Capitolo 44

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"Simo, ma sei ubriaco?" – "Ubriaco? Così Lorenzetti mi licenzia immediatamente. Mai stato più sobrio."

"Allora cos'è quel sorriso strano che hai?" – "Si chiama nervosismo, Iris. Nervosismo isterico, credo."

"Capisco." Così piombò il silenzio.

"Hai capito cosa ti ho detto?"

"Preferirei non aver sentito nulla. Invece l'ho fatto, ma sto ignorando le tue parole, perché non possono essere vere."

"O me. O Los Angeles. Te le ripeto, magari così le contestualizzi."

Si era seduto nuovamente sulla panchina, mentre io ero in piedi davanti a lui. In questo modo, eravamo più o meno alla stessa altezza, anche se lui non stava fissando me, ma il vuoto totale.

"Così sei sicuro di ciò che dici. Ma sentiti. Sei un egoista."

Era incredulo. Così incredulo, che iniziò a ridere a crepapelle. "Io? Io sarei egoista? Ma non farmi ridere."

Non riusciva a smettere di ridere. "L'unica persona egoista qui sei tu, cara Iris. Hai pensato bene di tagliarmi fuori da una delle decisioni più importanti della tua vita e ora l'egoista sarei io?"

"Ti ho già chiesto scusa come minimo dieci volte per questo mio errore. Sono umana, Simone, sbaglio anche io. Dovrei uccidermi per questo, adesso?"

"Certo che no, ma dovresti quantomeno decidere di non partire più."

Iniziai a strabuzzare gli occhi. "Quindi sei serio. E continui a mettermi di fronte ad una scelta. Mi stai chiedendo di scegliere tra te e un'opportunità importantissima, che potrebbe dare una svolta al mio futuro. Maledizione Simone, si tratta di sei mesi! S-E-I M-E-S-I. Non ti sto dicendo che mi trasferisco per sei anni, ma per sei mesi. Io... non ti riconosco più."

Si era alzato, eravamo uno di fronte all'altra.

"Ormai non si tratta più di sei mesi o sei anni. Si tratta di vedere cosa sceglierai. Se sono importante per te o se pensi solamente al tuo futuro. Per me, sei tu il mio futuro. Vediamo se la cosa è ricambiata."

"Io ho mollato tutto per stare con te. La mia famiglia, le mie amiche, la mia realtà. Perché credo in noi e nel nostro rapporto. Non puoi, non puoi assolutamente negarmi la libertà di scegliere una cosa del genere."

"Oh, questo è il punto. Io non ti sto negando la libertà, tutt'altro. Ti sto lasciando libera di scegliere tra due cose importanti per te."

"Non ti riconosco più. Sei solo un bambino. Dov'è il Simone che mi ha fatto tutte quelle promesse? Che mi ha scritto in continuazione tutte quelle belle parole? Dov'è?"

"Io ho un difetto, Iris. Quando una persona mi delude, inizio a chiudermi a riccio e a comportarmi così, in maniera distaccata e diffidente. Quindi, in modo distaccato, ti chiedo di scegliere."

Stava insistendo. Mi intimava a scegliere lì, su due piedi. Come se mi stesse chiedendo di scegliere tra la pizza e un panzerotto, tra una gita in autobus o in macchina. Come se tutto ciò non fosse importante. Non so se lo feci per ripicca o perché mi sentivo davvero offesa per tutta quella situazione, ma lì, in quel momento, feci una scelta fatale per ciò che sarebbe stato poi il mio futuro.
Così lo guardai in modo brusco, in un modo in cui non l'ho mai guardato prima.

"Te la sei cercata. Te la sei proprio cercata. In bocca al lupo per domani, Simo." Presi la mia borsa dalla panchina e girai i tacchi, senza nemmeno salutarlo. Lui, dal suo canto, non fece nulla per fermarmi.

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