CENTRALE***

Non mi resi conto di essermi addormentata, così come non mi resi conto di aver ricevuto dei messaggi. Il primo era di Giulia, in cui mi chiedeva l'orario di arrivo e cosa ci sarebbe piaciuto mangiare per cena. Il secondo di mia madre, in cui mi chiedeva che fine avessi fatto. E il terzo era di un numero che non era salvato in rubrica.

Da: Numero Sconosciuto:

-Eccomi, questo è il mio numero :)  Volevo dirti che mi ha fatto molto piacere averti conosciuta, anche se mi sarebbe piaciuto trascorrere più tempo con te. Speriamo ci sia un'altra occasione :)  Buon rientro a Bologna! (Sono Simone)-

"Beh? Cos'è quel sorriso da ebete adesso?" Che cara la mia amica, sempre intenta a rovinare questi momenti. In tutti i casi, le mostrai il telefono e assunse il mio stesso sorriso da ebete, come l'aveva chiamato lei.

A: Simone G.

- Anche a me ha fatto molto piacere :) Speriamo allora di incontrarci presto! Buon rientro anche a voi e ti raccomando, riposatevi. A presto :) -

Non avrei potuto inviare messaggio più banale. Ma cosa avrei dovuto dirgli? Riposi il telefono in borsa e in cinque minuti arrivammo a casa di Giulia. Ormai erano quasi le otto e trovammo la padrona di casa intenta a prepararci la cena. Io e Roberta ci facemmo una doccia e, una volta che eravamo tutte e tre a tavola, le raccontammo tutto. Nonostante lei fosse totalmente estranea al mondo della pallavolo, si perse nei nostri racconti. Era così brava ad ascoltare. Ovviamente le raccontai di Simone e, appena finii di dire tutto, mi abbracciò esultando, sapendo quanto mi piacesse la  pallavolo, quanto tifassi la Diatec e soprattutto Simone che, tra l'altro, mi aveva inviato un altro messaggio, dicendomi che il viaggio stava andando bene e chiedendomi cosa stessi facendo.
Ad un tratto, però, il mio cellulare squillò. Era Simone. Mostrai il telefono alle mie amiche, che mi incitarono a rispondere.

"Ehi, ti ho inviato un messaggio poco fa. Che stai facendo? Sei impegnata? Ti disturbo?"

"Ciao. No, nessun disturbo. Stavo cenando con le altre. Comunque ti ho risposto proprio due secondi fa, forse l'hai ricevuto mentre mi stavi chiamando. E' successo qualcosa?"

"Probabile. Comunque sì, è successa una cosa" – disse ridendo- "Sono alla stazione di Bologna. Spero che la tua amica abiti da queste parti, perché dovresti venire a prendermi."

Cosa rimane di noiWhere stories live. Discover now