Capitolo 18

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In che modo glie l'avrei detto? Non fraintendetemi, ero felicissima che Simone sarebbe venuto a casa mia. Nella mia vera casa, quella dove sono cresciuta. Il problema era un altro. La mia era una famiglia complicata e questo lui ancora non lo sapeva. Certo, la prima sera in cui abbiamo parlato gli avevo accennato qualcosa relativa ad un brutto periodo della mia vita, ma poi non ne avevamo mai più riparlato, anche perché non è una cosa che mi piace ricordare.

"A cosa pensi?"

"Penso che sono molto felice che tu stia venendo con me e sto anche pensando a tutte le cose che potremmo fare e a tutti i posti in cui potrei portarti. Non che il mio paese sia grande, eh..."

Insomma, una bugia non ha mai ucciso nessuno. Dopo tutti i vari cambi e i vari spostamenti, arrivammo a destinazione soltanto verso le cinque di pomeriggio. Eravamo molto stanchi e alla stazione vennero a prenderci i miei genitori, che ovviamente già sapevano che avremmo dovuto ospitare un'altra persona. Mi abbracciarono a lungo e poi gli presentai Simone.

"Tranquillo, non hai bisogno di presentazioni. So già benissimo chi sei." Disse mio padre con un sorrisone in pieno viso. "Anche io seguo la pallavolo, ma a differenza di mia figlia, io tifo Perugia, mi spiace." Iniziarono così a chiacchierare per tutto il tragitto verso casa, passando dalle frasi piene di stima di mio padre, alle domande di mia madre riguardanti le cose più strane del mondo della pallavolo. Simone fu costretto persino a rispondere a quella riguardanti il lavaggio delle divise di gioco, che storia.

"E così questa è casa tua." Stavo riordinando delle cose nella mia camera, quando Simone sbucò alle mie spalle.

"Eh, già. Piccola ma accogliente, no?" Dissi, circondandogli il collo con le braccia, mentre lui posò le sue mani sui miei fianchi.

"I tuoi genitori sono molto alla mano. Mi aspettavo una ramanzina da parte di tuo padre e invece non fa altro che complimentarsi con me e farmi domande sul campionato. Che simpatico."

"Devi sapere che mentre guardiamo le vostre partite, lui commenta ogni vostro gesto e fino ad ora non ho mai sentito un commento negativo nei tuoi confronti. Gli piaci proprio come giocatore, adesso bisogna vedere se gli piacerai come ragazzo." Alzai le sopracciglia per provocarlo e lui di rimando iniziò a farmi il solletico.

"Dai, smettila. Andiamo, ti faccio vedere dove sistemare la tua roba."

"Non dormiamo insieme?"

"No, almeno non ufficialmente. Mia madre ti ha preparato la stanza di mia sorella. Non ho mai portato un ragazzo a casa, prima d'ora. Andrea abita a pochi isolati da qui, quindi non è mai venuto a dormire a casa, ora che ci penso." Dissi in modo pensieroso.

Quella giornata si concluse molto velocemente e io ero contenta che Simone non avesse notato nulla di strano, almeno fino a tarda sera. Cenammo solamente noi quattro e fui costretta ogni tanto a rispondere in modo scontroso a mia madre, per farle capire che il ragazzo non avrebbe potuto accettare tutti i cibi presenti in tavola, dato che aveva una dieta da rispettare e non poteva totalmente trasgredire. Finito di mangiare, andammo a fare una passeggiata in giro per il paesino, che era totalmente deserto. Portai Simone a visitare il piccolo centro storico e anche  il viale principale, che io amavo particolarmente, dal momento che era caratterizzato da alberi maestosi, panchine in ferro e l'accesso alle auto non era consentito.

"Sono contento di essere qui. Avevo bisogno di un po' di tranquillità e questo sembra essere proprio il posto adatto."

"Beh, se sei in cerca di tranquillità, non vedo posto migliore di questo. Ma ti assicuro che dopo un po' ci si annoia."

"Non sono sicuro che con te potrei mai annoiarmi. Ma comunque sono certo che avrai organizzato un programma preciso da seguire in questi pochi giorni. Voglio sapere tutto della tua vita."

"Certo, non vedo l'ora di mostrarti tutto. Peccato solo che la maggior parte delle mie amiche e dei miei amici non vive qui, durante l'anno. Studiano tutti fuori, ma non fa niente. Li conoscerai, prima o poi."

"Mi dispiace anche non poter incontrare tua sorella. Studia anche lei fuori, no? Effettivamente, non abbiamo mai parlato a fondo della tua famiglia. Non ti ho mai chiesto se sei figlia unica o se hai altri fratelli o sorelle, a parte Melissa." Bingo, ecco l'argomento che ho evitato fino ad ora. Ma questo momento sarebbe arrivato, prima o poi. "Però sicuramente hai un fratello. Ci sono sue foto per tutta la casa. Dev'essere lui il figlio prediletto, vista la quantità di immagini che lo ritraggono, rispetto alle vostre." Mi disse scherzando, ma cambiò subito atteggiamento quando incrociò il mio sguardo.

"Non vorrei dirtelo in questo modo e mi dispiace non aver affrontato l'argomento prima, ma non sapevo come dirtelo. Hai indovinato, nella nostra famiglia non ci siamo solamente io e Melissa, ma c'è anche mio fratello. Vedi, il motivo per cui ci sono tutte quelle foto sparse per casa è perché l'abbiamo perso quattro anni fa a causa di una brutta malattia. Non è un argomento che affronto facilmente e mi ci vuole tempo per parlarne, spero tu non sia arrabbiato."

Alzai lo sguardo, per vedere la sua reazione. Aveva un viso spento, quasi pentito per le parole prima utilizzate. Continuai a raccontargli alcuni dettagli dell'argomento e appena finii di parlare, mi tirò a sé e mi abbracciò fortissimo, mentre io non potei far altro che scoppiare in un pianto liberatorio.

Cosa rimane di noiWhere stories live. Discover now